L’opinione di Vittorino Andreoli

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Vittorino Andreoli, Italian writer and psychopathologist, Torino, Italy, 3rd October 2014. (Photo by Leonardo Cendamo/Getty Images)

IL FATTO
La scienza ha confermato che con l’avanzare dell’età il cervello non perde vigore, mentre l’età media della vita si è alzata notevolmente: che cosa cambia per gli over 70?

 

Partiamo da un dato fondamentale: «Ora sappiamo che, negli anziani che non hanno malattie, i neuroni si rinnovano autonomamente, allo stesso modo delle cellule del fegato e della milza. Questa è stata una grande scoperta, perché impedisce di dire che il vecchio è come una candela che, lenta, si spegne». A parlare è Vittorino Andreoli, 83 anni, psichiatra di grande fama e autore di numerosi saggi. La sua affermazione, sottolineata nel corso di un’intervista al settimanale Oggi, sfata una falsa credenza, quella secondo cui le cellule nervose negli anziani smetterebbero di moltiplicarsi suggerendo l’idea che il cervello sia destinato con gli anni a diventare inattivo.
Andreoli ha appena scritto un nuovo libro intitolato “Lettera a un vecchio (da parte di un vecchio)” dove spiega che i vecchi dovrebbero essere «consapevoli della grandiosità di aver raggiunto questa età». E spiega anche perché: «In un vecchio (senza malattie) le capacità mentali sono certamente modificate, ma lo sono anche quelle dei muscoli del resto del corpo. Però la salute delle persone anziane è notevolmente migliorata grazie agli sviluppi della medicina, delle condizioni igieniche e dell’economia». I dati infatti dimostrano come sia aumentata l’età media della vita «dai 48 agli 83 anni per i maschi e dai 52 agli 86 circa per le donne», e di conseguenza anche il numero di centenari viventi in Italia, «circa 20mila».
Ai vecchi di oggi è permesso di avere delle possibilità che un tempo non c’erano, aggiunge Andreoli. «E questa è una cosa che ci rende particolarmente desiderosi di avere un senso sociale. Ecco, noi vecchi vogliamo avere un senso, e il fatto di essere più vicini alla morte rispetto a quanto, per esempio, solitamente si immagina lo sia un adolescente, ci fa avere una gran voglia di vivere». Sembra quasi un paradosso, ma spiega bene la nuova dimensione della vita in età avanzata ai giorni d’oggi. «Avere un senso – dice ancora lo psichiatra – significa poter aiutare gli altri, vuol dire avere un significato sociale. Altro che essere abbandonati o sentirci dire in continuazione che siamo un peso». E ancora: «Non si capisce che nella vecchiaia, in particolare, si guarda all’importanza dell’affettività, dei sentimenti, delle relazioni utili. Sarebbe interessante che la società potesse valutare una presenza così vasta di persone: vecchie, non malate». E si potrebbero sfruttare gli anziani come una risorsa preziosa: «Per andare nelle scuole a raccontare la propria storia, oppure seguire il modello di Padova, dove sono state create aree residenziali per anziani vicino agli asili per i bambini». Nella visione del mondo di Andreoli, «tra gli elementi che la caratterizzano c’è l’assenza di un cartellino da timbrare. Non si hanno invidie. E non si è più interessati al denaro, magari non si ha più voglia di viaggiare o comprarsi un quinto paio di scarpe o un nuovo abito, come invece succede per gli adolescenti e gli adulti. Però ci sono tanti desideri indipendenti dai soldi».