Capitale Italiana della Cultura 2026: proposte “roerine” tra ambiente, scuole, musei e barriere

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Alba Bra Langhe e Roero come Capitale Italiana della Cultura 2026? Bene la candidatura che si sta portando avanti in questi mesi: ma con alcuni punti, nel dossier, da potenziare e qualificare. E’ questo, in sintesi, il messaggio di Comuneroero: organizzazione che, insieme ad una lunga lista di co-firmatari, ha deciso di esternare le proprie osservazioni sull’interessante argomento, all’indomani dei primi incontri pubblici portati sul territorio per presentare e condividere l’iniziativa. «Anche noi -ha detto il leader Cesare Cuniberto- desideriamo congratularci con tutti coloro che hanno contribuito a raggiungere questo primo importante traguardo. Il progetto con la forza dell’adesione di 88 comuni, se sostenuto da proposte culturali coraggiose, che non abbiano timore a evidenziare le nostre fragilità accompagnandole con soluzioni concrete che raccontino veramente “un’altra storia” (facendo riferimento allo slogan che accompagna la candidatura, ndr), potrebbe risultare il numero uno».

La proposta è integrare il “pacchetto” di candidatura con alcuni argomenti: primo fra tutti, il progetto “Salvarocche”, nato nel 2020 con l’obiettivo di creare un’area minima di salvaguardia dei boschi e delle Rocche del Roero. 8mila ettari di pura natura, sviluppati su 40 Km tra 12 Comuni della Sinistra Tanaro, che prende le mosse dalla “Zona naturale di salvaguardia” individuata dalla Regione nel 2009, includendo Bra, Baldissero d’Alba, Pocapaglia, Sommariva Perno, Sommariva del Bosco e Sanfrè. «Andrebbe estesa agli altri 6/8 comuni per completare la dorsale e favorire così la gestione integrata ed unitaria di tutta l’area. Può portare a sviluppi positivi sul fronte di un turismo qualificato, della tutela effettiva della biodiversità, del mantenimento di un polmone verde di compensazione, della promozione di produzioni locali vitivinicole e come volano dell’intero comparto agricolo».

Tra i sottoscrittori ci sono Canale Ecologia, il Forum “Salviamo il paesaggio”, il periodico roerino “Il Paese”, le delegazioni locali di Legambiente, Lipu e Italia Nostra, ma anche Slow Food, l’Osservatorio per la tutela del paesaggio di Langhe e Roero, l’Aica, Pro Natura Piemonte, la comunità “Laudato Sì”, PiediXterra e il Coordinamento per la mobilità integrata e sostenibile.

Compare anche un progetto di salvaguardia dell’identità agroalimentare locale, ben testimoniata dalla già avvenuta nascita del Distretto del cibo e del vino di Langhe e Monferrato e del Distretto del cibo del Roero: «Una “rete” in cui la comunità possa ritornare a dare valore al cibo locale».

Vi è poi la proposta di adottare un regolamento per l’organizzazione degli eventi che diminuisca l’impatto ambientale: con limiti di partecipazione numerica del pubblico o di accesso alle aree dell’evento in coerenza con il luogo, di emissioni acustiche, di progettazione “a zero rifiuti” e fondata sulla mobilità sostenibile, come già testato con successo per “Cheese” a Bra.

La serie di consigli contempla anche «la creazione di una rete museale naturalistica a connessione più stretta tra il Museo del Tartufo e la rete museale naturale esistente sul territorio, dal Museo Craveri di Bra al Museo Eusebio di Alba passando per il Museo di Vezza e il Museo del Paesaggio di Magliano Alfieri che enfatizzi elementi chiave come Tutela del Paesaggio Rurale e Tradizionale, biodiversità floro-faunistica, cambiamento climatico».

Poi, un richiamo al delicatissimo tema delle barriere architettoniche: «Vorremmo un Roero e un territorio Albese senza barriere. Finché ci saranno scalini, ostacoli fisici, e finché i beni culturali non saranno pienamente fruibili da chi ha difficoltà motorie, non potremo parlare di “Cultura per tutti” nel senso più ampio dell’espressione».

C’è infine la componente più “verde”, che ricalca alcune battaglie già intraprese da Comuneroero e dagli altri firmatari, riguardo una maggiore sensibilità circa l’uso dei diserbanti e le gare di auto, motocross e enduro. Oltre all’auspicato “stop alla monocoltura” in ambito agricolo, risalta «l’invito a ricercare e sperimentare modelli educativi in ambito scolastico, familiare, religioso, associativo».