I Carota Boys volano assieme a Sinner

Il viaggio dei ragazzi cuneesi dall’Australia alla Nuvola Lavazza per il trionfo di Jannik

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Domenica mattina i Carota Boys hanno trepidato per il loro idolo, in diretta, davanti al maxischermo allestito alla Nuvola Lavazza di To­ri­no, assieme a oltre mille ap­passionati, tutti rigorosamente vestiti di arancione. È stato un trionfo: Jannik Sinner ha battuto in rimonta Danili Medvedev a Melbourne, in Australia, aggiudicandosi uno Slam e diventando il primo italiano ad essersi spinto così in alto dai tempi di Panatta.
I Carota Boys hanno guidato la festa, dall’alto di un ruolo conquistato sul campo a suon di simpatia. Sospesi tra sogno e realtà, devono fare i conti con la loro “normalità” di ragazzi e amici appassionati di tennis e lo straordinario successo della loro passione. Nei giorni scorsi erano dovuti frettolosamente rientrare dall’Au­stralia fino a Revello (nei pressi di Sa­luzzo, pendici del Monviso) con largo anticipo rispetto alla finale. «Perché non siamo rimasti fino alla fine? Siamo sei ragazzi con delle vite normali e l’Italia ci aspettava – si sono affrettati a spiegare sui social per rispondere alle tante domande dei followers -. Con gli Australia Open abbiamo avuto la fortuna di assistere a tutti i quattro Grandi Slam del circuito al fianco di Sinner e ne siamo onorati». Poi Sinner ha battuto Djokovic in semifinale e domenica anche Medvedev per fare la storia…
Vite normali? In realtà le loro non lo sono più del tutto. Molte cose sono cambiate da quel giorno del 2019, quando in un match giocato a Vienna il campione altoatesino approfittò di un break per ricaricarsi mangiando una carota, invece della consueta banana. I sei amici se ne accorsero ed ebbero l’ispirazione: avrebbero adottato il colore arancione, lo stesso dei capelli di Sinner, come elemento distintivo. Così è nata l’idea che ha fatto nascere i Carota Boys, inconfondibili tifosi-carota, arancioni e sorridenti, capaci di farsi apprezzare dagli appassionati di tutto il mondo. Loro sono Enrico Ponsi, Francesco Ga­bo­ardi, Alessandro Dedomini­ci, Alberto Mondino, Lorenzo Ferrato e Gianluca Bertorello. Il fatto che sia stato l’Ufficio del turismo australiano ad invitarli a Melbourne per le gare del torneo Atp la dice lunga sulla rilevanza mediatica raggiunta dai ragazzi cuneesi (tutti under 30).
Il primo viaggio sulla strada del Grande Slam era stato a Roma per gli Internazionali d’Italia, poi «su invito di Lavazza» sono arrivate le trasferte a Parigi e Londra, fino alle Atp Finals di Torino. E proprio con l’intervento della grande azienda torinese del caffè si è aperta una nuova inattesa, ma travolgente pagina dei Carota Boys. Quella relativa al fenomeno mediatico, al marketing. Di conseguenza è nata anche la collaborazione con l’Agenzia Oltre Consulting della manager torinese Maria Cristina Russo. «Ora rappresentano un fenomeno di dimensioni mondiali e hanno un potenziale enorme – ci ha detto Russo -, basti pensare che i prodotti di merchandising dei Carota Boys, appena messi in vendita online, sono andati esauriti nel giro di poche ore con ordini arrivati letteralmente da tutto il mondo».
E un altro dettaglio significativo riguarda Carlos Alcaraz, il rivale e amico di Sinner che dopo un allenamento svolto indossando una maglia arancione, alla precisa domanda di chi gli chiedeva spiegazioni, ha risposto: «Sono un fan dei Carota Boys».
I ragazzi di Revello, dal canto loro raccontano: «Riceviamo ogni giorno almeno una ventina di messaggi di persone che vogliono entrare nel gruppo, arrivano richieste soprattutto di ragazze intenzionate a creare un gruppo di “Carota Girls”. Noi però restiamo noi, se cambiassimo si perderebbe il senso della cosa. Mai dire mai ma il nostro segreto è l’amicizia che c’è tra di noi e cercheremo di coltivarla così». Tutti hanno una professione. Ales­sandro ed Enrico lavorano in un’azienda legata all’allevamento, Gianluca è panettiere, Lorenzo impiegato in una multinazionale, France­sco tecnico in un’azienda che si occupa di gestione di cantieri mentre Alberto in una ditta che produce sacchetti di plastica. Enrico sottolinea: «Cer­chiamo di funzionare come una piccola azienda tra amici, per cui le scelte le prendiamo tutti insieme. Essendo tutto nuovo a volte ci ritroviamo a non saper decidere, qualcuno è più bravo di altri a fare alcune cose ma il nostro segreto resta l’amicizia. Viviamo il momento, cercheremo di incrementare un po’ tutto, siamo partiti con il piede giusto». Tutto poi dipende dai successi di Jannik: «Più vincerà, più riusciremo a fare del nostro. Anche se è chiaro che siamo legati a lui, ci teniamo però a seguire il tennis in generale. Speriamo che possa andare bene e che Jannik diventi il numero uno». Manca poco.