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Crosetto ad Alba «Fiera, un modello anche con la crisi»

La “rimpatriata” del Ministro della Difesa per l’inaugurazione: «Ne ho viste mille, che emozione»

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Una piacevole rimpatriata. Il viaggio di Guido Croset­to, ministro della Difesa e figlio della Granda, si è consumato intensamente at­tor­­no all’evento di inaugurazione della 93esima Fiera del Tartufo Bianco di Alba. Una pausa ritagliata nel mezzo di tante questioni aperte sul tavolo internazionale. Appena atterrato in Piemonte, ha risposto alle domande di IDEA.

Ministro, quanto è importante un evento come la Fiera del Tartufo nel panorama nazionale?
«Si tratta di un avvenimento con grande risonanza anche fuori dai confini di Alba, all’estero. Negli anni è diventato il simbolo stesso di questo territorio. Ovunque ormai, se dici tartufo dici Alba. Questo è il risultato di un lavoro che negli ultimi dieci anni ha attratto sempre più visitatori, dall’Europa fino all’Asia».

E in questa fase particolare, di gravi difficoltà, che significato assume questa manifestazione?

«Lo stesso significato di sempre. E proprio qui sta l’aspetto straordinario, il fatto che anche in tempi di crisi la Fiera sappia mantenere il suo ruolo di riferimento per il mondo dell’economia, del lavoro, del commercio, dell’agricoltura e della ristorazione oltre che del turismo. Manda un messaggio forte alle persone, dimostra che anche in piena crisi, ci possono essere strade da percorrere per creare qualcosa di esemplare. Insomma, la Fiera del Tartufo è un inno a tutto ciò».

E per quanto la riguarda, tornare a casa per inaugurare un evento come questo, ha un significato speciale?
«Certamente, le sensazioni sono speciali. Se penso che questa inaugurazione l’ho vista fare per mille volte da altri e adesso tocca a me, l’emozione è inevitabile».

Sul palco del Teatro Sociale poi, Crosetto ha l’atteggiamento rilassato e confidente di chi davvero sa di trovarsi tra amici. Saluta il presidente della Regione Alberto Cirio, ricordandolo da ragazzino «quando era vicesindaco e portava i capelli lunghi». E riserva un ricordo a un amico di cui sente la mancanza, Pietro Ferrero. In prima fila la signora Maria Franca nasconde la commozione nel frastuono degli applausi. «Dovremmo girare una fiction su Michele Ferrero – suggerisce Crosetto – per spiegare al mondo come sia possibile co­niugare ricchezza, sviluppo e solidarietà».
Il tartufo, protagonista della serata, è una delle eccellenze che contribuiscono a rendere l’Italia speciale agli occhi del mondo: «Noi tutti in realtà non abbiamo idea di cosa significhi la parola Italia – dirà dal palco durante il suo intervento -, perché sia­mo nati e cre­sciuti qui e non ce ne rendiamo conto. Ma quando scavalchi la linea di confine, dietro quel nome c’è tutto: il Rinascimento, Raf­faello ma anche Ferrari, Fer­rero, Armani, la musica classica, la bellezza, il tartufo e il vino. Per noi sono cose a cui quasi non diamo valore, anche la casa dove siamo nati la consideriamo così. Ma se esci dai confini il nome Italia evoca un complesso di spunti culturali che rappresentano il nostro valore aggiunto, un patrimonio che abbiamo ereditato. E che qui in Granda abbiamo anche curato e trasformato in ulteriore ricchezza». Un concetto che al Governo sta a cuore: «Il Made in Italy è stato tramandato in tremila anni di storia, si porta dietro prelibatezze co­me il bar­olo e il tartufo. E queste eccellenze più recenti arrivano dallo stesso paese del Colosseo, di Michelangelo, di Napoli, Porto­fino, Cortina, Venezia o Fi­renze. La parte principale del patrimonio di tutta l’umanità. Forse non ce ne rendiamo conto, ma all’estero è diverso».

Crosetto trasmette le sensazioni che anche attraverso il suo lavoro nelle istituzioni ha acquisito. E ribadisce: «All’este­ro ci accompagna un pregiudizio positivo. Per gli altri non è così». Un dettaglio che non dovremmo sottovalutare e che ha risvolti pratici anche sul piano delle relazioni diplomatiche: «In Africa, il continente che rappresenterà il tema centrale del dibattito per i prossimi decenni e influirà sul nuovo or­dine mondiale e sul futuro dell’Europa stessa – certi Paesi non sono ben visti. Per noi che pure siamo stati colonizzatori, è un’altra storia. Guardate che in Etiopia e Somalia sanno che noi siamo l’unico Paese occidentale che abbia mai chiesto scusa e pagato i danni. È per questo che possiamo metterci allo stesso tavolo per esempio con Serbia e Kosovo aprendo un dialogo».

Gli applausi chiudono virtualmente la parentesi albese del Ministro, prima dell’inaugurazione del Mercato Mondiale. L’attualità politica internazionale porta urgenze sempre più allarmanti. Israele per esempio, dove Crosetto segnala un pericolo: «La Russia potrebbe inserirsi in questo contesto, assieme all’Iran, per destabilizzare l’area mediorientale». Mentre sul tavolo resta aperta la questione della guerra in Ucraina e c’è da considerare con senso pratico la situazione: «Gli aiuti militari dell’Italia non possono essere illimitati. L’Ucraina non può pensare di recuperare militarmente tutti i territori e si può auspicare una trattativa di pace a primavera».

BaNNER
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