Tre temperini giganti, come ponte tra il vino e l’arte: l’idea della Cantina Destefanis

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Capita, a volte. A volte accade di avere un’idea in mente, ma di avere le “polveri bagnate”, come si suol dire: e tutto ciò diventa paradossale in un’epoca in cui è proprio l’acqua, elemento da cui tutto prende vita, a mancare spesso e (mal)volentieri.

Altre volte succede che l’idea sembra arrivare: ma, sul più bello, mancano gli strumenti per metterla in pratica. Vuoi perché non c’è il tempo, che diventa sempre più un’autentica moneta di scambio in anni frenetici, nell’era del “tutto e subito”, dell’immediatezza che ci impedisce persino di sedersi un attimo a riflettere, magari di fronte ad un bicchiere di vino che scioglie ricordi e pensieri.

Vuoi anche perché, proprio mentre si cerca di prendere carta e penna e mettere quell’idea sulla carta, ci si accorge di avere la proverbiale matita spuntata.

C’è chi ha pensato a tutto questo, e si prepara ad offrire uno spunto a chi ha inventiva da liberare, anche solo con il tocco della mente: e lo fa nel segno della vite, oltre che dell’arte.

E’ la Cantina Destefanis di Valpone di Canale: che, in un quasi-blitz notturno, ha scelto di donare un nuovo modo per “fare la punta alle matite” e permettere alle nostre colline di disegnarsi in ciò che meritano.

Accade proprio nella Capitale del Pesco, in una provincia di Cuneo che strizza l’occhio all’Astigiano senza scordare la propria anima che fa rima con il Roero e con Alba: in cui la Cantina Destefanis ha scelto di “adottare” la rotatoria all’ingresso della cittadina e, con il beneplacito degli enti competenti, di mettere a dimora tre colossali temperini.

Tre temperini, tutti bianchi, come un foglio destinato a far nascere una nuova storia tutta da scrivere: candidi, perché i colori li dovranno mettere tutti, nella miriade da scegliere tra quelli proposti dalle differenti stagioni, dagli spunti dell’ambiente, dai volti e dalle scocche delle auto che passeranno da qui per conoscere la realtà di questi posti.

Bianchi, come il candore di un’arte che non cerca nulla, se non il piacere di aggiungere qualcosa di buono, di pulito, di intenso alla terra da cui sorge: e lanciare così nuovi propositi insieme a quelli, già vivi, che fioriscono in quel cammino naturale capace di portare al filare al bicchiere.

L’installazione, studiata dal vigneron Federico Destefanis e dalla moglie Roberta, è stata realizzata dall’artista Andrea Guido CollectorStudio, all’insegna dello slogan “Facciamo anche il vino”, come per dire che si vive di lavoro, ma anche di creatività. Il tutto, in un sapiente legame tra la costanza del ferro e la fluenza del legno, Marte e San Giuseppe che si incontrano per fare insieme qualcosa di unico e triplice: e diventa un nuovo passo in quel gaudioso percorso che la Cantina Destefanis aveva fatto nascere a suo tempo con la proposta della “Taula luuunga”, ossia un luogo in cui condividere, tra un piatto, un canto ed un sorso, nel bel mezzo delle vigne roerine di proprietà. In fondo, il motto istituzionale è “Vinum Gaudium”, e tutto deve essere un piacere.

L’azienda canalese non è nuova agli stimoli originali, tutti tesi a rielaborare i concetti che animano i posti e la gente in cui essa è nata: dai momenti conviviali nei boschi, in cui è l’ambiente stesso a “raccontarsi” con il favore della notte e del fuoco, passando per la “Taula Storta”, massiccio desco prodotto in un solo enorme tronco di legno vivo, e capace di far trasfigurare il senso della fatica e dell’ingegno legati alla vigna e al vino, in un tavolo da degustazione che racchiude in sé tutti i sentimenti della vitivinicoltura.

E non finisce qui: perché, in attesa che la Cantina Destefanis presenti a breve il suo spazio d’accoglienza “abbastanza carino” per propria ammissione stessa, da qui in avanti non mancheranno più scuse per prendere in mano la propria personale matita della mente, e continuare a scrivere la storia del nostro Roero in nuove parole, e molteplici sensazioni.

In fondo, il trittico dei temperini è una porta: per entrare in quella bella idea che si chiama “Canale”, ma soprattutto per imbroccare la via della propria, personale libertà.