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Lavoro e formazione, dalla Regione 480 milioni

Lavoro e formazione, dalla Regione 480 milioni a bilancio richiesti da Fratelli d’Italia per il 2023. Il capogruppo Paolo Bongioanni: «Nuova occupazione e professionalità qualificate per sostenere la competitività delle imprese cuneesi»

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«Un investimento di grande peso che permetterà di creare nuova occupazione anche in provincia di Cuneo incentivando la nascita di nuove imprese, formando figure qualificate, favorendo il reinserimento dei disoccupati e sostenendo a costo zero i Comuni per l’apertura di nuovi cantieri di lavoro». Così il capogruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale del Piemonte, Paolo Bongioanni, commenta il bilancio di previsione 2023-25 dell’assessorato regionale al Lavoro e Formazione presentato alla Commissione Bilancio di Palazzo Lascaris.

Ecco le cifre e le misure previste. Circa 480 milioni complessivi per lavoro e formazione stanziati sul 2023. Fra questi oltre 3 milioni ai cantieri di lavoro dedicati a disoccupati e over58, con un incremento di 200mila euro per ogni annualità del triennio. Oltre 18 milioni di euro sul Fondo Regionale a sostegno dei disabili, con un incremento di circa 2,9 milioni di euro per ciascuna annualità. E un milione di euro in più nel 2023/2024 per le misure a sostegno dell’occupazione, dell’imprenditoria, del lavoro autonomo, start up innovative, agenzie formative e realizzazione di servizi.

Spiega Bongioanni: «L’importante entità di questo stanziamento è un grande risultato frutto del lavoro condotto dal gruppo di Fratelli d’Italia, che declina così sul territorio piemontese le politiche per il lavoro nel programma di governo di Giorgia Meloni. Nel Cuneese ho la fortuna di incontrare e ascoltare ogni giorno le storie straordinarie di tante imprese dinamiche, con una grande voglia di crescere, di competere e imporsi sui mercati globali. Sostenere il potenziale di sviluppo del nostro sistema produttivo, e insieme creare nuove opportunità di lavoro favorendo la crescita di professionalità qualificate, è la dimostrazione concreta di come si possano varare misure attive per lo sviluppo senza cadere nella demagogia o nell’assistenzialismo».