Il 10 Febbraio è il “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime delle Foibe

Domani si celebra una delle grandi tragedie del Novecento: il massacro degli italiani gettati nelle foibe e l'esodo dalmata-giuliano degli italiani decretato da Tito. Il Comitato 10Febbraio di Cuneo presenta le iniziative promosse per “non dimenticare”

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Il Comitato 10 Febbraio di Cuneo ha organizzato per domani, in occasione delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo, diverse iniziative per mantenere viva la memoria dei martiri delle foibe e degli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia (vedere in basso gli appuntamenti). Questa giornata di grande intensità civile, destinata soprattutto ai giovani, vuole ricordare una delle pagine più strazianti della nostra storia e su cui è calato, per quasi sessanta anni, un vergognoso silenzio. Infatti, solo pochi anni fa, nel 2004, è stata ufficialmente riconosciuta questa tragedia facendola così uscire da un colpevole oblio, con una legge votata dopo un lungo e tormentato iter da quasi tutti i partiti. Celebrazione nazionale, lo ricordiamo, istituita grazie alla legge n. 92 del 30 marzo 2004 e promulgata dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la seguente motivazione: “… al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende”.

Le polemiche di questi giorni per alcuni convegni promossi sul tema. Sembra che la pacificazione storica sia ancora lontana da arrivare e che questa pagina di “storia negata” sia ancora capace di provocare, a distanza di oltre sessant’anni, rigurgiti ideologici. Ci sono un paio di iniziative che stanno facendo discutere per avere come protagonista dei dibattiti lo storico “revisionista” Eric Gobetti, autore del libro “E allora le foibe?”, per il quale l’evento va contestualizzato e: “le foibe non vanno considerate come “la nostra Shoah”, le foibe vanno condannate ma anche gli atti dei fascisti, i morti non furono più di cinquemila – e ancora – che non si trattò di una pulizia etnica contro vittime colpevoli solo di essere italiani…” La prima sarà a Cuneo, il prossimo 12 febbraio, incontro online promosso dalla Biblioteca civica e da Scrittorincittà con ospite di primo piano proprio Gobetti, mentre a Savigliano l’incontro è stato rimandato al 22 febbraio con lo storico torinese protagonista “in presenza” di un dibattito organizzato dalle istituzioni comunali. Quelle stesse istituzioni che secondo la legge del 2004, dovrebbe “diffondere una verità storica” ormai acclarata e non negata. Il consigliere di Fratelli d’Italia a Savigliano, Maurizio Occelli, ha depositato un’interrogazione al sindaco Giulio Ambroggio chiedendo la cancellazione dell’evento, richiesta supportata anche dal Comitato 10Febbraio di Cuneo, associazione che tutela la memoria storica di quei fatti, che con il suo presidente, Denis Scotti, auspica la rimozione del Patrocinio. Un altro storico torinese, ma ormai di casa a Boves, Ernesto Zucconi, risponde con merito alle teorie gobettiane con un suo intervento pubblicate sul sito www.10febbraiocn.it: “c’è una precisa parte politica la quale, nonostante i ripetuti mutamenti di sigla e di maschera, non ha mai avuto intenzione di ammettere i crimini compiuti in nome della propria ideologia. E ancora oggi vediamo un teatrino che vede protagonisti pretesi “storici”, invitati da compiacenti o superficiali amministratori comunali a sciorinare una personalissima ricostruzione dei fatti… È il caso di Eric Gobetti, il quale ostenta proprie fotografie a pugno alzato, con indosso maglietta recante l’effigie di Tito e poi ancora a fianco della sua riverita statua”.

Perché il 10 febbraio: La data del 10 febbraio per il Giorno del Ricordo è stata scelta e istituita con legge n.92 il 30 marzo 2004 e la scelta non è stata casuale. Infatti proprio il 10 febbraio 1947 furono firmati i trattati di Pace a Parigi con il quale si assegnavano l’Istria, Quarnaro, Zara e parte del territorio del Friuli Venezia Giulia alla Jugoslavia.

Quando e da chi vennero commessi i crimini: Tra il 1943 e il 1947 vennero gettati nelle cavità carsiche, appunto le foibe, quasi diecimila persone dell’Istria, della Dalmazia e della Venezia Giulia da parte dei partigiani comunisti del Maresciallo Tito: Una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico verso i non comunisti e una volontà criminale di pulizia etnica da parte del generale Josip Broz Tito. Il massacro è andato avanti fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, venne fissato il confine tra l’Italia e la Jugoslavia e le terre italiane di Istria e della Dalmazia passarono alla Jugoslavia.

Chi erano le vittime: uomini, donne, bambini, anziani, fascisti, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, accomunati tutti da un’unica colpa, quella di essere italiani. Furono uccisi e gettati nelle foibe oltre 10mila italiani e si stima che i giuliani (in particolare istriani e fiumani) e i dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre di origine siano stati oltre 350mila.

Come furono uccisi: le foibe sono grandi caverne verticali (pozzi profondi anche 250 metri) tipici della regione carsica e dell’Istria. Solo in Istria se ne contano circa 1700. Oggi, finalmente, il termine usato normalmente dai geologi, rappresenta invece i crimini atroci avvenuti tra il 43’ e il 47’ commessi dai titini ai danni degli italiani. Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati dopo torture e sevizie, venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili. Soltanto nella zona triestina, tremila sventurati furono gettati nella foiba di Basovizza e nelle altre foibe del Carso.

Chi ha commesso i massacri: soldati jugoslavi comandati dal generale Josip Broz, conosciuto come Tito, operarono questi crimini contro gli italiani per motivi etnici e politici sul finire della Seconda Guerra Mondiale e poco dopo la fine. Tito nel 1948 ruppe con l’Unione Sovietica, ponendosi poi a capo di un movimento di Stati cosiddetti “non allineati”, cioè non appartenenti a nessuno dei due gruppi che si fronteggiavano durante la guerra fredda. Rimase a capo del governo jugoslavo fino alla sua morte, avvenuta nel 1980.

Il carnefice jugoslavo con l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce: nel 1969, l’allora presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, decorò Josip Broz Tito con il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana in occasione di una visita di Stato. La massima onorificenza del più altro fra gli ordini al merito fu assegnata a chi si rese colpevole dell’esodo di centinaia di migliaia di italiani e l’uccisione brutale di oltre 10mila persone. Quelli erano gli anni in cui questi crimini erano stati completamente lasciati nell’oblio e dimenticati dalla storia e dalla storiografia. Poi tutto venne alla luce, quei tragici eventi ricordato e commemorati e, nel 2013, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (che raccoglie gli esuli istriani, fiumani e dalmati), chiese al Presidente Giorgio Napolitano di revocare quella onorificenza gravemente attribuita ad un criminale. Venne loro risposto che la legge che istituisce l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Omri), esclude la possibilità di revoca tali onorificenze a persone non più in vita e che l’unico modo per correggere questa anomalia è quello di avviare l’iter parlamentare che modifichi la norma.

PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI PROMOSSE DAL COMITATO 10 FEBBRAIO IN PROVINCIA DI CUNEO:

Giovedì 10 febbraio 2022.

FOSSANO, ore 10,30 presso Piazza Martiri delle Foibe avrà luogo la commemorazione promossa dal Comune di Fossano, con Anna Mantini e con delegazione del Comitato 10Febbraio.

SAVIGLIANO, ore 18 presso via Martiri delle Foibe, avrà luogo la commemorazione con la partecipazione dei consiglieri comunali Maurizio Occelli e Marco Racca. Deposizione di fiori e celebrazione del ricordo.

Sabato 12 febbraio 2022.

CERVASCA, ore 9,30 ritrovo presso la piazza Martiri delle Foibe dove avrà luogo la commemorazione con la presenza del consigliere comunale Luciano Marcucci

CUNEO, ore 10 ritrovo presso monumento degli Alpini in Corso Dante, dove avrà luogo la commemorazione con la presenza della parlamentare di Fdi Monica Ciaburro, il consigliere regionale Paolo Bongioanni, i consiglieri comunali Massimo Garnero, Alberto Coggiola e Laura Menardi.

BOVES, ore 11,00 in Piazza Borelli presso la panchina dedicata alla memoria di Norma Cossetto, giovane vittima e simbolo femminile dei brutali eccidi delle Foibe. Sarà presente la presidente della “Scuola di Pace”, Enrica Di Ielsi. Verrà deposta una rosa in ricordo di Norma.

BORGO SAN DALMAZZO, ore 11,30 presso piazza Martiri delle Foibe verranno deposti dei fiori in ricordo della tragedia.

VALDIERI, ore 12,30 ritrovo presso presso la lapide dedicata ai Martiri delle Foibe alla presenza del Sindaco Guido Giordana.

SALUZZO, ore 16,00 in Piazza Cavour ci sarà una fiaccolata in memoria dei Martiri delle Foibe organizzata dalle associazioni Deus Vult e Comitato 10Febbraio. A seguire, presso la sala di via Santa Caterina 32, ci sarà la proiezione del film “Red Land”. Per partecipare è necessario prenotare [email protected]. Saranno presenti i rappresentanti delle associazioni.