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«C’è un crescente bisogno d’aiuto psicologico»

Sta facendo discutere il mancato inserimento del “Bo­nus psicolo­go” nella legge di bilancio

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Una pandemia, mil­­le risvolti di cui tenere conto. Presi ai lati, co­me siamo da ormai due anni, da un’emergenza sanitaria che ci ha messo alle corde, è persino difficile comprendere le innumerevoli conseguenze del Covid sulle nostre vite. Certo, il primo dato, quello più evidente, è legato ai morti a causa del coronavirus e in seconda battuta il pensiero va alle ripercussioni economiche che lockdown e limitazioni varie hanno determinato. A fianco di questi macrotemi, però ce ne sono altri che rischiano di essere meno evidenti, ma non per questo meno gravi.
Le ripercussioni psicologiche, per esempio, non è dato sapere quanti e quali segni lasceranno, specie sulle fasce deboli. Per porre un rimedio alla cosa era stato proposto di inserire, all’interno della legge di bilancio 2022, del cosiddetto “Bo­nus psicolo­go”. A tal ri­guardo, Paolo Ra­dosta, vice presidente del­l’Associazione Abbo­na­men­­to Musei di Torino nonché consigliere della Fondazione Am­leto Bertoni Saluzzo fa una riflessione interessante. La riportiamo per intero.
«La pandemia è una questione materiale, concreta, biologica, di mera sopravvivenza fisica. O, perlomeno, questo è l’atteggiamento che traspare dalle decisioni dell’Aula rappresentativa del Paese e dalle notizie spesso contrastanti e confusionarie diffuse dai suoi media. Eppure, nonostante il “Bonus Salute Mentale” non sia rientrato nella legge di bilancio 2022, è quasi palpabile una necessità crescente ed inascoltata d’aiuto psicologico. Un disagio sempre maggiore serpeggia in larghe fasce della popolazione. La mente degli italiani è fragile, debole, incerta, insicura, solitaria. La necessità di cure sistematiche e continuative la vedi negli occhi persi e vuoti degli anziani che hanno smarrito la socialità, di fronte ai bar, nell’asetticità dei nuovi luoghi di lavoro, dentro mura domestiche sempre più violente, nei giochi solitari dei bambini. La maggioranza di governo, sempre più sottomessa ai voleri schizofrenici dei virologi o aspiranti tali, ha scelto di trattare i cittadini come fossero batteri o virus. Di­men­ticando che siamo invece esseri psico-corporei, che necessitano di coltivare interessi, di appagamento culturale e ludico, di costruzione delle relazioni affettive ed erotiche. Il sacrificio della qualità della vita, ogni giorno più scadente, costituisce un grave pericolo d’inaridimento psichico e crea un grave deficit nelle capacità stesse di vivere il mondo.
Una maggioranza che include chi ha finanziato banchi a rotelle e feste dell’unità in piena pandemia, è stata capace di considerare la psiche un virtuosismo, un surplus sacrificabile. Una controtendenza, da chi ha scelto di abdicare la politica alla scienza. I dati parlano chiaro e testimoniano preoccupanti effetti del Covid sulla sfera psichica, in specie sulle fasce deboli e sui giovani. Alla salute mentale anteponiamo quella fisica, non comprendendo che la stessa non può esistere in assenza della prima componente. Urge un ripensamento, un nuovo sguardo umanistico alla società, un cambio di rotta nei confronti del benessere mentale e della socialità e socializzazione. A chi si oppone alla cecità di chi amministra a colpi di pass e divieti, non re­sta che citare William Hurt ne “Il Grande Freddo”: “Sono così stufo di gente che svende la psiche per un po’ di attenzione”».