«David Sassoli, l’esempio per diventare migliori»

Il senatore Mino Taricco ricorda il collega di partito e parla delle sfide che attendono l’Italia e la Granda

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mino taricco

Tra i tanti esponenti del mondo politico e non solo che nei gior­ni scorsi hanno vo­luto condividere un pensiero in merito al presidente del Par­la­mento Europeo David Sas­soli, morto prematuramente a 65 anni, c’è anche il senatore cuneese Mino Ta­ricco. Pro­prio dalla tragica scomparsa del suo compagno di partito prende le mosse la chiacchierata di IDEA con l’esponente del Pd.

Senatore, che rapporto la legava al presidente Sassoli?

«Con lui ho avuto incontri in occasioni di riunioni di partito, di momenti istituzionali. Ho un ricordo molto bello, l’ho sempre percepito come una persona bella davvero, in primo luogo dentro, e che non aveva perso il suo tratto e il suo stile pur vivendo in un ambiente non facile come quello politico. Una persona autentica, nel modo di porsi e di esprimersi. Mi sono sempre sentito in sintonia con i suoi valori, cosa che mi ha permesso di percepire una stretta vicinanza tra di noi. Per lui ha sempre contato condividere una visione del mondo, del Paese, dell’impegno politico, progetti e programmi, nonché dimostrare coerenza nella forma e nella sostanza. Ci lascia un’eredità importante: “Si può fare, è possibile”. Vivere in ambienti complicati, ma senza perdere se stessi, mantenendo la propria identità. Questo è stato il suo insegnamento più bello. Lui è stato un testimone, un esempio continuo, capace di infondere e condividere i propri ideali. Al Pd lascia uno stile e un modo di intendere la politica che deve aiutarci a migliorare. Pensare a lui credo sia una chiamata ad essere sempre migliori, potrei sintetizzare così. Sicuramente per chi, come me, lo ha avuto vicino più di altri».

La morte di Sassoli ha aperto dolorosamente il 2022, che ha seguito un anno impegnativo da diversi punti di vista. Qual è il bilancio del 2021 dal suo punto di vista?

«Direi che il bilancio è positivo. Si è riusciti a gestire una situazione molto complessa, drammatica e devastante, soprattutto per le prospettive che si presentavano. L’ultima Legge di Bilancio, ma anche il lavoro sui ristori e sui sostegni, credo che abbia dimostrato una particolare attenzione per il settore dell’agricoltura. è stato previsto un pacchetto di misure che forse mancava da 20 anni. Sono soddisfatto di quanto è stato fatto, credo che la Legge di Bilancio sia straordinaria non solo per le quantità delle risorse messe in campo, intorno ai 30 miliardi di euro, ma anche per la qualità delle misure adottate. Lancia una serie di segnali al Paese, attraverso l’abbassamento delle imposte, il sostegno alle imprese, il rifinanziamento di tutte le misure di sostegno e innovazione, l’avvio dell’assegno unico universale per il sociale. In questo contesto, un ventaglio di interventi importanti, 2 miliardi, sono stati destinati per l’agricoltura, con l’introduzione di una legge straordinaria per tutto quello che riguarda la gestione del rischio, il percorso di sperimentazione che porterà alla copertura universale dei rischi catastrofali».

Cosa si aspetta dal 2022?

«Ha tutte le carte in regola per essere un anno straordinariamente incredibile. Entreranno in pista gran parte dei bandi del Pnrr e delle misure collegate, così come molti provvedimenti legati ai fondi strutturali europei. Un altro pacchetto straordinario per l’Italia. Il tema vero è capire come, nelle prossime settimane e nei prossimi due mesi, si orienterà l’emergenza Covid. Perché se, come tutti speriamo, l’affermarsi della variante Omicron porterà la criticità all’interno di una gestibilità sociale, allora possiamo pensare di vivere un anno di grandi investimenti. Se così non fosse, dovremo ripensare molti ragionamenti. Personal­mente, voglio essere ottimista. Oggi lo strumento che abbiamo in mano è il vaccino ed è fondamentale investire in questa direzione».

Quanto la preoccupa la Peste Suina Africana?

«Purtroppo era un rischio all’orizzonte, ampiamente annunciato. Nel giugno 2021 avevamo approvato una risoluzione, dopo un lavoro fatto per 6 mesi in Commissione Agricoltura, sull’eccesso di presenza di ungulati e dei danni da fauna selvatica. All’interno di questo documento era scritto chiaramente che oltre a tutti i danni, i rischi di incidentalità stradale, c’era all’orizzonte un eccesso di popolazione che, da sempre, crea lo spazio per l’aumento di malattie tra gli animali. La settimana scorsa ho fatto un’interrogazione al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Stefano Patuanelli nda), di riprendere in mano quella bozza di decreto di fine 2020 che andava ad affrontare la criticità legata al rischio di Psa. Occorre intervenire con velocità e drasticamente per ridurre il numero di cinghiali».

Parlando della Granda, che prospettive intravede per il nostro territorio?
«La provincia di Cuneo, per quello che vedo io, è molto dinamica dal punto di vista agricolo, molto attiva. Ha saputo cogliere tutte le opportunità di investimento, innovazione e sviluppo che sono state messe in gioco negli ultimi anni ed è posizionata molto bene da un punto di vista competitivo. Ovviamente, ci sono delle problematiche. Penso, per esempio, ai costi previdenziali della manodopera e la gestione delle campagne di raccolta stagionali, un comparto che merita grande lavoro. C’è da fare i conti con una situazione che, a causa della pandemia, ha visto un’enorme criticità per il settore Ho­reca. Una crisi nera per la ristorazione, riversata su tutti coloro che facevano produzione di alta qualità. Una grossa criticità legata all’export e legata poi alla correttezza dei rapporti nella filiera agricola. Di problemi ce ne sono, ma la Granda sa sempre stupire e lo farà ancora».