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“È andato tutto bene”

La trasposizione cinematografica da parte di François Ozon della storia autobiografica di Emmanuèle Bernheim (interpretata da Sophie Marceau) regala un po’ di umorismo al racconto della volontà del padre di porre fine alla propria vita

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Quando l’ottantacinquenne André (André Dussollier) ha un ictus, la figlia Emmanuelle si precipita al suo capezzale. Malato e mezzo paralizzato nel suo letto d’ospedale, André chiede a Emmanuelle (Sophie Marceau) di aiutarlo a porre fine alla sua vita. A sostenerla in quella missione impossibile ci sono Pascale (Géraldine Pailhas), la sorella trascurata, e Serge (Éric Caravaca), il compagno discreto. Ma come si può onorare una richiesta del genere quando proviene dal proprio genitore? Da bambina ha sognato tante volte di “uccidere suo padre”, un genitore tossico e poco garbato, uomo capriccioso ed egoista, incapace di comprendere il dolore che infligge alle figlie, mai amate come era necessario, ma aiutarlo ‘a farla finita’ nella vita reale è un’altra cosa. Questa, in sintesi, la trama di “È andato tutto bene”, in cui alla precisione asciutta della storia autobiografica di Emmanuèle Bernheim, che si impone con la sua gravità, il regista François Ozon aggiunge esplosioni di umorismo, tutte a carico di André Dussollier. Sulla scrittrice il cineasta ha detto: «Avevo girato i primi quindici minuti di “Sotto la sabbia” e a nessuno piaceva la sceneggiatura, così Dominique mi ha suggerito di incontrare una scrittrice che non conoscevo, tale Emmanuèle Bernheim, per rimaneggiare insieme il copione. Sin da subito ci siamo trovati bene e col tempo siamo diventati amici. Emmanuèle stessa mi ha mandato la bozza del suo libro e mi sono commosso molto nello scoprire la sua esperienza personale con il padre. Ho amato il ritmo con cui ne ha scritto, il tono, l’accelerazione finale, la suspense che fa somigliare tutto a un romanzo poliziesco, e l’ambiguo e ambivalente sollievo delle due sorelle per aver compiuto la loro “missione”».