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«Bene comune e rispetto: si riparta da qui»

Il noto conduttore Massimo Giletti ha commentato per IDEA i fatti di attualità maggiormente dibattuti

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Chi si occupa di co­municazione sa be­ne che ogni no­tizia trasmessa al pubblico viene “filtrata” dal­l’elemento mediatico che veicola il messaggio e dalla componente umana, ossia dalla sensibilità e dalla competenza della persona che in quel momento ha il compito di comunicare il fatto in questione. Ecco, allora, che per comprendere fino in fondo l’attualità che ogni giorno viene raccontata attraverso i media più diffusi diventa essenziale potersi affidare a un “filtro” autorevole, serio e imparziale. Ca­ratteristiche che appartengono al noto conduttore televisivo (ma anche radiofonico) Massimo Giletti. Noi della Rivista IDEA lo abbiamo intervistato.

Giletti, anzitutto, come sta? Da qualche mese lei è co­stret­to a vivere sotto scorta…
«Solitamente preferisco non parlarne… Si tratta di una si­tua­zione che purtroppo può fare parte della vita, specie quando si fa il mestiere di giornalista e si lavora in Italia, un Paese in cui chi ha il coraggio di parlare di mafia, prima o poi, finisce sotto scorta. Chiara­mente, speravo di non cadere in questo vortice, ma ormai ci sono dentro e, pertanto, devo conviverci…».

Nelle sue trasmissioni affronta i temi più scottanti dell’attualità, come il caso dell’o­dontoiatra che si è presentato alla vaccinazione anti Covid con un “braccio finto”. Che idea si è fatto?
«Come ho fatto intendere nel corso della trasmissione, il suo tentativo di spiegare l’accaduto come una sorta di provocazione non mi convince… Anche perché la sua versione non coincide con quella fornita dall’infermiera».
Si è occupato anche del caso di Greta Beccaglia, la giornalista molestata in diretta tv…
«Non si tratterà probabilmente di violenza sessuale, ma non bisogna minimizzare. È un gesto volgare e idiota che racconta di un problema culturale che attanaglia il nostro Paese. In Italia ci sono uomini che pensano di poter fare alle donne tutto ciò che vo­gliono. Ci sono ancora alcuni individui che hanno un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti delle donne, so­prat­tutto in contesti come lo stadio, in cui sembra valere tutto e il contrario di tutto: si grida contro gli ebrei, si fanno cori di disprezzo nei confronti di persone morte, si urla alla violenza contro le donne, si fischiano i giocatori di colore. E non si prendono mai prov­vedimenti seri… Così que­­­sti “personaggi” sono convinti di poterla fare franca sempre… Su questo fronte, la strada da compiere è ancora piuttosto lunga».

Si moltiplicano pure gli episodi violenza, non solo in Italia, come dimostra la tragica uccisione dell’albese Davide Giri a New York…

«Le racconto questo: qualche giorno fa, nel cuore di Roma, c’era un uomo che vagava per strada brandendo un machete lungo un metro, una specie di scimitarra… La follia è purtroppo in mezzo a noi. Le persone con gravi problemi psichici, causa anche un quadro normativo da aggiornare, spes­­so si trovano a potersi muovere liberamente. È inevitabile che, prima o poi, succedano delle tragedie… Le fa­miglie di queste persone non sono in grado di occuparsene ed è qui che, guardando al­l’Italia, dovrebbe intervenire lo Stato. E, invece, c’è l’abitudine a parlarne solo quando il dramma si è ormai consumato…».

Hanno colpe i media?
«La responsabilità è di Stato e politica. Sono loro che devono fornire risposte concrete. Se si vogliono evitare queste tragedie, servono strutture adeguate e altri interventi mi­rati. Altrimenti è inevitabile che le terribili conseguenze di queste situazioni ricadano sulla società. È un problema estremamente serio a cui, pur­troppo, non si danno ri­sposte da tempo».

Le risposte date dal Governo Draghi per arginare il Covid, super green pass su tutte, sono valide secondo lei?

«Io credo che in determinati frangenti non ci si debba strac­ciare le vesti se alcune libertà vengono “attutite”. So­­­no il primo che consulta le carte costituzionali, i decreti legge, le normative europee, ma a volte gli interventi drastici e decisi, seppure possano condizionare la libertà individuale, sono davvero inevitabili. Alla fine dei conti, deve sempre prevalere l’interesse co­mune rispetto a quello dei singoli. Ovviamente, tutto ciò ha senso se vale per un periodo di tempo limitato…».

È quindi contrario al prolungamento dello Stato di Emergenza…

«Prolungando lo Stato di Emergenza l’Italia rischia di entrare in un vortice pericoloso. La fase emergenziale può durare an­cora qualche tempo, ma non in eterno. Peraltro, in questo momento, non mi pare che la situazione sanitaria sia eccessivamente critica…».

Proprio in un’intervista a IDEA, aveva indicato Mario Draghi come il profilo più appropriato per ti­rare fuori l’Ita­lia dalla crisi. Ora lo vedrebbe bene come successore del presidente Mattarella?

«No, come prossimo presidente della Repubblica vedrei bene Pier Ferdinando Casini. È un uomo di grande esperienza e potrebbe essere la persona capace di mettere d’accordo tutte le correnti. Draghi, invece, deve re­stare dov’è, ovvero continuare a gui­dare il Go­ver­no. Lo chiede l’Europa e, pri­ma ancora, lo chie­de l’Italia stes­sa, che ha bi­sogno di avere Dra­ghi a capo del Parlamento per gestire al me­glio i 209 miliardi di euro de­stinati al nostro Paese dal­l’Unione Europea. Il ri­schio di commettere un errore è se­­rio e non possiamo per­met­tercelo. In gioco c’è il no­stro futuro».

Nell’immediato futuro ci so­no le feste natalizie. Le trascorrerà nel “suo” Piemonte?

«Andrò sicuramente da mia ma­dre, nel Biellese, rinnovando così il legame con la mia terra d’origine. Non si devono mai dimenticare le proprie radici: sono la nostra vita. Le dico di più: a determinare i valori che guidano la nostra esistenza sono proprio i luoghi in cui siamo cresciuti, l’educazione che abbiamo ri­ce­vuto, l’aria che abbiamo re­spirato. Non possiamo e non dobbiamo rischiare di perdere questo patrimonio».