Home Articoli Rivista Idea Visionario generoso

Visionario generoso

Si è spento a 81 anni Ennio Doris, fondatore di banca mediolanum. Partito dal nulla, seppe costruire un impero senza mai dimenticare che economia e finanza possono e devono essere al servizio dell’uomo

0
70

I grandi banchieri, nell’immaginario collettivo, appaiono freddi, cinici, spietati. Ennio Doris, fondatore e presidente onorario di Me­dio­la­num, abbatteva il luogo comune: mai ha slegato la ricerca del profitto dal rispetto dei valori etici. Amava raccontare d’un artigiano che nei primi tempi da promotore gli aveva affidato “anni di sacrifici” in un assegno, chiedendo di aiutarlo a “permettersi una malattia”: non aveva tutele e temeva, fermandosi, di non poter sfamare la famiglia. Doris avvertì una responsabilità che andava oltre la rendita promessa, l’ha custodita per tutta la vita e trasmessa ai suoi collaboratori. «Ha ragione il Papa», la riflessione consegnata all’ultima intervista, «economia e finanza devono essere al servizio dell’uomo».
Sì è spento nei giorni scorsi, a 81 anni, nella Milano che era diventata la sua città. Le radici erano a Tombolo, nel padovano, dove aveva costruito una grande villa dotata anche di hangar per l’elicottero: racchiudeva l’amore per la sua terra e chiudeva una parabola felice, perché Doris, che lascia un patrimonio da 3,4 miliardi di dollari, era cresciuto in una cascina senza acqua corrente in cui convivevano tre famiglie. Fu una nefrite a cambiargli il destino: i bambini, finite le elementari, davano una mano in campagna, ma lui s’ammalò e così andò alle medie e fu bravissimo, così papà e mamma, con mille sacrifici, l’iscrissero a ragioneria a Treviso. Una professoressa, dopo il diploma, fece di tutto affinché frequentasse l’università, si dichiarò disposta a pagare lei gli studi quando seppe delle difficoltà della famiglia, ma lui ritenne più giusto cercarsi un impiego. Cominciò come venditore porta a porta della Banca Antoniana di Padova e Trieste, diventò direttore generale delle officine Tadil di Cittadella, poi, sulle orme d’un compagno di scuola, scelse di diventare promotore finanziario.
La svolta nel 1981 quando lesse su Capital un’intervista a Silvio Berlusconi che invitava «chi ha un’idea imprenditoriale a cercarlo»: quando lo incontrò casualmente a Portofino, gli propose quindi un progetto volto a offrire ai clienti una consulenza finanziaria globale, a 360 gradi. Nacque così Programma Italia, che poi diventò Mediolanum. Divennero amici e soci, unirono due personalità da imprenditori illuminati e visionari, conquistarono la fiducia degli italiani costruendogli, come diceva lo slogan, una banca intorno. Forse è anche pensando a questo, non solo alla testimonianza del comportamento quotidiano, che il Cavaliere ha voluto ricordarlo come «un uomo generoso, altruista, sempre attento agli altri, sempre vicino a chi aveva bisogno».
Berlusconi gli ha fatto anche conoscere il mare: gli mise a disposizione il suo ketch, il 42 metri Principessa Vaivia, e lui, che in tutta la vita aveva solo fatto una crociera, ebbe un colpo di fulmine e decise di acquistarlo. Amava il lusso, ma lo considerava un investimento, e mai s’è allungata un’ombra di boria. È sempre così, se vieni dal nulla, se ricordi il gelo di una casa povera e la fatica dei campi e il valore della terra. Lascia la moglie Lina, conosciuta nel ’62 e sposata quattro anni dopo, e i figli Massimo Antonio e Annalisa Sara che seguono il suo percorso in Mediolanum.