Mondovì: il Premio Res Publica 2021 assegnato ai “paladini” della vita e della difesa dei più fragili

0
269
Premio Res Publica 2021, i premiati. Da sinistra: Sebastiano Favero, presidente dell’Ana; Filippo Grandi, Alto Commissario ONU per i Rifugiati; Alessandra Kustermann, referente Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) e Domenico Cairo, sul palco in rappresentanza del fratello Alberto

La splendida Sala Ghislieri (ex chiesa di Santa Croce) di Mondovì Piazza, in provincia di Cuneo, ha fatto da cornice sabato 30 ottobre alla cerimonia di consegna della quarta edizione del Premio Internazionale Res Publica, attribuito a singoli e associazioni che si prodigano a favore del bene comune e del senso civico. Di altissimo livello il panel dei premiati 2021, su tutti il diplomatico Filippo Grandi, Alto Commissario ONU per i Rifugiati (premio sezione “Rifugiati di guerra”) intervenuto di persona alla cerimonia e il Gen. Francesco Paolo Figliuolo, Commissario straordinario per l’emergenza Covid che ha fatto pervenire il suo messaggio di ringraziamento per il Premio.

Premiata anche l’Associazione Nazionale Alpini (premio sezione “Protezione civile”), rappresentata dal presidente Sebastiano Favero. Gli altri riconoscimenti sono andati all’ “Angelo di Kabul” Alberto Cairo (premio sezione “Speranza di vivere”), premio ritirato dal fratello Domenico, e al Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) di Milano, rappresentato dalla Direttrice Generale, dr.ssa Alessandra Kustermann (premio sezione “Violenza contro le donne”). Il Premio Res Publica, promosso dall’associazione “Buon Governo e Senso Civico” presieduta da Antonio Maria Costa, è simboleggiato in una scultura bronzea di Riccardo Cordero, consegnata a ciascuno dei premiati.

Per la sezione “Rifugiati di guerra”, la giuria internazionale ha deciso di premiare l’Alto Commissario Onu Filippo Grandi che da un decennio coniuga, nell’ispirazione come nell’operato, i presupposti fondamentali del Premio: protezione del prossimo e rispetto del bene comune. La giuria ha notato l’impegno personale di Filippo Grandi a favore dell’adozione del Global Compact ONU sui rifugiati che dal 2018 stabilisce la condivisione delle responsabilità tra Stati e l’aiuto materiale alle comunità ospitanti, per lo più assai povere. La Giuria del Premio si è detta “onorata di assegnare il Premio Res Publica 2021 all’Alto Commissario in quanto mostra la virtù fondamentale del convivere: il rispetto della dignità altrui”.

Il premio Res Publica 2021 – comparto “Protezione Civile” – è stato assegnato all’Associazione Nazionale Alpini (ANA). “Nel corso dei decenni – ha sottolineato la giuria internazionale – le penne nere hanno sviluppato una profonda coscienza civica a tal punto che quando l’Ana chiama, i suoi membri sono capaci di realizzare imponenti progetti di soccorso e ricostruzione. Il loro esempio ha posto le basi per la costituzione dell’ente di volontariato italiano, la Protezione Civile”. La giuria ha sottolineato ancora come “il vasto impegno dell’Ana sia riconosciuto come unico al mondo, un corpo nato per combattere diventato portatore di pace e solidarietà internazionale”.

Volontariato alpino che si è distinto durante la pandemia. “In particolare, grazie all’efficiente operatività militare di uno tra gli illustri membri dell’ANA, il Generale Francesco Figliuolo, l’Italia è oggi tra i Paesi con il più alto livello di vaccinazione, con tutte le premesse per un rallentamento della pandemia stessa. Per questa ragione – ha concluso la giuria – siamo orgogliosi di riconoscerne i meriti ad personam”.

È andato all’ “Angelo di Kabul”, Alberto Cairo, il premio per il comparto “Speranza di vivere”. Impegnato nella protezione della vita anche quando quest’ultima sembra prematuramente disattivata, “Cairo possiede un acuto senso di responsabilità civica e dedizione al prossimo ed è stato premiato quale simbolo del principio fondamentale della res publica, il bene comune”.

La giuria è stata particolarmente attenta all’incoraggiamento dato da Cairo ai giovani vittime di amputazioni e deformazioni, affinché si trasformino in antagonisti alle sofferenze umane, piuttosto che recettori passivi. Il riferimento è al percorso avviato dal medico cebano, che vede lo sport (basket, corsa e ginnastica) quale miglior terapia di riavvicinamento alla vita per i propri ragazzi. Non è tutto: la giuria ha tenuto inoltre ad evidenziare come “Alberto Cairo abbia anche dimostrato che l’atteggiamento della sanità pubblica nei confronti delle vittime debba essere empatico. Identificarsi con la persona che soffre e organizzarne il recupero deve essere fatto in funzione delle sue esigenze, non alla luce degli interessi di chi lo assiste. Ecco perché Cairo va considerato un attivista della salute pubblica e della mobilitazione, per la sua capacità di affrontare le esigenze dei disabili con un approccio inclusivo e umanitario. Una vera rivoluzione nell’assistenza sanitaria a livello mondiale”.

Infine, per la sezione “Violenza contro le donne” la giuria ha assegnato il riconoscimento al Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) di Milano, che coniuga, nella sua ispirazione come nel suo operato, i concetti chiave del Premio: assistenza al prossimo e impegno per il bene comune. “Da 25 anni il SVSeD sensibilizza l’opinione pubblica sulla gravità della tragedia della violenza personale, stimolando la comprensione delle incertezze su come rimediare, il dolore dell’oppresso e dei suoi piccoli famigliari. Ha soprattutto difeso la dignità della vittima, malgrado il frequente tentativo della medesima di fuorviare domande e spiegazioni”.

Particolarmente apprezzato è stato l’impegno umano e professionale della Direttrice Generale, Alessandra Kustermann, che guida le operazioni sanitarie, ispirando fiducia e speranza nelle vittime, quanto nei collaboratori volontari. La giuria ha infine elogiato anche il programma Donna Assiste Donna (DAD), associato al SVSeD, i suoi medici, psicologi, avvocati e assistenti sociali per l’aiuto fornito alle vittime di violenza.

La cerimonia di assegnazione dei premi, allietata dalle note dell’arpista Maria Jose Borello, è stata preceduta da una tavola rotonda sul tema “Dall’io al noi, come il cuore dei bambini può salvare il mondo” che ha voluto evidenziare come, fino dalla gioventù, il prevalere del “nostro” contro il “mio”, del “bene pubblico” rispetto al “bene personale” siano concetti semplici, eppure rivoluzionari in un’epoca segnata da disimpegno verso i valori fondamentali del vivere civile.

c.s.