Home Articoli Rivista Idea L’opinione di Elena Bonetti

L’opinione di Elena Bonetti

«Il governo si è impegnato e continuerà a impegnarsi per garantire il congedo di paternità obbligatorio oltre i dieci giorni previsti. Divario salariale? Va colmato»

0
210

IL FATTO
Che cosa si può fare per mettere davvero sullo stesso piano i diritti di uomini e donne? sul lavoro è stata annunciata una novità importante con l’entrata in vigore del family act

La svolta è stata ufficializzata da Elena Bo­netti, ministro per la Famiglia e le Pari opportunità: «Nel Family Act si prevedono fino a tre mesi di congedo di paternità con un aumento graduale, ma l’importante è parificare la responsabilità ma­schile a quella femminile». Si tratta della riforma del congedo maternità: neo papà a casa dal lavoro obbligatoriamente fino a tre mesi e non più per dieci giorni come previsto oggi.
Il ruolo del padre in questi ultimi anni è cambiato radicalmente rispetto alla tradizione. Una mutazione costante, anche se poi sono rimaste vive altre abitudini legate al ma­schilismo. Ma intanto all’interno della famiglia ci sono stati passi avanti clamorosi se pensiamo che fino a non più di una ventina d’anni fa era difficile trovare un papà disposto a svolgere quelle attività casalinghe un tempo destinate unicamente alle mamme.
Ora nel Family Act è prevista «la riforma complessiva dei congedi parentali. L’Italia ha messo al centro dell’attenzione il tema in tutto il G20». Curioso che questo passo sia stato compiuto dalla nazione dove più di ogni altra la figura della mamma è sempre stata preponderante e imprescindibile in un equilibrio domestico. Ma il lavoro maggiore va fatto nel campo lavorativo, dentro alle aziende. «Oggi per un’azienda costa di più assumere una donna e questo costo va rimosso», ha spiegato Bonetti. Ecco il punto. «Colmare il divario salariale è uno degli obiettivi della strategia nazionale della parità di genere. Il nostro Paese è agli ultimi posti in Europa per figli che nascono e per lavoro femminile. Noi vogliamo ribaltare questo schema». Speriamo. Si tratta di un’esigenza non più rimandabile.
Di sicuro sono iniziative che possono contribuire a modificare in misura importante comportamenti che possono sfociare in situazioni estreme. In altre parole, se deve cambiare la cultura che contraddistingue il ruolo delle donne, non si può che partire da qui. Dal lavoro e dalle dinamiche che lo regolano. In realtà c’è an­cora molto, moltissimo da fare. Una gravidanza è come un macigno nell’ottica di un’azienda. L’ipo­crisia accompagna le ra­gioni del bilancio.
È proprio qui che lo Stato deve intervenire, a tutela dei diritti. In questo senso la questione del congedo parentale da estendere all’uomo sembra un dettaglio importante ma non ancora decisivo.
E comunque, ne riparleremo sicuramente tra qualche anno.