Gli ultimi anni hanno confermato come la pratica sportiva sia la perfetta rappresentazione dell’eterogeneità del territorio della Granda. I cuneesi sanno fare un po’ di tutto, e spesso con ottimi risultati: sciatori, ciclisti, calciatori, ma anche arcieri, pongisti e mezzofondisti. Da qualche anno, sono anche cam­pioni, sia a livello nazionale che internazionale, di skiroll, lo “sci di fondo estivo”, che si pratica con racchette e “sci a rotelle” (non ce ne vogliano gli specialisti del settore) nei periodi caldi dell’anno. Merito di questa crescita esponenziale del movimento cuneese è da attribuire in gran parte al “Team Secchis”, la squadra dei Becchis, tre fratelli bovesani guidati da papà Flavio, che da tempo sono protagonisti sui palcoscenici principali di questo sport. Nelle ultime settimane, il più grande dei tre fratelli, E­manuele, ha centrato la conquista della Cop­pa del Mondo nella categoria sprint e l’affermazione nel Cam­pio­nato italiano.

Becchis, a stagione finita, il bi­lancio è positivo?

«Direi proprio di sì. Dopo un 2020 difficile, sono riuscito a vincere tutte le Sprint di Coppa del Mondo, centrando anche il podio nella prova Mass Start. Questa costanza di risultati mi ha permesso di chiudere al terzo posto nella classifica ge­nerale iridata, a conferma dell’ottimo lavoro svolto».

Cos’è una prova Sprint?

«È la più adrenalinica tra le specialità ed è anche il motivo per cui ho scelto di continuare a pra­ticare lo skiroll quando ero più giovane. Si tratta di una cor­sa sui 100 o 200 metri che ri­chie­de grande e­splosività e ca­pa­cità di reazione alla partenza».

Come è arrivato allo skiroll?
«Sin da bambino, e per questo ringrazio i miei genitori che mi hanno spinto a farlo, ho praticato tanti sport. In particolare, mi divertivo con lo sci di fondo e il pattinaggio. Quan­do ho scoperto lo skiroll, è stato amore a prima vista. In primis, perché i risultati erano in effetti buoni sin dall’inizio, ma anche e soprattutto perché era la disciplina ideale per le mie caratteristiche da velocista».

Qual è il rapporto di questo sport con lo sci di fondo?
«Ha delle caratteristiche comuni, ma anche delle differenze. Lo skiroll è più adrenalinico e si caratterizza per la presenza di elementi che sulla neve non si trovano. Su tutti, l’asfalto, che è l’aspetto che spaventa maggiormente chi è alle prime armi. Penso sia peculiare anche l’assenza di freni, come nello sci: tutto sta nella capacità di saper usare la tecnica migliore di frenata e saper gestire al meglio il proprio ritmo».

Un fondista, quindi, potrebbe praticarlo?
«Non solo potrebbe, ma credo che dovrebbe farlo. Io sono tecnico dello Sci Club Alpi Ma­rit­time e spesso mi capita di invitare i giovani fondisti a mettersi al­la prova nello skiroll. Imparare a gestire l’asfalto e la velocità può essere di grande aiuto per chi poi dovrà gareggiare sulla neve».

Tornando a lei, gli ultimi successi sono stati i più belli?
«È sempre difficile scegliere. Ho vinto tre volte la Coppa del Mondo e ogni volta ha avuto un valore e un sapore diversi. La pri­ma è sempre la prima, quindi è bella perché inaspettata. La seconda è stata la più sofferta, perché preparata in soli due me­si. Quest’ultima è arrivata al termine di un percorso che mi ha visto lavorare sui miei difetti e in particolare sulla tecnica di partenza, che spesso mi creava difficoltà sul bagnato, ed è la conferma che con gli allenamenti si può sempre migliorare».

A proposito, lei quanto si allena?

«Non essendo questa la mia unica professione, cerco di gestire le sedute anche in base ai periodi dell’anno. So­no circa 500 ore di allenamento annuale, che sono poche per lo sci di fondo. Credo però, con gli anni, di aver imparato a massimizzare l’utilità di ogni esercizio. Nel resto del tempo, sono professore alle prime armi e tecnico presso lo Sci Club En­tracque Alpi Ma­rittime, oltre che istruttore in alcuni Camp organizzati dalla Federazione e rivolti alle nazioni in cui lo sci è meno praticato».

Un’ultima domanda: lo skiroll e Cuneo che rapporto hanno?
«Sicuramente un rapporto che parte da lontano, perché già nel 2010 si disputò una bellissima tappa di Coppa del Mondo in centro città. Purtroppo, la decisione della Federazione internazionale di ridurre a una le tappe a disposizione per ogni nazione ha di fatto tagliato fuori la Granda, essendoci altri centri molto più attrezzati, come ad esempio la Val di Fiemme.