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Se il “social” diventa… vocale

Viaggio alla scoperta di clubhouse, la nuova app che sta spopolando nel mondo, ma non in europa, dove prevalgono le regole sulla “privacy”. gli iscritti frequentano stanze virtuali e parlano con la loro voce reale, ma prima occorre ricevere l’invito

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è ormai noto a tutti che, dall’inizio degli anni Duemila, siamo ufficialmente entrati nell’era della comunicazione, questo grazie a una rivoluzione tecnologica che ha cambiato drasticamente il nostro modo di approcciarci e di entrare in contatto con gli altri, facilitando, sotto certi aspetti, il modo di comunicare, ma rendendolo più impersonale e distaccato; forse, però, le cose potrebbero cambiare grazie a Clubhouse. Ultimamente è molto in voga, ma di cosa si tratta esattamente? Clubhouse è il nuovo “social network” che sta facendo parlare tutti, “ parlare” nel senso letterale del termine perché è un “social” vocale. Si scarica la app dal negozio digitale, si crea un profilo e poi… si parla. Gli amministratori, che hanno anche il ruolo di moderatori, creano delle “room” (stanze) all’interno delle quali si affrontano degli argomenti stabiliti dai “creator” (gli amministratori), tutto tramite “post” vocali; si può solo parlare a turno e le conversazioni sono moderate dal creatore della “room”. Per il mondo dei “social network” questa è una grandissima rivoluzione perché, fino ad ora, la comunicazione è avvenuta tramite “post” testuali o fotografici, che creano di fatto un “muro virtuale”. L’utilizzo della voce, invece, è molto più personale e avvolgente: in questo modo è più facile coinvolgere le persone e renderle consapevoli del fatto che dall’altra parte dello schermo ci sono degli individui reali.
Molte figure di spicco come Elon Musk, Oprah Winfrey e Jared Leto hanno accolto positivamente Club­house, dando potenzialmente a tutti la possibilità di confrontarsi con loro. Anche Mark Zuckerberg non è rimasto indifferente al fascino del nuovo “social”, tanto che Facebook sta sviluppando un’area di “chat” audio molto simile a Clubhouse. è tutto fantastico, fatta eccezione per la sua esclusività. Infatti solo chi ha un dispositivo Apple può usufruirne e nemmeno ciò basta per entrare nelle “room”: serve infatti un invito da parte di qualcuno che sia già stato accettato. Peraltro, il numero di utenti all’interno di queste camere virtuali non può superare i 5.000 partecipanti e la piattaforma “parla” solo in inglese.
Un ulteriore ostacolo sono le autorizzazioni che l’app richiede per funzionare. In particolare, la richiesta di accedere alla lista dei propri contatti memorizzati ne sta limitando la diffusione in Europa, dove concedere a un’app di questo tipo la possibilità di “leggere” la rubrica costituisce una violazione della “privacy”. E, senza quell’autorizzazione, non ci si può iscrivere. L’esclusività della piattaforma ha smosso le acque, tanto che più di un milione di utenti ha scaricato una app sbagliata, ma con lo stesso nome, presente su Play Store (per Android), nonostante logo e descrizione fossero differenti da quelli dell’app “originale”. Chi non possiede un dispositivo iOs non disperi perché, al momento, Clubhouse è solo in fase di “beta test” e, peraltro, al momento, accetta iscrizioni solo in maniera graduale. Gli sviluppatori, inoltre, hanno dichiarato che è in fase di progettazione anche una versione per Android. Dunque, un po’ di pazienza e, nel frattempo, affidiamoci ai gruppi di WhatsApp e Telegram.