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«Il testo sacro è venerato come un essere vivente»

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«Il nostro libro sacro si chiama Guru Granth Sahib», spiega Singh Arshdeep «e viene da noi venerato come se fosse un essere vivente. È considerato l’ultimo e definitivo guru, contenente le preghiere in cui ogni fedele battezzato troverà la sue regole di vita. Contiene le preghiere per le cerimonie dedicate a ogni momento della nostra vita: nascita, matrimonio, morte. Ogni sera il sacerdote gli augura la buona notte con una preghiera e lo ripone nella sua stanza, dove al mattino andrà a riprenderlo e, sempre dopo avergli chiesto il permesso, lo aprirà ad una pagina a caso, iniziando così la giornata con una preghiera e seguendo i precetti del giorno dati da quella sua pagina. In ogni tempio la pagina sarà quindi diversa e ogni comunità seguirà per quella giornata precetti differenti ma poco importa perché tutto quello che è contenuto nel libro sacro è utile e degno di essere seguito. Si potrebbe addirittura tentare di seguire tutti i suggerimenti nello stesso giorno, per vivere una giornata perfetta! Per cercare questi precetti in teoria tutti potrebbero consultare il testo, tuttavia, siccome è scritto in una lingua antica sconosciuta ai più ed esprime concetti complessi, l’accompagnamento e l’interpretazione di un sacerdote è sempre preferibile. Questo testo non è un riferimento solo per la preghiera singola e comunitaria ma anche strumento a cui chiedere consigli sui momenti cruciali della propria esistenza. Ancora una volta sarà il sacerdote che interpreta la scrittura, aprendo il libro in maniera casuale, a scovare di volta in volta le risposte alla domanda formulata dal fedele».