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Auguri, motore di ricerca!

Festeggia il traguardo del trentesimo compleanno uno degli strumenti digitali che ha rivoluzionato maggiormente il mondo dell’informatica e i comportamenti delle persone

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In quella che ormai può essere definita come la società delle ricorrenze, non si può non citare, specie nell’ambito di una rubrica dedicata alle tecnologie, l’importante anniversario del “motore di ricerca” che, proprio in questi giorni, ha spento trenta candeline. Era infatti il settembre 1990 quando Alan Emtage, giovane informatico originario delle Isole Barbados, diede vita ad Archie, di fatto il primo motore di ricerca. Si sbaglia, però, se si pensa a qualcosa di simile agli attuali motori di ricerca, come Google, insomma. All’epoca il “world wide web” era un semplice protocollo (la pubblicazione del primo sito Internet avvenne soltanto l’anno successivo, nel 1991) e Internet, nonostante fosse pronto a diffondersi capillarmente, veniva impiegato quasi esclusivamente da docenti universitari e ricercatori per “passarsi” materiale digitale, soprattutto programmi e documenti. Emtage si pagava gli studi lavorando nel dipartimento informatico di un’università canadese. Qui si occupava di ricercare manualmente, all’interno di centinaia di server, “file” che potessero tornare utili agli studenti iscritti all’università. Stanco di quelle ricerche noiose (e dall’esito alquanto incerto) si ingegnò in modo da svolgere il proprio compito nel minore tempo possibile. Lo fece sviluppando una serie di “comandi” capaci di ricercare autonomamente i documenti richiesti all’interno dei server. L’informatico chiamò la sua invenzione “Archie”, banalmente il diminutivo del termine “archive”, ovvero “archivio”. Fu così che nacque il pri­mo motore di ricerca. Dopo un paio di anni dalla scoperta, il sistema raggiunse il culmine del successo, arrivando a elaborare circa 50 mila ri­chieste al giorno provenienti non più da un’unica postazione bensì da un migliaio di utenti collegati da tutto il mondo. L’avvento di In­ternet, però, determinò anche effetti piuttosto negativi: Archie, infatti, ini­ziò a mo­strare segni di incertezza di fronte a un numero di richieste sempre maggiore, tanto che, in alcuni casi, riusciva a rispondere alle do­man­de degli utenti soltanto dopo cinque minuti. Ciò portò alla nascita dei primi cloni di Archie; cloni che non si limitarono a replicare il funzionamento del predecessore, ma cercarono di migliorarne efficienza e intelligenza. Nacquero e vennero lanciati, tra gli altri: AliWeb, Lycos, Yahoo!, AltaVista, Excite, Ask, solo per citare i maggiori. Venne anche sviluppato BackRub, strumento che indicizzava le pagine web sulla base dei collegamenti ipertestuali (link) che “puntavano” a quella stessa pagina (“pagerank”). In sostanza, secondo questo meccanismo, più una pagina web era “linkata” da altri siti, più cresceva la sua autorevolezza. Questo innovativo algoritmo, a cui Sergey Brin e Larry Page lavoravano dal 1996, avrebbe preso due anni dopo il nome di Google e stravolto per sempre il modo di ricercare su In­ternet. Non solo. La ricerca di Google avrebbe cambiato anche noi esseri umani, aiutandoci notevolmente nelle nostre attività quotidiane, ma anche spingendoci sempre più a delegare ad altri, specie a Google, i nostri compiti mentali.