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«Domani, giornale figlio del Covid che guarda avanti»

Come attirerà lettori? «C’è richiesta di informazione, noi ripartiamo dalle inchieste. La scommessa sarà soprattutto online: costruiremo assieme il nuovo quotidiano e su misura per la nostra comunità»

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L’ANTEPRIMA DEL DIRETTORE STEFANO FELTRI PER IDEA

Direttore, Domani è il nuovo quotidiano che – a partire da martedì 15 settembre – entra sulla scena editoriale. Ma c’è davvero spazio per un giornale su carta in questo momento?
«È una fase in generale sicuramente difficile ma c’è anche una grande domanda di informazione. Noi siamo un giornale figlio del Covid, nel senso che Domani è stato progettato e costruito in un modo diverso, con riunioni via Zoom e anche con priorità diverse. L’idea è di fare un giornale che faccia della pandemia un punto di ripartenza».

Ma in che modo?
«Guardiamo al futuro con ottimismo e non a caso ci chiamiamo Domani, ma siamo anche consapevoli che questa fase ponga questioni molto sere. Le affronteremo con il giornalismo d’inchiesta anche per indagare tutto quello che sta succedendo: i soldi dall’Europa, gli scandali dell’emergenza, ma anche analisi e idee. Per costruire un nuovo dibattito c’è bisogno di discutere e di immaginare nuove priorità per riassestarci».

Si è sempre detto che, in periodo di crisi, il quotidiano è il primo lusso a cui si rinuncia. Per Domani non sarà così?
«Il contesto come dicevo è giornalisticamente interessante. Chiaro, il momento economico è difficile, infatti andiamo in edicola con un prezzo basso (1 euro) proprio per permettere a tutti di poter comprare il giornale, mentre online faremo una doppia opzione in cui ogni articolo avrà una versione gratuita molto condensata e una più lunga, così tutti potranno avere accesso alla notizia oppure abbonarsi».

Dovrete conquistare il vostro pubblico creando un’attrattiva in più. Quale?
«I giornali funzionano se c’è una comunità attorno, quindi noi invece di dire “vi vendiamo questo giornale perché è molto bello”, cerchiamo di costruirlo attorno ai lettori coinvolgendoli in modo che infine sia un prodotto comune e non il distillato della nostra intelligenza che elargiamo al mondo».

Le edicole stanno scomparendo. Come si risolve questo problema?
«Purtroppo è una questione che non possiamo controllare. Le edicole sono parte del giornale di carta ma ce ne sono sempre meno e sempre più in difficoltà, noi ci appoggiamo a loro e cerchiamo di dare un buon prodotto che possa attirare lettori, però la nostra scommessa sul medio e breve periodo sarà online. È finita la fase del giornalismo gratuito in Italia, ormai è passata l’idea che se una cosa è gratuita vale poco mentre se ha valore in qualche modo deve essere remunerata. Quindi punteremo molto su quell’aspetto e avremo anche una app per leggere la versione su carta del giornale in digitale, che è una cosa antica però in Italia molto richiesta. Le persone vogliono vedere come è fatta la prima pagina, come sono i titoli e quindi cercheremo di andare oltre, sperimenteremo nuovi canali, ad esempio su Instagram dove si applicano modelli di business nuovi. In prospettiva, da qui a qualche mese, speriamo che quella sia una parte importante del lavoro».

Ci saranno anche riunioni di redazione visibili al pubblico?
«Le riunioni in diretta sono un po’ finte, le cose importanti le discuti a parte perché ci sono i concorrenti. Ritaglieremo momenti appositi in cui il sottoscritto o altri giornalisti ci mettiamo a disposizione per raccontare le nostre scelte e per interagire con i lettori con un’immediatezza che prima non era possibile. Le dirette via Facebook erano passive, adesso si usa Zoom dove entrano tutti e si interloquisce direttamente. Questa è una cosa nuova».

Solita questione: i giovani. Come si fa a farli appassionare a un quotidiano visto che se ne sono allontanati quasi completamente?
«Faremo un giornale che vuole essere molto comprensibile, lavoreremo sul linguaggio perché sia chiaro nella parte giornalistica e moderno nella parte delle idee dove agiranno scrittori molto contemporanei che scrivono in modo nuovo e fresco. E poi parleremo di temi che interessano ai lettori giovani: soprattutto l’ambiente ma anche la tecnologia. E ne parleremo in modo serio, cioè trattando questi problemi approfonditamente non solo in maniera folcloristica tipo “è uscita questa nuova tecnologia, guardate Elon Musk cosa ha inventato…”. No, andremo a fondo. Nella parte culturale prenderemo sul serio i temi di cui parlano influencer come Chiara Ferragni. E non penseremo solo agli anniversari di eventi o personaggi, cose che piacciono tanto ai giornali, noi cercheremo di essere più contemporanei».

Siamo nelle Langhe, un territorio con molte peculiarità. Vi occuperete anche del locale?
«Non avremo cronache locali, ma cercheremo di sostenere progetti di inchiesta che partono da storie radicate sul territorio che intendiamo portare a livello nazionale. Ma l’attenzione sarà sempre sulle inchieste e non sulla copertura dei fatti di cronaca».
A Domani, allora.