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Il ciclismo di una volta, gli aneddoti e i ricordi: Cassani e Conti conquistano i cuneesi

Il ct della Nazionale di ciclismo e il giornalista sono stati ospiti di Scrittorincità per presentare il libro che hanno scritto insieme, "Le salite più belle d'Italia"

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Mettete Beppe Conti e Davide Cassani in una sala e fateli parlare di ciclismo. Il risultato? Quello che è accaduto al Centro Incontri della Provincia di Cuneo in uno degli appuntamenti di Scrittorincittà 2018: una platea rapita dai due relatori, che con simpatia e leggerezza, ma anche con grande competenza, hanno raccontato aneddoti e ricordato episodi del mondo del ciclismo, che in vesti diverse hanno vissuto per tanti anni e continuano a vivere.

Il giornalista e il ct della Nazionale di ciclismo erano a Cuneo per presentare il libro che hanno scritto insieme, “Le salite più belle d’Italia. Segreti, preparazione, storia ed eroi”, edito da Rizzoli ed uscito un mese fa. “Come lo abbiamo scritto? Diciamo che in questo caso io ho fatto il capitano e ho lasciato che lui lavorasse di più, come un gregario”, ha detto Cassani, che ha poi spiegato cos’è la salita per un ciclista: “E’ l’essenza di questo sport, perché è fatica: appena si presenta una corsa, il ciclista va a vedere dove c’è salita. Quella del mio cuore? L’Abetone, dove vinsi il Trofeo dello Scalatore. Lo so, non sarà un Giro, ma per me ogni vittoria era importante. E poi quella è la salita dove Fausto Coppi realizzò la sua prima impresa”.

Già, Coppi. Impossibile non riesumare esilaranti aneddoti sul grande Fausto e Gino Bartali: “Avevano una rivalità incredibile, non si potevano vedere – ha raccontato Conti -. Non si nominavano neanche, dicevano ‘quello là’. Ma avevano un grande rispetto l’uno dell’altro, tanto che Bartali sarebbe diventato il direttore sportivo di Coppi se Fausto non fosse morto nel 1960”.

Ciclismo d’altri tempi, un ciclismo spietato, come ha ricordato Conti citando un detto piemontese dell’epoca e strappando una fragorosa risata in sala: “La corsa è corsa, i soldi sono soldi, la pietà è morta”. Un ciclismo in cui era possibile perdere un Giro per una pipì: “Successe a Charly Gaul nel 1957: stava dominando quel Giro, ma in una delle ultime tappe decise di fermarsi per un bisogno impellente. Mentre faceva pipì, lui, lussemburghese, fece un gestaccio ai francesi, che lo attaccarono selvaggiamente. Da solo, tirò come un matto per recuperare, ma poi crollò, perdendo quel Giro”.

“Oggi cose come questa non succederebbero mai, c’è tanto far play, fin troppo”, ha chiosato Cassani, che ha anche parlato del Fauniera: “Salita bellissima, entrata nella storia per l’impresa di Pantani nel 1999: da troppo tempo manca dal Giro, sarebbe il momento giusto per riproporla”.