Catena di mobilifici abbandona dati dei clienti nei boschi di Ceva: denunce e verbali fino a 480.000 euro | Scoperte gravi violazioni della privacy ai danni di oltre 80 famiglie

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I Carabinieri Forestali di Ceva ed Ormea, coordinati dal Sostituto Procuratore dott.ssa Carla Longo, nei giorni scorsi hanno concluso un’importante indagine relativa alla tutela dei dati personali.

Nello specifico hanno scoperto che le procedure di consegna eseguite per conto di una nota catena di mobilifici, non rispettavano minimamente la privacy degli acquirenti, esponendoli al rischio di furto di identità.
Tutto é iniziato mesi fa, quando durante un normale controllo volto a contrastare l’abbandono di rifiuti, i carabinieri forestali rinvenivano all’interno di un bosco sito in Comune di Ceva, nei pressi della S.S.28, un centinaio di fogli relativi alle consegne di materiali di arredamento.

 

Sugli stessi erano contenuti i dati personali degli acquirenti, completi di indirizzi, numeri di telefono cellulare e, in alcuni casi, anche della firma olografa.
Per evitare che gli stessi finissero nelle mani sbagliate, con possibili gravi conseguenze, i militari li ponevano immediatamente sotto sequestro.
Analizzati i documenti e svolte le opportune indagini anche presso la sede aziendale torinese emergeva una totale non curanza della normativa della privacy in quanto le ingenti documentazioni contenenti i dati sensibili non venivano distrutte dopo l’uso come previsto dalla legge ma conservate in modo indeterminato e casuale.

 

In sostanza è emerso che l’azienda, con migliaia di dipendenti e varie sedi in svariate province italiane, non rispettasse le misure di sicurezza minime per la gestione dei dati personali ne istruisse opportunamente come previsto il suo personale.

A fine giornata i fogli delle consegne venivano gettati integri insieme al cartone degli imballaggi e immessi ancora completamente leggibili nel circuito di recupero della carta.
Dopo ulteriori indagini i carabinieri forestali scoprivano che alcuni autisti li portavano addirittura a casa, conservandone copia anche per anni. Nella migliore delle ipotesi tali documenti sono stati utilizzati in inverno per alimentare il caminetto di casa.

 

Come previsto dalla normativa, è stato segnalato all’Autorità Giudiziaria il legale rappresentante dell’azienda, con trasmissione della pratica al Garante per la Protezione dei Dati Personali, con sede unica a Roma.
Il Garante della privacy impartiva quindi le dovute prescrizioni per la corretta gestione dei dati personali che venivano finalmente recepite dall’azienda, la quale si dotava anche di specifica apparecchiatura distruggidocumenti.
Onde poter chiudere il procedimento penale, il legale rappresentante ha pagato immediatamente una sanzione amministrativa di 30.000 €.
A fronte di tutte le violazioni rilevate, i carabinieri forestali hanno elevato a suo carico un ulteriore verbale amministrativo che, commisurato all’importanza dell’azienda, potrà raggiungere anche i 480.000 €.
L’importo finale verrà stabilito dal Garante nei prossimi mesi, in attesa del 25 maggio 2018, giorno in cui entrerà in vigore la nuova normativa europea sulla privacy. La stessa si annuncia ancora più severa.