Concluso nel monregalese il corso per tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico

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Si è concluso oggi il corso destinato ai tecnici del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) per la qualifica di Tecnico di Soccorso Speleologico specializzato in Tecniche di Recupero.

Quest’anno, quattro grotte, tutte all’interno del territorio cuneese, sono state teatro dell’importante appuntamento nazionale organizzato dalla Scuola Nazionale Tecnici di Soccorso Speleologico (SNaTSS).

 

Dal 22 al 26 giugno, le grotte delle montagne monregalesi hanno ospitato numerosi partecipanti dalle delegazioni CNSAS di tutta Italia: una selezione di esperti tecnici di Soccorso Speleologico addestrati da istruttori nazionali della SNaTSS con il supporto logistico della I Delegazione Speleologica e della XVI Delegazione Alpina e con l’ospitalità del Comune di Fontane.

La suggestiva Grotta turistica di Bossea è stata utilizzata come palestra di roccia per mettere in opera le tecniche avanzate oggetto del corso; mentre le prove pratiche sono state distribuite nelle profondità delle grotte Artesinera, Orso di Pamparato e Mottera.

 

L’obiettivo era formare nuovi volontari specializzati del CNSAS che verranno chiamati a intervenire per realizzare i dispositivi di recupero di infortunati in ambiente ipogeo o in caso di gravi calamità.

I tecnici allievi hanno effettuato numerose manovre di movimentazione di barelle – con figuranti nel ruolo di feriti – in condizioni particolarmente complesse dove le manovre tradizionali, padroneggiate da tutti i tecnici di soccorso speleologico, non possono essere eseguite.

 

Fra l’altro, gli allievi hanno potuto sperimentare le nuove tecniche di recupero su corda singola, anziché su due corde parallele. Queste permettono di effettuare manovre più complesse e di portare in salvo un ferito con un notevole risparmio di materiali, una maggiore rapidità nell’attrezzamento e nel recupero; fattori determinanti in caso di interventi a grande profondità.

Il corso comprendeva anche lezioni teoriche sulla sicurezza delle manovre e sulle regole da rispettare nella realizzazione dei sistemi di recupero più avanzati.

 

“Ora è responsabilità degli allievi portare nelle proprie realtà territoriali non solo le nuove competenze acquisite ma soprattutto lo spirito unitario che caratterizza l’intera struttura” – dice Angelo Iemmolo, direttore del corso – “ questo è il fattore determinante per l’efficacia degli interventi di soccorso in ambiente impervio o ostile: i compiti operativi che lo Stato assegna al CNSAS”.

 

Gli allievi ora hanno a disposizione diversi mesi per impratichirsi nelle complesse manovre con l’ausilio dei volontari della propria delegazione di soccorso speleologico e prepararsi, quindi, a sostenere il prossimo aprile gli esami per conseguire la qualifica.

 

Il percorso formativo è, infatti, assai selettivo poiché il ruolo che i nuovi tecnici speleosoccorritori specializzati in tecniche di recupero saranno chiamati a ricoprire prevede una elevatissima preparazione tecnica oltre a forte motivazione e senso di responsabilità. Si tratta di caratteristiche necessarie a tutti i volontari membri di un corpo altamente specializzato che porta la propria esperienza e abilità al servizio di tutti coloro che si trovano in difficoltà in ambienti ostili e difficilmente accessibili come le grotte ma che è chiamato ad intervenire anche nelle più gravi calamità, come – negli ultimi anni – i terremoti in Abruzzo e in Emilia o il disastro della Costa Concordia.