Tagli sanità, Confindustria Cuneo: “Alla Regione non interessa il dialogo con le strutture private”

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“Accettando, suo malgrado, i tagli imposti dalla delibera di Giunta regionale di inizio agosto, la sanità privata si troverà costretta a ridimensionare ulteriormente i propri servizi. Il provvedimento della Regione preoccupa soprattutto per lo spirito con cui è stato preso, tanto che la prima bozza prevedeva tagli ancora più pesanti, poi fortunatamente smorzati”.

Proprio mentre il Governo sembra intenzionato a confermare la stretta sui fondi alla Sanità delle Regioni, il presidente della sezione Sanità di Confindustria Cuneo, Paolo Spolaore, è netto nel contestare la Delibera (n. 13-2022 del 5 agosto), con cui la Regione Piemonte ha approvato gli schemi di contratto per il triennio 2014-2016 delle prestazioni sanitarie erogate dalle strutture di cura private.

 

Dai circa 599 milioni di euro messi a disposizione di tutte le realtà private del Piemonte nel 2015, infatti, si passerà ai 583 milioni del 2016; numeri giudicati non sufficienti e soprattutto significativi della difficoltà politica nel considerare il privato una risorsa: “Questo provvedimento è segno di una visione non strategica della sanità privata da parte della politica regionale, a cui non interessa ricercare un dialogo costruttivo – continua Spolaore -. Questo a mio parere è un grosso errore in quanto la flessibilità e la produttività delle strutture private potrebbero integrarsi sinergicamente con quelle pubbliche, portando a benefici economici non da poco per le casse della Regione. Ciò non avviene e il comparto privato continua ad essere visto come un concorrente della sanità pubblica”.

 

La costante diminuzione delle risorse a case di cura e laboratori privati, oltre a non aprire il campo alla crescita di tali strutture sul territorio, alimenta anche la ‘fuga’ dei pazienti piemontesi in altre regioni. Nel 2013 sono stati oltre 47mila i ricoveri fuori regione (mobilità passiva), contro i 39mila casi di pazienti provenienti da altri territori italiani che hanno scelto il Piemonte per farsi curare (mobilità attiva). Questo divario ha importanti ricadute in termini strettamente economici, con il Piemonte che ha dovuto versare nelle casse di altre regioni d’Italia oltre 173 milioni di euro, per le prestazioni dei propri cittadini che sono andati a farsi curare altrove. Di contro ha incassato circa 148 milioni dalla mobilità attiva, ma il saldo generato è di segno negativo per oltre 25 milioni di euro.

 

“Di fronte a questi dati si capisce bene come la capacità di attrarre pazienti sul proprio territorio abbia degli effetti economici importanti e in questo la sanità privata potrebbe essere a supporto di quella pubblica almeno in alcune branche della medicina, ma serve la volontà politica di ricercare delle sinergie”, conclude Spolaore.