Confindustria Cuneo: la legge sul consumo del suolo rischia di bloccare ogni sviluppo imprenditoriale | Domani alle ore 14,15 in Confindustria Cuneo si svolgerà un seminario tecnico

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La nuova legge quadro sul “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato”, in discussione alla Camera dei Deputati, avrà pesanti ripercussioni per le imprese che hanno spazi edificabili non ancora costruiti, con inevitabili ricadute e conseguenze negative sulle future possibilità delle aziende di ampliare o modificare i loro spazi produttivi.

Al fine di approfondire gli aspetti tecnici e legislativi del problema e, soprattutto, di suggerire possibili rimedi e contromisure, Confindustria Cuneo martedì 16 giugno alle ore 14,15 ha organizzato presso la sua sede di Cuneo (corso Dante, 51) un seminario tecnico a cui interverranno, oltre al presidente Franco Biraghi, due esperti del settore, Marco Ravazzolo (funzionario Area Politiche Industriali Confindustria) e Marcello Cruciani (dirigente Direzione Legislazione Mercato Privato Ance). La partecipazione è libera previa prenotazione telefonando allo 0171/455503 o scrivendo a [email protected].

 

Al centro dei lavori c’è la legge quadro C-2039, che in teoria dovrebbe operare ai fini della tutela del paesaggio e dell’ambiente, ma che in realtà rischia di impedire ogni normale forma di crescita aziendale causando una serie di effetti collaterali difficili da ammortizzare per le imprese, soprattutto in questo difficile periodo. Il problema originario del disegno di legge è che l’obiettivo dell’utilizzo sostenibile della risorsa “territorio” viene perseguito esclusivamente attraverso la tutela del suolo agricolo e con un approccio “sanzionatorio”, basato su divieti e sanzioni per le attività economiche. In pratica il provvedimento finisce per tutelare in via generalizzata il paesaggio, l’ambiente, il consumo e il riuso del suolo, esclusivamente mediante sacrifici per ogni genere di attività che non sia connessa all’agricoltura.

 

Una delle conseguenze negative portate dalla norma è che le aziende che avranno bisogno di ampliare la propria attività si troveranno costrette a delocalizzare, in quanto facilmente non potranno più costruire nei terreni edificabili già di loro proprietà limitrofi ai propri stabilimenti. Alcune tipologie di attività produttive, inoltre, sono difficilmente rilocalizzabili e faticheranno a trovate condizioni localizzative adeguate in aree già urbanizzate. Una soluzione percorribile per le aziende che si trovano in tale situazione, potrebbe essere quella di impermeabilizzare il terreno edificabile non ancora costruito per evitare che diventi agricolo, ma i costi dell’intervento sono proibitivi. Discorso a parte merita l’edilizia, che se questa legge entrasse in vigore vedrebbe alquanto limitata la sua libertà d’iniziativa: in nome del riuso del suolo edificato, infatti, invece di poter edificare su nuovi terreni le imprese edili dovrebbero prevalentemente ristrutturare zone già edificate, con aggravio di costi e rischio reale di minor appetibilità degli edifici.

 

La carenza principale delle legge è quella di non affrontare il problema del consumo del suolo e della tutela del paesaggio in modo organico e strutturale: solo attraverso la difesa dei siti produttivi si potrà contare su tecnologie, innovazioni ed investimenti in grado di salvaguardare l’ambiente e accrescere la competitività delle aziende in ogni settore, contribuendo così al rilancio territoriale, economico e produttivo dell’Italia.