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Rabino e la rinuncia al vitalizio: “Rendita a vita inaccettabile in un momento come questo” | Intervistato da Bechis di Libero, ha ribadito la propria posizione

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È tornata d’attualità, negli ultimi giorni, la rinuncia al vitalizio da consigliere regionale dell’albese Mariano Rabino, deputato di Scelta Civica. A riproporre il tema, l’inchiesta sull’argomento del quotidiano Libero dedicata ai “Papponi delle pensioni”: intervistato da Franco Bechis, Rabino ha esplicitato la propria posizione, che lo distingue da tutti i colleghi parlamentari.

Le vostre inchieste sono sacrosante, però con queste battaglie che fate il risultato è che alla fine veniamo messi tutti sullo stesso piano. Non mi va di essere confuso nel gruppo: io ho rinunciato al vitalizio da consigliere regionale, maturato nella consigliatura 2005-2010”. Come? “Ho preso contatto con la dottoressa Bertini, che dirige il Consiglio regionale: mi ha fatto firmare un modulo con cui ho rinunciato al vitalizio”.

 

Per fornire qualche numero: dal compimento del 65° anno di età, un ex consigliere regionale, per aver svolto un mandato, avrebbe diritto a circa 3.000 euro mensili. Moltiplicati per dodici mesi, con un’aspettativa media di vita, ipotizziamo, di quindici anni, la somma ammonterebbe a 540.000 euro: oltre mezzo milione di euro, a fronte di contributi effettivamente versati ampiamente inferiori a questa cifra, che avrebbero dovuto portare a incassare un assegno al massimo fra i 65 e i 70 anni, forse uno in più considerando gli interessi maturati.

 

Già sei mesi fa, in occasione della proposta di abolizione dei vitalizi depositata alla Camera da Scelta Civica, l’onorevole Rabino dichiarava: “Garantire a chi fa politica una rendita a vita, a prescindere dai contributi effettivamente versati al Paese, è in assoluto la cosa più inaccettabile in un momento come questo – conclude Rabino –; il vitalizio regionale è un privilegio non più sostenibile. Il paradosso è che, oggi, i soldi necessari per pagare i vitalizi dei consiglieri cessati superano ormai quelli per pagare le attuali indennità”.

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