Comuni contro Poste per la consegna a giorni alterni in 900 centri | Gravissimo il via libera del Garante. Uncem invita i Comuni a dire NO al nuovo Piano. Dura posizione di Enrico Borghi

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NO alla consegna della corrispondenza a giorni alterni. NO ai piani di Poste italiane senza concertazione con le istituzioni e i rappresentanti degli Enti locali. NO ai tagli di servizi che sono il primo passo verso la smobilitazione di Poste dai Comuni montani e dalle aree rurali.

Uncem si schiera contro le nuove decisioni di Poste. Dopo il congelamento del piano di gennaio che prevedeva la chiusura degli uffici e la riduzione degli orari di apertura, i Comuni sono mobilitati contro il nuovo documento nel quale l’azienda prevede il recapito a giorni alterni della corrispondenza in oltre 900 enti piemontesi, senza peraltro elencarli. Un piano di fatto avvallato da AgCom, l’Autorità garante per le Comunicazioni, che a luglio dello scorso anno aveva invece preso posizione difendendo i servizi postali nei Comuni montani e nelle aree marginali del Paese, zone “a domanda debole”.

 

Ora il cambio di posizione che ha già spinto alla mobilitazione l’Uncem e l’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna guidato dall’on. Enrico Borghi.

Con la delibera n. 163/157cons. l’Agcom ha avviato una consultazione pubblica sulla proposta di Poste Italiane relativa all’autorizzazione di un modello di recapito a giorni alterni degli invii postali rientranti nel servizio universale. La proposta di Poste Italiane in sintesi, riguarda l’implementazione del recapito a giorni alterni in 5.296 Comuni, individuati sulla base dell’ultimo elenco di Comuni italiani pubblicato dall’Istat il 30 gennaio 2015. La frequenza a giorni alterni è calcolata su base bi-settimanale. Con la medesima frequenza verrebbe svolta anche l’attività di vuotatura delle cassette di impostazione. Poste Italiane prospetta un percorso in tre fasi per una graduale implementazione del nuovo modello di recapito e una progressiva estensione del numero di utenti interessati, fino al raggiungimento, entro la fine del 2017, del limite massimo di 1/4 della popolazione nazionale.

 

L’Intergruppo Parlamentare per lo Sviluppo della Montagna che si è riunito la scorsa settimana a Roma alla presenza del Viceministro alla Giustizia Enrico Costa, ha valutato la gravità della situazione e analizzato i motivi, di diversa natura, per contestare le modalità di applicazione del modello di recapito a giorni alterni degli invii postali rientranti nel servizio universale descritte nel documento posto in consultazione dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Per questo motivo, il presidente dell’Uncem e dell’Intergruppo Borghi ha inviato a tutti Comuni montani del Paese una lettera con i quali si invita a partecipare alla consultazione segnalando le distorsioni di un sistema che determinerebbe una grave discriminazione in particolare per i Comuni montani.

 

Non possiamo accettare questa nuova presa di posizione di Poste – evidenzia Borghi – Ancora una volta le scelte aziendali non vengono concertate con le istituzioni, con i rappresentanti dei Comuni. I tagli vengono calati dall’alto in nome di una razionalizzazione che è l’anticamera dello smantellamento del servizio in centinaia di Comuni. Lo trovo molto grave”.

 

Uncem ha chiesto alla Giunta regionale, in particolare al vicepresidente Aldo Reschigna, e al Consiglio attraverso l’Intergruppo Amici della Montagna guidato da Antonio Ferrentino, una presa di posizione immediata contro questa nuova forzatura di Poste. Positivi in questa direzione gli incontri territoriali avviati da Giunta e Consiglio regionale dove i Comuni ribadiscono – ancora venerdì scorso a Torino – la massima contrarietà ai piani di riduzione di Poste.

 

Il nuovo piano di consegna a giorni alterni – spiega Lido Riba, presidente Uncem Piemonte – mina ogni possibile dialogo con l’azienda alla quale abbiamo fatto precise proposte per costruire insieme ai Comuni un ‘Modello Piemonte’, fatto di sportelli multiservizi nelle aree rurali e montane, nonché di servizio di tesoreria nei centri più piccoli dove non vi sono altri istituti di credito. Crediamo nella concertazione, ma Poste deve fare la sua parte. I Comuni sono mobilitati per chiedere rispetto e servizi efficaci”.