Caso Ceste: per il Gip elementi “numerosi e pregnanti” sulla colpevolezza del marito | Il giudice ritiene che l’omicidio sia “ragionevolmente avvenuto per asfissia”

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Elena Ceste sarebbe stata uccisa in casa, e poi portata di nascosto nel luogo in cui è stata ritrovata. “Escludiamo l’annegamento. Probabile l’asfissia”. È questa la ricostruzione fornita dal comandante dei carabinieri di Asti, colonnello Fabio Federici, dopo l’arresto del marito Michele Buoninconti avvenuto ieri mattina nella sua villetta di Costigliole.

 

Il Movente? Michele avrebbe ritenuto Elena una donna da raddrizzare, dedita a relazioni con altri uomini, e per questo avrebbe deciso di darle una lezione, dopo aver covato odio da tempo per la sua condotta “non controllabile”. Gli indizi nei confronti di Michele Boninconti, dice il Gip, Giacomo Marson nell’ordinanza di custodia cautelare, “non sono soltanto numerosi, ma anche particolarmente pregnanti”.

 

Inoltre, il comportamento dell’uomo, in questi mesi, nel corso degli interrogatori o delle interviste rilasciate, fa emergere la mancanza di una linea di continuità in quello che racconta. “La denuncia di scomparsa – annota il giudice – conteneva una prima descrizione, i chiarimenti forniti a proposito delle ragioni della sparizione della moglie ne conteneva altre”, come ad esempio il particolare della moglie che non stava bene e accusava mal di testa e una sorta di crisi psicotica – che gli inquirenti hanno accertato da testimonianze fosse avvenuto mesi prima – che nel corso delle interviste rilasciate, improvvisamente avveniva la notte prima, o ancora le telefonate che quella mattina il Buoninconti fece al cellulare di Elena, nel corso degli interrogatori, una volta disse di non aver chiamato perché non c’era ancora ragione di farlo, e una seconda che non gli venne in mente, nel rientrare a casa, perché “io quel telefono ce l’ho da subito in mano, mi fa proprio stupido, chiamare un telefono che tengo in mano!“. Secondo gli accertamenti tecnici, Buoninconti chiamò per tentare di capire dove fosse finito il telefono della moglie.

 

 Il giudice cita il frammento di una conversazione, intercettata il 17 agosto, fra Buoninconti e i figli, su un’auto di famiglia. “Con mamma – dice l’uomo – c’ero riuscito a farla diventare donna. Solo, vai a capire cosa ha visto! Diciotto anni della mia vita per recuperarla, diciotto anni per raddrizzare mamma!“. Il gip descrive Buoninconti come “un soggetto al quale nulla deve sfuggire, interessato ad avere tutto sotto controllo, a gestire e organizzare la vita del suo nucleo familiare secondo regole non sindacabili“. “In questo contesto – osserva – si inserisce un elemento di rottura dirompente: la scoperta del tradimento della moglie, preceduta da una forte crisi matrimoniale manifestatasi almeno dal mese di ottobre 2013”.

 

Subito dopo averla uccisa, soffocandola nel suo letto coniugale, sorpresa e assassinata dal marito dopo essersi occupata “della propria igiene personale“, secondo quanto scritto dal gip Giacomo Marson nell’ordinanza di custodia cautelare, Elena Ceste fu “denudata” e gettata nel Rio Mersa.

 

Il gip di Torino sottolinea anche che l’uccisione e l’occultamento del cadavere della donna “sono stati pressoché contestuali”. “Il mancato rinvenimento di brandelli di tessuto, bottoni, fibbie – afferma infatti il giudice alla luce delle perizie effettuate – evidenzia che la persona offesa non poteva indossare alcun tipo di abito nel momento in cui il suo corpo è stato immerso nel rigagnolo”. Inoltre, prosegue, al momento dell’allontanamento “la vittima non portava certamente gli occhiali, che sono stati rinvenuti nella medesima abitazione e che pure le erano indispensabili in quanto presentava un rilevante deficit visivo”.