Andriotto, ex comandante dei Vigili del fuoco: “Cuneo mi ha dato molto sotto ogni punto di vista”

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Dal prossimo 15 settembre entrerà in servizio presso il Comando di Ferrara

Giovedì 4 settembre 2014 – 11.00

“Partire è un po’ morire”, scriveva il poeta. Ma il momento dei saluti è l’occasione buona anche per tracciare un bilancio.
 Così è per l’ingegner Ermanno Andriotto, il quale, dopo tre anni e mezzo alla guida del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Cuneo, è stato chiamato a rivestire un’analoga posizione apicale a Ferrara, a partire dal 15 settembre.

 

A Cuneo Andriotto ha ricoperto un incarico importante e impegnativo, come confermano i numeri del 2013: 9.500 interventi, di cui un 30 per cento relativo a incendi e un 20 per cento legato a incidenti stradali o a danni d’acqua.
Il 50 per cento rimanente va suddiviso tra soccorso a persona generica, soccorso animale, interventi connessi allo smottamento del terreno, crolli, bonifica da imenotteri (api e calabroni) e attività straordinarie fuori provincia.

Il tutto disponendo di circa trecento operatori effettivi e di altrettanti volontari, i quali possono contare su 150 mezzi di soccorso di varia natura, dalle autobotti ai furgoni attrezzati per interventi in ambito nucleare, chimico o batteriologico.

 

Ingegner Andriotto, che opinione si è fatto della realtà cuneese?

“Quando si lascia un luogo di lavoro vengono in mente soprattutto i ricordi belli. C’è sempre un senso di gratitudine e di compiacimento per quanto fatto: direi che è così anche in questo caso. È stata un’esperienza indimenticabile sotto ogni punto di vista, a partire dalla qualità, anche morali, delle persone. Ho trovato un ambiente sano, con uno spiccato senso del dovere e del lavoro. Oltre a ciò, nella direzione del Comando di Cuneo ho avuto modo di affrontare anche problematiche connesse ad attività e/o organizzazioni specifiche, quali la gestione del soccorso aeroportuale, il servizio di soccorso presso il tunnel stradale del Tenda, l’organizzazione e la gestione della componente volontaria dei Vigili del fuoco. Sono tutte esperienze che impegnano molto, ma che fanno crescere”.

 

Ha accennato alla componente volontaria dei Vigili del fuoco. Molto spesso noi cittadini facciamo fatica a capire i rapporti tra questa parte e quella dei Vigili del fuoco effettivi…

“Credo dipenda dall’ambiguità dello “status” giuridico dei distaccamenti volontari. Sul territorio, in genere, ci sono organizzazioni, enti di volontari locali, comunali o provinciali che hanno uno “status” giuridico limitato al proprio àmbito geografico. Ciò li rende autonomi “dalla A alla Z” dal punto di vista economico, organizzativo e operativo. I distaccamenti dei Vigili del fuoco volontari sono tali nel momento in cui i Vigili che vi operano sono persone che di norma fanno un altro lavoro e danno la propria disponibilità, ma tale distaccamento volontario è comunque incardinato nel sistema nazionale dei Vigili del fuoco. La caserma dei Vigili del fuoco volontari fa parte dei Vigili del fuoco a tutti gli effetti. Nel momento in cui si indossa la divisa, è l’equivalente di un distaccamento permanente e deve soddisfare gli stessi requisiti. Un distaccamento di volontari è parte integrante del Comando provinciale”

 

Ovviamente siete molto operativo, però svolgete anche un ruolo di prevenzione…

“Nella nostra società si fa fatica a prendere coscienza del concetto di prevenzione e allora la nostra attività è stata anche quella di entrare nelle scuole, oppure di aprire la caserma agli studenti. Abbiamo creato anche un rapporto molto stretto con le associazioni di categoria in ambito produttivo, per sensibilizzare su questi temi e cercare di far capire che, spendere in sicurezza in maniera intelligente, è sicuramente un investimento per il futuro. Mi pare di poter dire che questo sforzo stia dando buoni risultati, Lo vediamo dal numero e dal tipo degli interventi che facciamo, dalla qualità dei progetti e dalle risposte che riceviamo”.

 

In un momento di crisi, quanto è difficile portare avanti un’attività tanto impegnativa anche dal punto di vista economico?
“È chiaro che dobbiamo investire le risorse nel miglior modo possibile: anche noi, com’è doveroso che sia, stiamo cercando di riorganizzare i nostri servizi, facendo in modo che il costo d’esercizio possa essere il più basso possibile. Negli ultimi anni riusciamo a dare lo stesso servizio con una riduzione dei costi di almeno del 40 per cento! Dall’altra parte, però, bisogna tenere conto che gli anni passano non solo per gli uomini, ma anche per le macchine e che le tecnologie sono in costante evoluzione, per
cui è necessario che ci siano investimenti su questi aspetti. Investimenti anche onerosi, dal momento che le nostre macchine costano centinaia di migliaia di euro e che il Comando conta ben 22 distaccamenti di servizio”.

 

Nell’immaginario i vostri compiti vanno dal tirar giù il gattino dall’albero al domare le fiamme più spaventose. Nella realtà?

“L’ambito di competenza nostro è, nel limite delle possibilità, aiutare il cittadino quando è in difficoltà, dalla fuga di radionuclidi di una centrale atomica francese al gattino che sta sopra l’albero e non riesce a scendere. Quando arriva una chiamata di una qualsiasi persona che si trova in un posto qualsiasi del nostro territorio e che ci chieda aiuto, noi interveniamo”.

 

Di cosa, tra quanto lascia al nuovo Comandante (Francesco Orrù, ndr), va più orgoglioso e cosa porterà con sé di questa esperienza cuneese?

“Al nuovo Comandante penso di lasciare un buon Comando, sufficientemente organizzato e preparato. Quello che mi porterò via è il ricordo di una bella realtà, dove ho avuto modo di affrontare problematiche che hanno comportato una certa gratificazione nel trovarvi una soluzione. È poi mi porto dietro il ricordo di una bella società, di belle persone e di un bel territorio“.

 

I Vigili del fuoco raccolgono un affetto incondizionato da parte della popolazione. Voi operatori lo percepite?
“Sentiamo questo affetto ed è una percezione che, senza dubbio, ci dà molta soddisfazione, ma che soprattutto ci impegna al massimo nel fare in modo di poter dire, a fine turno, che ce lo siamo meritato”.

 

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(©Rivista IDEA 4/009/2014 – n°32)