Piante esotiche invasive, la situazione in Piemonte

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Il Piemonte vanta una lunga tradizione di studi botanici, caratterizzati sin dagli esordi – a metà del XVIII secolo – anche dall’attenzione per le specie esotiche, in un primo tempo rivolta verso quelle coltivate all’interno degli orti botanici, in seguito anche verso quelle che, sfuggendo alla coltura, si diffondevano negli ambienti naturali. Già Carlo Allioni, autore della prima flora regionale (la Flora Pedemontana del 1785) e il suo contemporaneo Carlo Ludovico Bellardi riconoscevano come estranee alla flora locale alcune entità, tra cui Abutilon theophrasti, Erigeron canadensis, Phytolacca americana, Robinia pseudacacia, Sorghum halepense, conservandone nei loro erbari esemplari raccolti in natura.

 

Alle importanti opere di Saccardo (1909) e di Béguinot e Mazza (1916) che analizzano l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche a livello nazionale, si affiancano i lavori dei botanici piemontesi Trinchieri (1905), Gola (1910), Mussa (1916), i quali, percependo l’importanza degli orti botanici come centro di diffusione delle specie esotiche e riconoscendo l’impatto che esse potevano avere sulla flora indigena, ne stilano i primi elenchi regionali. L’intensa ricerca floristica che da sempre caratterizza la nostra regione ha portato a un notevole approfondimento delle conoscenze sulla flora esotica. Si è così passati dall’elenco di 52 specie di recente spontaneizzazione nel lavoro di Gola del 1910 alle 282 entità del primo elenco esaustivo regionale, compilato da Abbà nel 1980 (l’analisi delle raccolte di Abbà compiuta da Pistarino e collaboratori nel 1999 le ha fatte salire a circa 400).

 

L’elenco regionale aggiornato al 2010, nell’ambito del progetto nazionale Flora alloctona d’Italia, ha raggiunto 371 entità (sono state escluse le specie spontanee in altre zone d’Italia e numerose specie casuali, residuo effimero di coltivazioni, che erano invece incluse nell’elenco di Abbà). Si tratta di un elenco in costante aggiornamento e di un numero in continua crescita. Nella nuova checklist della flora vascolare italiana, in corso di pubblicazione (Bartolucci et al., in stampa), saranno incluse circa 560 entità (comprese, in questo caso, quelle spontanee in altre zone d’Italia). Le 371 specie esotiche presenti in Piemonte costituiscono ben il 36% delle 1023 esotiche segnalate in Italia. E’ un valore molto elevato, che colloca il Piemonte al terzo posto in Italia come numero di specie esotiche.

 

Quante sono le specie vegetali esotiche in Piemonte?

Ciò si può spiegare con la sua estensione territoriale (di 25387 km2, la seconda in Italia), l’elevato dislivello altitudinale (da 65 m s.l.m. nel comune di Isola S. Antonio -AL- a 4633 m s.l.m., sul massiccio del Monte Rosa) e la notevole eterogeneità ambientale, sia dal punto di vista morfologico, che geologico e climatico. Questi fattori favoriscono non solo l’elevata diversità floristica complessiva, ma anche la diversità di specie esotiche. Il numero di esotiche presenti in Piemonte rappresenta un contingente percentuale notevole (10,5%) anche rispetto al numero complessivo di specie componenti la flora vascolare regionale (3521 entità nell’ultima revisione pubblicata della checklist italiana, del 2007). Tale valore colloca la regione al quarto posto tra le regioni italiane e non è molto distante dal valore medio nazionale (13,4% delle circa 7600 entità della flora italiana), o a quello di paesi confinanti (12,6% per la Svizzera e 10,2% per la Francia).

 

Per spiegare l’abbondanza di specie esotiche nella regione è necessario prendere in considerazione anche altri fattori, oltre all’estensione e all’eterogeneità del territorio, che hanno favorito l’introduzione sia volontaria, sia accidentale di piante esotiche. Il Piemonte infatti possiede importanti poli commerciali e industriali, che comportano un intenso traffico di merci e, con esse, di piante clandestine; la presenza di un aereoporto internazionale, e di un altro importante in prossimità dei confini regionali, facilita notevolmente l’arrivo – involontario – di nuove specie; il settore florovivaistico è molto sviluppato, soprattutto nella zona dei laghi, dove il clima è particolarmente favorevole alla coltivazione di piante; non ultima la affermata tradizione, che risale già al XVII secolo, per la creazione di parchi e giardini, dove vengono coltivate soprattutto entità esotiche ornamentali. Le specie esotiche presenti in Piemonte hanno quindi seguito sia la via dell’introduzione accidentale che di quella intenzionale. Anche in letteratura si sottolinea il fatto che generalmente il numero e la percentuale di specie alloctone (ma anche il contingente di invasive) risultano più elevati nelle regioni più estese e più densamente abitate, industrializzate e urbanizzate, quali appunto le regioni del Nord Italia. La fitta rete di fiumi e canali e la sviluppatissima rete stradale e ferroviaria, corsie preferenziali per la propagazione delle nuove specie, hanno poi aiutato le esotiche a diffondersi, dai focolai di introduzione al resto della regione.

 

Dove si trovano?

Non si sono però diffuse con la stessa intensità in tutto il territorio; infatti – per ora – sono concentrate principalmente nelle aree planiziali e di fondovalle, che sono quelle più densamente popolate, maggiormente percorse da infrastrutture viarie, estesamente occupate dall’agricoltura intensiva, dalle industrie e dalle città; tutto ciò ha determinato una forte riduzione delle aree a vegetazione naturale, sostituite da ambienti antropizzati o degradati, che non offrono molta resistenza all’insediamento delle specie esotiche. Anche le aree collinari, a causa soprattutto dell’abbandono di terreni coltivati, ospitano specie esotiche. Le aree montane e alpine, benché subiscano gli impatti di impianti sportivi e insediamenti turistici, oppongono invece una buona resistenza all’invasione, legata principalmente alle condizioni climatiche limitanti (soprattutto le basse temperature invernali). Su 371 esotiche solo 24 sono entrate nella regione biogeografica alpina. Tra le più invasive possono essere citate la falsa camomilla (Matricaria discoidea), che in condizioni di forte disturbo (dato dalla presenza di strade sterrate, parcheggi, piste da sci) è stata trovata fino oltre 2000 m di quota, e l’artemisia dei fratelli Verlot (Artemisia verlotorum), che è la specie esotica che copre il maggiore dislivello altitudinale in Piemonte (quasi 1800 m).

 

Quando sono arrivate in Piemonte?

L’importante tradizione di studi botanici in Piemonte, insieme alla presenza di giardini privati e dell’Orto botanico di Torino (dove a partire dal 1729 è stata documentata la coltivazione, talvolta per la prima volta in Italia, di molte specie esotiche), permette di risalire in molti casi all’anno o almeno al periodo di introduzione delle specie. Nella nostra regione le neofite rappresentano i 4/5 delle esotiche. Per quanto riguarda l’esigua rappresentanza di archeofite, si tratta soprattutto di piante orticole e da frutto, in genere originarie dell’Asia, che talvolta sfuggono alla coltivazione, ma raramente (in circa il 20% dei casi) riescono ad affermarsi e quindi a naturalizzarsi; solo il cencio molle (Abutilon theophrasti), il sorgo selvatico (Sorghum halepense) e Veronica persica hanno manifestato una notevole capacità di riproduzione e diffusione in ambienti agricoli e antropizzati. In Piemonte è presente il 33% delle neofite presenti in Italia (920 entità) e ben il 62% delle archeofite (103 entità).

 

Da dove sono arrivate?

Relativamente alla zona di origine, prevalgono le specie americane (soprattutto nordamericane), sia perché provenienti da climi affini, sia per gli intensi movimenti di merci, persone e piante stesse (per l’agricoltura e la selvicoltura) tra il Nordamerica e l’Italia, avvenuti in misura ancora maggiore a partire dal XIX secolo. Esse costituiscono il 42% circa delle esotiche piemontesi, percentuale leggermente superiore a quella italiana, del 38% circa. A seguire si trovano le specie di origine asiatica, che rappresentano il 35% circa delle esotiche, quelle provenienti da altre zone d’Europa (il 10% circa) e quelle africane (7% circa), mentre quelle originarie di altre parti del mondo sono rappresentate da poche specie.

 

Quali sono le forme biologiche?

Nonostante le specie esotiche più conosciute e note come tali siano le arboree (ad es. la robinia, l’ailanto, la quercia rossa) o arbustive (ad es. la buddleia o albero delle farfalle – Buddleja davidii – e la spirea – Spiraea japonica -, entrambe tuttora coltivate a scopo ornamentale), sono le specie erbacee a prevalere nettamente come numero di specie, e spesso anche in termini di diffusione sul territorio regionale; nel complesso (annuali, bienni e perenni) rappresentano infatti il 79% delle entità.

 

Quali  norme che ci difendono dalle invasive? (a cura di Matteo Massara)

Esistono delle regole volte a prevenire e a gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive. Norme varate a livello europeo che trovano attuazione a livello nazionale e locale. In Piemonte, il 25 maggio 2012 con atto ufficiale della Regione Piemonte è stato costituito il Gruppo di Lavoro Regionale sulle specie vegetali esotiche. Obiettivo principale del Gruppo di Lavoro, creare uno spazio di confronto tra i soggetti che si occupano di questa materia in Piemonte al fine di concordare le più idonee misure di gestione, lotta e contenimento e realizzare delle linee guida pratiche per gli operatori che si trovano a vario titolo ad agire sul territorio e che si devono confrontare con la presenza di flora esotica. L’istituzione di questo Gruppo Regionale rappresenta un’esperienza unica in ambito nazionale e si configura come uno spazio di confronto e condivisione che ha anticipato di qualche anno lo Scientific Forum previsto più tardi dal Regolamento Europeo n. 1143/2014 del 29/9/2014. Maggiori informazioni sul Gruppo Regionale, sulle sue attività e materiali realizzati, sono consultabili sul sito: www.regione.piemonte.it 

 

Il gruppo di lavoro è coordinato dalla Direzione Ambiente, Governo e Tutela del territorio della Regione Piemonte (Settore Biodiversità e aree naturali) ed è composto da rappresentanti della medesima Direzione (Enti gestione aree protette e Settore Ciclo integrato dei rifiuti e Servizio Idrico Integrato), della Direzione regionale Agricoltura (Settore Fitosanitario) e della Direzione regionale Opere Pubbliche, Difesa del suolo, Economia Montana e Foreste (Settore Foreste e Settore Gestione Proprietà Forestali e Vivaistiche), del Museo Regionale di Scienze Naturali, dell’Università degli Studi di Torino (Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi e Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari), dell’IPLA (Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente), dell’ENEA (UTTS Centro Ricerche di Saluggia), della Federazione Interregionale Piemonte e Valle d’Aosta dei dottori Agronomi e dei dottori Forestali, di Arpa Piemonte, del CRA – PLF (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria).

 

Il Gruppo Regionale ha una caratterizzazione operativa e fortemente applicativa sul territorio, in questi anni sono state definite metodologie pratiche di intervento sulle specie esotiche vegetali invasive, è stato dato un supporto per interventi su problematiche locali legate alla presenza di queste specie e sono stati avviati confronti con tecnici del settore e portatori di interesse (vivai, progettisti, Servizi di gestione del verde pubblico…).