Università di Cuneo: chiuso il ciclo di lezioni su turismo ambientale ed enogastronomico

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La Scuola universitaria di Management ed Economia di Cuneo, coordinata dal prof. Giuseppe Tardivo, nell’ambito del corso di “Economia e gestione delle imprese turistiche”, ha ospitato tre lezioni di approfondimento sul tema “Il rilancio dell’economia in “Granda”: turismo ambientale ed enogastronomico”. 

Titolare del modulo di insegnamento è stata la giornalista Rosaria Ravasio, a cui abbiamo chiesto di spiegarcene il filo conduttore. 

 

“Esistono ancora – sottolinea – delle leve economiche capaci di far crescere il nostro territorio. Tra quelle di primissimo piano c’è il turismo. Ma un turismo di nuova concezione che passa attraverso il rispetto dell’ambiente e la qualità dei prodotti enogastronomici. Infatti, solo così, in futuro, saranno garantiti quei margini di guadagno alle aziende utili a creare una ricaduta positiva su tutto l’indotto e la popolazione dell’area considerata”.
Dopo aver analizzato i capitoli “Storia ed evoluzione del turismo”, “Marketing e psicologia del turismo”, “Nuovo turismo: una simbiosi tra enogastronomia e sostenibilità”, l’ultima lezione svoltasi oggi, venerdì 28 aprile, aveva come argomento il quanto mai attuale per il Piemonte e la provincia di Cuneo  “Sfruttare le potenzialità del territorio e dei nostri vini”. Hanno portato il loro contributo di esperienza concreta il produttore vitivinicolo, presidente dell’Accademia del Barolo e fondatore dell’Asta internazionale del Barolo, Gianni Gagliardo di La Morra  (“Barolo: l’esempio di come la cultura della qualità sia vincente se diventa una filosofia di vita”) e l’amministratore delegato dell’azienda vinicola Toso di Cossano Belbo, Gianfranco Toso (“Quando la pianificazione integrata del marketing in un’azienda di famiglia diventa la leva del successo”).
La lezione si è conclusa con l’intervento del viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero, che ha affrontato il tema: “Enogastronomia e qualità: una calamita turistica, il volano della nostra economia”. 

 

Essere relatori in un percorso di approfondimento universitario è anche un riconoscimento per il lavoro svolto come esponente del Governo nel campo della promozione agricola e agroalimentare. Il viceministro ha spiegato come l’enogastronomia possa rappresentare un volano per il rilancio economico dell’area cuneese.  “Non si tratta solo – ha detto – di una nicchia di mercato, come veniva ritenuta fino a pochi anni fa. Questa tipologia di turismo rende un territorio speciale agli occhi di tutto il mondo ed è in grado di trasmettere un’immagine di bellezza e di qualità anche ad altri settori economici. Non solo turismo in senso tradizionale, fatto di ristorazione o offerta alberghiera, ma sviluppo del settore agroalimentare e dell’artigianato, di proposte culturali, di percorsi naturalistici. Insomma, un modo per rendere la nostra storica marginalità, che ha conservato territorio e tradizioni, una risorsa occupazionale ed economica di tutto rispetto”.

 

Quali sono i compiti delle istituzioni per poter coniugare turismo ambientale ed enogastronomico? “Il compito pubblico è quello di assicurare la conservazione e la gestione intelligente del patrimonio paesaggistico, culturale e sociale che rende unica la nostra terra. E per tutelare il territorio si deve innanzitutto garantire che possa essere abitato, assicurando i servizi essenziali: accessibilità, servizi sanitari e scolastici, sicurezza. Chi viene nelle nostre terre vuole apprezzare buona cucina, buoni vini, paesaggi stupendi – dalle Langhe al Roero, fino alle Alpi Marittime: territori ricchi di storia e d’arte -, ma anche vivere esperienze autentiche che possono essere comunicate solo da una comunità viva e vitale. Guai a trasformarci in un grande museo”.

 

Cosa devono ancora fare i produttori della “Granda” per sfruttare le potenzialità del territorio? “Ci sono tre ingredienti per continuare a crescere e avere le giuste soddisfazioni come imprenditori e come cittadini. In primo luogo si deve mantenere e sviluppare la qualità, tanto dei prodotti quanto dei servizi connessi. Poi si deve imparare a lavorare in rete, integrando le proprie proposte con quelle dei colleghi ed evitando inutili e dannose invidie: solo insieme si cresce, in una competizione virtuosa sulla qualità. Infine, bisogna mantenersi ben connessi al territorio, che è il vero motore dello sviluppo per il settore enogastronomico: prodotti locali, cura dell’ambiente e delle relazioni, costruzione di eventi che coinvolgano le comunità. Il tutto pensando in grande, per presentarci a quei milioni di potenziali turisti che cercano qualità e bellezza italiana ma ancora non ci conoscono”.