La musica evocativa di Ludovico Einaudi come colonna sonora dell’ultima sfilata della Maison Armani. Quella passerella, sospesa tra spazio e tempo, è stata attraversata non solo da tessuti leggeri e tagli impeccabili, ma anche dalle note del pianista e compositore nato a Torino e legato indissolubilmente a Dogliani, non a caso autore anche di una composizione dedicata al vino omonimo. L’esibizione milanese musicata da Einaudi ha saputo stupire, commuovere, riportando l’attenzione su una capacità speciale di Giorgio Armani, tipica dei grandi leader, quella di saper scegliere e intrecciare linguaggi diversi, mantenendo sempre fede alla propria idea di eleganza: sobria, essenziale, raffinata.
Sono concetti che hanno coinvolto da vicino un altro torinese con salde origini in Langa ovvero Guido Gobino, artigiano del cioccolato e custode della grande tradizione dolciaria piemontese. Forse non tutti sanno che dal 2018 ha in esclusiva la licenza per produrre i dolci firmati Armani, in tutto il mondo, in particolare negli hotel di alta gamma e nei concept store legati al brand. «Produciamo tutto ciò che è cioccolato ma ci occupiamo anche di altri dolci come panettoni, marmellate, miele – ci spiega il maitre chocolatier –.
Selezioniamo le materie prime, studiamo le ricette e gestiamo la distribuzione. L’80 per cento del prodotto finisce all’estero. È una collaborazione intensa, che va avanti ormai da sette anni». Tutto è cominciato con una chiamata tanto inattesa quanto esaltante: «Fummo convocati in sede. Dopo un primo incontro con alcuni dirigenti uno di questi ci disse che Giorgio Armani voleva cambiare fornitore per il suo brand dolciario e ci fece capire che eravamo noi la sua prima scelta. Sapevo che nel caso non avessi accettato, avrebbero comunque immediatamente coinvolto qualcun altro. E allora ci ho pensato dieci secondi e ho detto sì». Così è partita una collaborazione di straordinario valore: «Ogni anno abbiamo presentato, per ogni collezione (Natale, Pasqua, San Valentino, Ramadan, Autunno), una serie di ricette nuove studiate solo per Giorgio Armani. Erano tre proposte, lui faceva tre assaggi e ne sceglieva una. Dopodiché pensavamo noi alla produzione. Aveva una capacità di selezione organolettica straordinaria tra gusti, essenze e aromi. Del resto, anche i suoi profumi – che ho studiato bene –, i profumi di Armani Privé, rappresentano perfettamente questa capacità di sintesi tra eleganza e sostanza. Armani sapeva esattamente che cosa fosse la qualità. Era il suo grande talento». Qualcosa che ha saputo mirabilmente abbinare alle capacità imprenditoriali. «Non sbagliava un colpo. Neppure in contesti complicati come ad esempio il mercato musulmano», sottolinea Gobino.
Che spiega come lavorare con Armani sia stato «un vero insegnamento. Noi artigiani siamo abituati a curare ogni dettaglio, ma con lui si impara a non accettare mai compromessi. Il lusso non li ammette. Diciamo che non si finisce mai di imparare. Armani è stato un pioniere: è stato il primo stilista a capire che un marchio può estendersi al food, agli hotel, ai ristoranti, agli yacht. Era già avanti molti anni fa».
Dal punto di vista umano, Gobino conserva un ricordo profondo: «Durante il Covid, non ha messo nessuno dei suoi 9000 dipendenti in cassa integrazione, nonostante i negozi chiusi. Ha sempre avuto grande rispetto anche per noi licenziatari, piccoli o grandi che fossimo. È stato un imprenditore illuminato, come Michele Ferrero o Adriano Olivetti: figure che vanno studiate, da cui si impara molto. Per me e mio figlio che mi segue in azienda, sono gli esempi da seguire». Una delle più grandi soddisfazioni, per Gobino, sta in un dettaglio: «Siamo riusciti a ottenere che sulla confezione dei cioccolatini ci fosse scritto “Armani/Dolci by Guido Gobino”. Un’eccezione assoluta. Per dire, sugli occhiali c’è scritto solo Armani, sui profumi lo stesso. Non c’è mai il nome del produttore (ovvero Luxottica e L’Oréal, ndr). Ma noi ce l’abbiamo fatta». Un’altra soddisfazione: ogni Natale, Armani invia a tutti i dipendenti nel mondo un regalo speciale. «Un regalone. Sono 9000 pacchi con cioccolato e dolci firmati Armani. Partono tutti da Torino, e per noi è motivo di orgoglio».
Dopo la morte di Giorgio Armani, la collaborazione procede. «Per il momento non è cambiato niente – dice Gobino –, oltretutto loro continuano a investire sulle collezioni future. Per quanto ci riguarda abbiamo già approvato la linea per la Pasqua 2026. Ci sono le condizioni per continuare con reciproca soddisfazione. Poi, le cose possono sempre cambiare, bisogna essere realisti. Speruma». L’azienda Armani, nei giorni successivi all’addio di Giorgio, aveva chiesto a tutti i fornitori un silenzio stampa totale e il gruppo non ha rilasciato dichiarazioni. «Questa è la prima intervista che concedo sul tema e ho scelto IDEA perché mi piace da sempre, parla della mia terra».


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