Quindici anni di fermento ai piedi del Monviso

C’è Fermento, salone delle birre artigianali di Saluzzo, torna dal 19 al 22 giugno con 21 birrifici, 11 food truck, concerti live e un’edizione celebrativa

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La temperatura percepita sarà alta, di certo una birretta fresca aiuterà a rinfrescare gli animi. Il contesto? All’ombra dell’austera Casti­glia, presso il cortile principale de “Il Quartiere”. Con che cosa? Il bicchiere inedito dell’edizione in corso.

Se con questi indizi non avete ancora intuito il tema, non avete di certo partecipato a nessuna delle precedenti quattordici edizioni di “C’è Fermento”, il salone delle birre artigianali di Saluzzo, in programma da giovedì 19 a domenica 22 giugno 2025. Oltre ai ventuno birrifici artigianali e undici food truck, Fondazione Amleto Bertoni ha scelto di dare spazio alla musica con quattro concerti delle band di “saletta live” che, da inizio anno, usufruiscono della sala prove messa a disposizione da Fab e Città di Saluzzo. Nel 2010, anno d’esordio dell’evento, l’attuale presidente della Fab, Carlo Allemano, era minorenne.

Dopo il primo carnevale è il turno del primo “C’è Fermento”: sensazioni?
«Avevo quattordici anni, sono cresciuto accanto alla manifestazione. Aneddoti ce ne sono, tutti rivolti alla bellezza dello stare insieme. Coinvolgente è la parola guida. Sono emozionato e pronto a continuare il processo di osservazione dall’interno: siamo tra i pochi in Italia a raccontare una birra che guarda all’alta artigianalità, un sapere molto alto che rimane accessibile alle persone ed educa il consumatore».

Un processo rapido?
«No, la consapevolezza si raggiunge con il tempo, ma le ricadute dirette e indirette sono tangibili nella promozione delle birre artigianali che arrivano a Saluzzo da tutta Italia. Un’idea mai snaturata nel tempo, grazie alla visione di Michele Antonio Fino, in allora presidente della Fondazione, e di Guido Palazzo, Francesco Nota e Luca Giaccone, esperti consulenti ancora oggi al nostro fianco».

C’è Fermento ha intercettato un movimento?
«A distanza possiamo dire di sì, un movimento italsaluzzese che ha individuato anche nel suo nome il frizzante nell’aria. Dall’esordio indoor, nelle scuderie, sino alla consacrazione nel cortile. Solo un’edizione con bicchieri di plastica: sin dal 2011 solo vetro con design rinnovato di anno in anno per una vocazione ambientalista evidente sin da subito, accompagnata dal miglior standard di degustazione».

Quali sono i numeri?
«Il nostro record di affluenza è stato toccato nel 2023, con poco più di 20mila ingressi. La manifestazione è all’aperto e risente delle condizioni metereologiche. Il numero che però più ci soddisfa è quelli dei birrifici che partecipano al nostro bando di selezione, attivando meccanismi virtuosi di qualità: dal 2010 a oggi sono una cinquantina le etichette ospitate a Saluzzo, in arrivo da tutta la penisola e dall’estero».

Come nasce anche la birra dell’anno?
«Dall’idea di promuovere le eccellenze locali: grandi birre da piccoli birrifici. Nelle prime edizioni sono state intitolate a grandi personaggi della storia saluzzese, come Amleto Bertoni o Silvio Pellico. Oggi la Terres Beer, simbolo del territorio, è la birra ufficiale della manifestazione, viene pensata e realizzata in collaborazione con i birrai del territorio delle Terres Monviso. Quest’anno sarà firmata da Kauss, con orzo e luppolo provenienti dai campi ai piedi del Monviso».

Una momentanea esclusiva?
«Rimane in produzione tutto l’anno, un prodotto utile a raccontare il territorio, rendendo ancora più green il nostro salone, già certificato come ecosostenibile».
Curiosità: per festeggiare i quindici anni, nella sola giornata di domenica 22 giugno si potrà bere in bicchieri delle precedenti edizioni: un’operazione amarcord che conferma il legame con la tradizione.