L’opinione di George Simion

«In politica estera avremo la stessa linea del governo italiano e faremo come Giorgia Meloni, vogliamo mantenere le relazioni transatlantiche»

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IL FATTO
In Romania è tempo di elezioni presidenziali. Al primo turno il candidato sovranista George Simion ha ottenuto il 40% dei voti e si prepara a battere l’ex premier ponta

 

In attesa del ballottaggio di domenica 18 maggio, George Simion ha già ottenuto una vittoria molto importante al primo turno delle presidenziali in Romania. È il leader dell’Aur, partito sovranista che si confronta con l’altro candidato, Victor Ponta, ex premier socialdemocratico ora radicale sostenitore del Romania First. Sui media internazionali qualcuno ha fatto suonare l’allarme, perché il principale candidato romeno in passato si era espresso evidenziando posizioni filo-putiniane, anti-europeiste e critiche nei confronti della Nato.

In un’intervista però Simion ha spiegato che in politica estera seguirà quanto fatto fin qui dal governo italiano: «Avremo la stessa linea, adotteremo la stessa strategia di Giorgia Meloni». In generale, dopo il successo al primo turno elettorale, Simion ha chiarito che la Romania con lui sarà sulle stesse posizioni europee se «gli ucraini rispetteranno i diritti delle minoranze, perché lì abbiamo mezzo milione di romeni e non vengono rispettati i loro diritti in materia di chiesa e scuola. Ma siamo sulla stessa lunghezza d’onda nel condannare la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina. Siamo per una Nato forte e sosteniamo un’alleanza solida con l’amministrazione americana di Trump».

Simion mostra di avere le idee chiare anche a proposito di riarmo: «Voterò contro il piano Readiness 2030 dell’Ue perché per gli scopi militari esiste già la Nato. Molti tra i 42 Paesi membri non contribuiscono adeguatamente, ma la Nato è vitale per la Romania, la Polonia e gli stati baltici vicini alla Russia», considerata un pericolo. «Ma il pericolo maggiore è avere due blocchi geopolitici separati, avere Unione europea e Stati Uniti come avversari. Noi vogliamo mantenere unito il mondo libero, le relazioni transatlantiche. Proprio come sostiene Giorgia Meloni. Con Mosca non voglio avere rapporti perché li considero criminali».
Simion dice che la Romania è uno stato in grave difficoltà, sull’orlo del collasso. Per uscire dalla crisi «uno degli aspetti più importanti è reindustrializzare il Paese, iniziare a produrre maggiormente sul nostro territorio. Abbiamo moltissimi minerali, petrolio e gas naturale nel Mar Nero. Abbiamo oro, rame, sale, tutti gli elementi della tavola periodica di Mendeleev. Abbiamo quelle terre rare che ora rappresentano un argomento molto popolare. Dobbiamo quindi creare posti di lavoro ben retribuiti sfruttando questa ricchezza».

In questa fase, ovviamente, la posta in gioco per Simion non è solo la guida dello Stato, ma l’orientamento strategico del Paese in Europa nel periodo delle guerre commerciali e militari. Il suo successo (40% al primo turno) dimostra «che i romeni vogliono cambiare il governo».

Ora è cominciata una corsa contro il tempo. Simion investirà sul sentimento anti-élite e sul malcontento verso l’establishment rumeno, mentre Dan si affiderà ai circuiti istituzionali, ma a quanto pare il conservatore potrà contare di più sul voto all’estero. In questo senso, l’Italia è un riferimentio cruciale: con quasi 175mila elettori romeni, rappresenta il primo bacino della diaspora internazionale e ha un ruolo anche in questa elezione.