Il desiderio di scorgere una forma elegante anche negli oggetti più umili e dimenticati ha guidato Gabriele Delpiano verso un progetto artistico singolare: trasformare i rifiuti raccolti sulle spiagge e in angoli trascurati dall’incuria in opere d’arte capaci di stupire e incantare. Lo incontro ad Alba, nella Galleria di via Paruzza. Le sue creazioni mi colpiscono: evocano le linee danzanti di Miró, l’audacia giocosa di Picasso. Gabriele mi accoglie con semplicità e mi racconta di sé: «Lavoro in banca da anni, ma l’arte è sempre stata la mia passione. È un sentimento profondo, intimo, nato da un amore sincero per il bello. Da circa vent’anni dipingo, sono autodidatta. Lavoro anche la ceramica, ma questa esposizione è qualcosa di nuovo, nata quasi per gioco».
Mi racconta come tutto ebbe inizio: «Ogni volta che andavo al mare con mia moglie, ci prendevamo del tempo per raccogliere la plastica e i rifiuti che le onde lasciavano sulla riva. Alcuni oggetti avevano forme che suggerivano animali, volti, fiori. Così, un giorno, ho provato ad assemblarne qualcuno. Il risultato ci ha sorpreso. Insieme a mia moglie abbiamo intrapreso un percorso creativo che ha avuto un riscontro meraviglioso, soprattutto nei bambini. Davanti a queste opere provavano curiosità, entusiasmo.” La voce di Daniele si accende mentre descrive il processo: “Il mare corrode, scolora, consuma. Ma in questo processo dona nuova vita agli oggetti, li rende vivi, suggestivi. Ogni pezzo racconta qualcosa: un animale, un fiore, una figura umana. Basta seguire la fantasia e il gioco è fatto. Uso la resina liquida, che coloro con tecniche particolari, senza ricorrere a tinte preconfezionate. La forma iniziale è tutto: da lì nasce l’opera». Mi mostra un disegno di un pesce: «Per le lische ho usato il filo di un decespugliatore». Poi sorride, indicando un piccolo robot: «Qui invece ci sono tappi corrosi e filamenti di reti da pesca. Ogni opera è una storia». Il progetto ha preso forma nel settembre del 2024: «Andavamo spesso al mare e ogni volta restavamo colpiti dallo stato pietoso delle spiagge. Così abbiamo iniziato a dedicarci, ogni mattina, a ripulirne un tratto. Era un piccolo gesto, ma significativo. La gente ci vedeva, e piano piano qualcuno cominciava a unirsi a noi. Riempivamo i sacchi e li portavamo in discarica».
Fu proprio durante quelle mattine, tra un sacco e l’altro, che Gabriele ebbe l’idea: «Perché non trasformare questi scarti in arte? Lavorandoli, ho scoperto che avevano un’anima. E i bambini erano i primi a capirlo. Quando ho organizzato la mostra – conclude – il mio obiettivo era semplice: stupire i bambini. E ci sono riuscito. Quando passano davanti alla vetrina, sono loro, e non i genitori, a fermarsi con gli occhi spalancati. È una soddisfazione immensa».
Sorride, infine, con la serenità di chi ha trovato un senso profondo nel proprio gesto: «Qualunque cosa accada, la vera arte, oggi, è pulire una spiaggia. Tenere pulito l’ambiente. Trasformare il riciclo in un bene comune. E questo, ai giovani, piace davvero».
La mostra resterà aperta fino alla fine di maggio. Poi si vedrà. Ma già ora, qualcosa di bello è nato.
Bruno Murialdo