«Essere attenti non significa essere informati»

Giacomo Moro Mauretto, biologo e divulgatore, sarà ad Alba ospite dell’Expo della Sostenibilità

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Giovani che parlano ai giovani. L’Expo della Sostenibilità, in programma ad Alba dal 22 al 24 maggio, promuove un approccio innovativo e collaborativo al tema, affrontando le sfide ambientali, sociali ed economiche in modo integrato. Gli organizzatori, riuniti nel sodalizio Wild Life Protection, affermano: «Credia­mo nel potere della cooperazione tra istituzioni, aziende, associazioni, comunità locali e cittadini per costruire insieme un futuro più equo, resiliente e sostenibile».

Come? Dialogando, promuovendo confronto, stimolando dibattito. Di certo riusciranno nel loro intento grazie allo speach di un ospite illustre: Gia­co­mo Moro Mauretto, dottore in Biologia Evoluzio­ni­stica, divulga la biologia, l’evoluzione e l’ambiente. La sua attività di comunicazione del­la scienza avviene dal vivo, in conferenze, spettacoli, e online soprattutto sul suo canale Youtube “Entrophy for Life”, ma anche su altri social come Instagram. Ha pubblicato per Mondadori il libro: “Se pianto un albero posso mangiare una bistecca?”.

I giovani sono consapevoli di essere in debito con l’ambiente?
«Mi scusi, ma sono provocatorio: in realtà, tecnicamente sono più in debito le vecchie generazioni con l’ambiente rispetto ai giovani. Dopodiché, quando si parla di questioni ambientali, dipende molto dalle prospettive temporali».

In che senso?
«L’idea che mi sono fatto, anche parlandone tanto negli ultimi anni, è che le cose cambiano molto velocemente, sia in bene che in male. Abbiamo avuto un esplosione di attenzione a partire dal 2018 con Greta Thun­berg, poi una crescita continua, tanto che l’ambiente è diventato uno dei temi principali, anche politico oltre che nella letteratura scientifica e sui canali social. Ho la sensazione che negli ultimi due anni, nell’ultimo so­prat­tutto, l’attenzione abbia iniziato a scemare. Anche durante la campagna elettorale americana e l’elezione di Trump, ad esempio, si è parlato poco di ambiente».

L’opinione pubblica dov’è an­data a parare?
«Ci sono altre istanze che stanno tornando a essere più raccontate come tutti i temi industriali legati all’automotive oppure legati all’intelligenza artificiale. Non metterei la mano sul fuoco su questa mia prima affermazione mentre lo farei per una constatazione: c’è poco dubbio sul fatto che i giovani abbiano molta più attenzione su questi temi rispetto ad altre generazioni».

Come ci si deve rivolgere alle nuove generazioni per parlare di sostenibilità?
«C’è molta preoccupazione, ma essere attenti non significa essere informati. Questo è un fatto che bisogna accettare: chi è convinto di preoccuparsi e avere molto a che fare con le gestioni ambientali rischia comunque di farlo in modo superficiale. Sostiene idee, ipotesi o azioni che possono anche essere sbagliate. Chi si occupa di ambiente da un punto di vista scientifico, riscontra che a una buona volontà spesso non vengono correlate corrette azioni».

Solo i giovani sono superficiali?
«No, chiunque si informa lo fa con superficialità. Nel caso della gioventù, che ha più voglia di interessarsi di questi argomenti, ci si sofferma spesso su aspetti marginali. La colpa è anche di chi guida la comunicazione ambientale».

Un esempio particolare?
«Mi riferisco alla giornata “Mi illumino di meno”, rivolta alla riduzione del consumo energetico. Si tratta di un atto puramente simbolico perché l’e­ner­­gia che impieghiamo per l’illuminazione, è circa un quinto del consumo domestico. Si do­vreb­be agire sull’aspetto energetico di un’abitazione, dove il calore e il raffreddamento sono fuori scala, uniti agli elettrodomestici, tra cui soprattutto il frigorifero che, da solo, conta più dell’illuminazione».

Tornando al libro, da cosa nasce la domanda: “Se pianto un albero, posso mangiare una bistecca”?
«Quando si parla di questioni ambientali, va bene avere un approccio passionale e ideale, ma solo all’inizio. A un certo punto bisogna arrivare alla quantificazione, altrimenti stia­mo soltanto chiacchierando. Ecco che la domanda porta l’attenzione alla quantificazione nei problemi ambientali, permettendo di confrontare diverse azioni o diverse pratiche individuali e collettive. In realtà è una guida dove non rispondo direttamente alla domanda, ma fornisco gli strumenti utili per farlo».

Occorre informarsi di più e meglio, come nel caso del nucleare?
«L’energia nucleare può essere considerata l’emblema di questo discorso. Si tratta comunque di una tecnologia da un punto di vista ambientale, se si fa il computo complessivo molto buona, soprattutto se in concerto con le energie rinnovabili. Questo permetterebbe di sicuro di abbassare di gran lunga l’impatto ambientale della nostra specie».

L’Italia cambierà opinione?
«Vivo un paradosso, da un lato sono molto favorevole dal punto di vista logico, dall’altro dovessi scommettere che in Italia tra vent’anni ci saranno centrali funzionanti, non sarei ottimista. Lo dico perché si entra in ambito sociale e di comunicazione: ho ben presente quanto sia facile creare campagne contro questo tipo di tecnologia».