Le asinelle di Troina nei racconti in video di Norma Colombero

La documentarista di Centallo e il suo ultimo lavoro in Sicilia, da rivedere su Rai Play: un’analisi filosofica. Altri approndimenti tra Valgrana, Alta Langa e Roero

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Nel cuore pulsante della Sicilia, dove le colline respirano e il vento si fa portavoce di storie antiche, un piccolo gruppo di asinelle avanza lungo i sentieri di pietra e polvere. Il loro cammino è lento, misurato, come il battito di un cuore che conosce la strada senza bisogno di mappe. Gli occhi lucidi riflettono il cielo, le zampe solcano la terra, portando con sé il peso di una tradizione che affonda le radici nel tempo.
Norma Colombero, con la de­licatezza di chi sa ascoltare, ha seguito il loro viaggio e ne ha fatto un racconto, un documentario andato in onda su Rai Tre, nella trasmissione “Geo”. Lo potete rivedere su RaiPlay. Ma non è solo una storia di transumanza. È la storia di una terra che si riprende ciò che le è stato tolto, di uomini e donne che non hanno piegato la testa, un passato che torna a pulsare nel presente con la forza della memoria.
Le asinelle di Troina appartengono a una razza autoctona ragusana, allevate per il latte in un’azienda comunale nata per custodire un patrimonio fragile e prezioso. Il loro viaggio verso i monti Ne­brodi è un rituale che si ripete ogni anno, un pellegrinaggio verso il verde intenso di un bosco sottratto all’ombra e restituito alla luce. Un tempo, quelle terre erano intrappolate nelle mani sbagliate, segnate da un’occupazione ingiusta. Ma come gli asini che, davanti alla paura, a differenza dei cavalli, non fuggono, bensì piantano gli zoccoli nella terra e ragliano forte per farsi sentire, anche gli uomini e le donne di Troina hanno fatto lo stesso. Non si sono arresi. Hanno lottato e, con il coraggio che si tramanda co­me un’eredità invisibile, han­no ripreso ciò che apparteneva loro sin dall’epoca normanna, quando il conte Rug­gero donò quelle terre alla comunità.
Il documentario non si limita a mostrare la bellezza di un allevamento, il lento fluire delle stagioni e l’armonia tra uomo e natura. È una dichiarazione, un atto di resistenza e di amore. Colombero, con immagini vibranti e parole scolpite come pietra, ci ac­compagna in questo viaggio. «Credo che vivere voglia dire essere partigiani», scrive, e nelle sue parole c’è l’eco di chi non ha mai smesso di credere nella giustizia. Le asinelle camminano, segno vivente di un tempo che scorre ma non dimentica, simbolo di una battaglia combattuta senza armi, solo con la forza dell’appartenenza.
Dietro questa narrazione in­tensa e delicata c’è un pensiero filosofico che guida ogni progetto di Colombero. Con una formazione in Filosofia, la documentarista adotta un approccio riflessivo e analitico, cercando di esplorare le relazioni tra uomo e natura con profondità. Nei suoi do­cumentari, spesso si ispira a concetti filosofici per evidenziare l’importanza della so­ste­­nibilità e dell’etica am­bien­ta­le.
Il suo metodo di ricerca ri­chiama l’“autopsia” di Ero­doto, un’indagine attenta e mi­nuziosa sul territorio e sulle persone che lo abitano. Inoltre, il suo interesse per il greco antico e il latino si riflette nella costruzione di storie che mettono in luce il legame tra passato e presente.
Nata a Centallo, Colombero ha portato sullo schermo do­cumentari che raccontano la bellezza di luoghi spesso di­menticati e la vita di coloro che, con piccoli gesti quotidiani, proteggono la natura. Tra i suoi lavori più noti, “Val­gra­na”, dedicato alla piccola val­le cuneese e alle sue figure emblematiche come la “si­gno­ra dello zafferano”; “La Roc­ca di Cerere”, che ha esplorato la bellezza e la sostenibilità del territorio siciliano; “L’Altra Langa”, de­dicata alla Langa non solo più alta, ma diversa nella sua essenza dalla Bassa Langa, vinicola e decisamente più ricca; “Roero”, un excursus a volo d’uccello per raccontare un tesoro della provincia di Cuneo con un territorio, in parte, ancora incontaminato.
Nel suo prossimo lavoro il suo sguardo si poserà ancora sulla natura e sulla poesia, raccontando gli uomini che, tra Centallo e Castelletto Stura, resistono con gesti semplici, piccoli (ma anche grandi dal punto di vista etico) rivoluzionari di bellezza. Quando le stagioni cambieranno e l’autunno colorerà i campi di rame e oro, torneremo a vedere la magia di Norma sui nostri schermi.