Alla soglia dei quarantadue anni, con una laurea in Medicina e Chirurgia e una specializzazione in Urologia all’Università di Pavia, Alberto Parmigiani dal 2018 è Dirigente Medico presso la struttura complessa di Urologia dell’Asl Cn2, prima ad Alba e oggi all’Ospedale “Michele e Pietro Ferrero” di Verduno, nell’équipe del dottor Francesco Varvello, primario di Urologia.
«Con il dottor Varvello si è subito creata una sintonia professionale. È una persona molto precisa e dedita al lavoro. Ho apprezzato la fiducia riposta in me, affidandomi lo sviluppo della chirurgia per la calcolosi reno-ureterale, in particolare della tecnica mini-percutanea».
Può spiegare che cos’è la chirurgia mini percutanea del rene?
«Per raggiungere i calcoli renali possiamo risalire le vie naturali, passando all’interno dell’uretere, oppure creare un accesso percutaneo per entrare nel rene attraverso la parete addominale. La prima tecnica, chiamata ureterorenoscopia, è limitata dal calibro dell’uretere che richiede l’utilizzo di strumenti molto sottili e per questo non adeguati al trattamento di calcoli voluminosi. Il tempo richiesto per la frammentazione dei calcoli è infatti troppo lungo e la capacità di asportare i frammenti limitata. La tecnica percutanea, utilizzata già da molti anni, prevede la creazione di un “tunnel” attraverso la parete addominale che consente di introdurre gli strumenti direttamente nel rene. Il vantaggio di utilizzare strumenti con calibri maggiori e quindi più efficaci si scontra con la maggiore invasività della procedura e le possibili complicanze. La tecnica mini-percutanea, sviluppata negli ultimi anni grazie alla disponibilità di strumenti miniaturizzati, riproduce i principi della tecnica percutanea permettendoci di trattare qualsiasi tipo di calcolo e nel tempo stesso riducendo il traumatismo sul rene».
Quali sono i vantaggi della chirurgia mini percutanea?
«Rappresenta un perfetto equilibrio tra efficacia e mininvasività. L’accesso mini-percutaneo ci permette di rimuovere calcoli più voluminosi o più numerosi in un solo intervento, al contrario della tecnica endoscopica che spesso richiede più interventi per arrivare alla rimozione completa dei calcoli. Inoltre la procedura è molto veloce e ci permette di trattare più pazienti nella stessa seduta, ottimizzando l’utilizzo delle sale operatorie. Non dimentichiamo l’importanza di questo aspetto soprattutto in un periodo in cui le liste di attesa rappresentano uno dei principali problemi della sanità».
Quali sono gli elementi fondamentali per eseguire gli interventi mini invasivi?
«Dedicarsi a questo tipo di interventi vuol dire prima di tutto conoscere e selezionare accuratamente gli strumenti necessari. C’è una parte consistente del nostro lavoro che i pazienti non vedono e spesso non immaginano, ovvero il tempo che dedichiamo a testare, confrontare e selezionare i dispositivi da utilizzare in sala operatoria. Le continue innovazioni tecnologiche determinano l’uscita sul mercato di strumenti sempre più numerosi, specifici e adatti alle diverse esigenze. La mini invasività, la qualità e l’efficacia dei nostri interventi dipendono in gran parte dagli strumenti e dai dispositivi che utilizziamo. Parlando di chirurgia mini-percutanea abbiamo introdotto ad esempio strumenti flessibili di ultima generazione per raggiungere anche i punti più nascosti delle cavità renali, laser ad alta energia per trattare calcoli di qualsiasi durezza e dispositivi con effetto aspirante che ci permettono di mantenere una visione nitida mentre si frantumano i calcoli».
Quali sono i benefici per i pazienti?
«Mini invasività, un singolo intervento, riduzione dei giorni di ricovero e delle possibili complicanze. Inoltre, di non secondaria importanza, la completa asportazione di tutti i frammenti con la conseguente riduzione del rischio di recidiva: molti pazienti, prima soggetti a ripetuti interventi, dopo questo trattamento tornano solo per i controlli».
All’Ospedale “Michele e Pietro Ferrero” effettuate anche altri tipi di interventi per il trattamento dei calcoli renali?
«Certamente. Anche se la maggior parte dei pazienti con calcoli renali vengono trattati con la tecnica mini percutanea, in caso di calcoli di piccole dimensioni proponiamo la terapia con le onde d’urto extracorporee o i classici interventi di litotrissia endoscopica per via retrograda. Inoltre, in caso di calcolosi renale associata a anomalie delle vie urinarie, utilizziamo la chirurgia robotica che permette di associare la rimozione dei calcoli alla correzione delle malformazioni».