«Special Olympics lo sport come l’arte regala ispirazione»

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è presidente del Comitato organizzatore dei giochi in svolgimento a Torino: «Messaggio di cambiamento»

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Non solo l’impegno per l’arte sviluppato attraverso le at­tività della Fon­da­zione Sandretto Re Rebau­den­go, con sedi a Madrid, To­rino e Guarene. In questi giorni Pa­trizia Sandretto Re Rebau­den­go porta avanti un’altra mission come presidente del Co­mitato organizzatore degli Spe­cial Olympics World Win­ter Games di Torino, in corso di svolgimento. Attività che si aggiungono e si intersecano, mentre sullo sfondo c’è sempre il legame con il Cuneese. «La sede di Gua­rene ­ – aveva detto in una recente intervista a IDEA – ha per me un significato speciale, pro­fondamente legato alle mie radici e alla storia della Fon­da­zione. Palazzo Re Re­baudengo, nel cuo­­­re delle colline del Roero, è stato il no­stro primo spazio espositivo, inau­­­gurato nel 1997. È un luo­go che rap­­­­presenta il dialogo tra passato e presente, tra arte con­temporanea e un territorio ric­­co di storia e tradizione, e dove l’arte può essere vis­­suta in mo­do in­timo e personale». Un luogo che in questo 2025 che coincide con i trent’anni della Fondazione e che avrà un ruolo importante anche nelle celebrazioni che si svilupperanno nel corso dell’anno. Storia, cultura, arte e adesso anche sport negli orizzonti di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

Ha ricevuto la torcia olimpica (la “fiamma della speranza”) ad Atene dalle mani della “sa­cer­dotessa suprema” Iliana Sy­me­onidi: quali emozioni ha provato?
«Ricevere la Fiamma della Spe­ranza ad Atene è stato un mo­mento carico di emozione e responsabilità. Quel fuoco, ac­ceso nella culla della civiltà e dello spirito olimpico, rappresenta molto più di un simbolo sportivo: è il segno di un movimento globale che porta con sé valori di inclusione, determinazione e cambiamento. Vedere la luce della fiaccola e l’emozione negli occhi degli atleti Spe­cial Olympics mi ha fatto capire, una volta di più, quanto sia im­portante il nostro impegno nel garantire che questi Gio­chi siano un’espe­rienza indimenticabile per loro e per tutti noi».

Qual è il significato principale die­tro alla “mission” di Special Olympics?
«Special Olympics nasce con l’obiettivo di abbattere barriere, non solo fisiche ma soprattutto culturali e sociali. È un movimento che promuove la piena partecipazione delle persone con disabilità intellettive nella società, dimostrando, attraverso lo sport, che ogni singola persona ha potenzialità, talenti e capacità uniche. Il suo significato più profondo sta nella possibilità di cambiare la percezione della disabilità, trasformando il mo­do in cui il mondo vede e valorizza ogni persona».

È possibile trovare un lato artistico in questo evento sportivo?
«Sì, per me è possibile. Lo sport e l’arte sono forme di espressione che vanno oltre le parole e parlano di emozioni, di passione e di cambiamento. Nei Gio­chi, così come nell’arte, il valore non sta solo nella performance tecnica, ma nel messaggio che trasmette e nella capacità di ispirare. Inoltre, attraverso la mia esperienza nel mondo dell’arte, so quanto la creatività sia uno strumento potente per abbattere pregiudizi e creare connessioni: lo stesso accade in questi Giochi, dove gli atleti e le atlete, con le loro storie e il loro impegno, danno vita a qualcosa che oltrepassa e supera la competizione sportiva».

Quale può essere il valore ag­giunto, grazie a questa manifestazione, per Torino e per tutto il territorio?
«Torino ha una lunga tradizione nell’organizzazione di eventi sportivi internazionali: accogliere gli Special Olympics World Winter Games è un ulteriore riconoscimento della ca­pacità della città e del territorio di essere protagonisti su scala globale. Questo evento non è solo un’opportunità per l’economia e per il turismo, ma rappresenta un momento di crescita collettiva, in cui lo sport diventa motore di cambiamento sociale».

Quale “eredità” si augura che Special Olympics lasci alla comunità?
«Credo che l’eredità più importante sia un cambio di prospettiva. Questa è la legacy che mi auguro. Vorrei che questi Giochi lasciassero un segno profondo nel modo in cui guardiamo alla disabilità intellettiva: non più come una condizione che limita ma come una dimensione della diversità umana da valorizzare. Se an­che solo una parte delle persone coinvolte in quest’esperienza porterà con sé questa consapevolezza, avremo costruito qualcosa di duraturo».

La coincidenza dell’8 marzo ha portato ulteriore significato? Questo è l’unico ambito sportivo dove si può riscontrare una reale parità?
«L’8 marzo, Giornata Interna­zionale della Donna, ci ha ri­cordato quanto sia essenziale continuare a lottare per un mon­do più equo e inclusivo. Il fatto che la Cerimonia di apertura dei Giochi sia caduta proprio in questa data aggiunge un valore speciale, perché Special Olympics è da sempre esempio concreto di parità: le squadre unificate riuniscono atleti con e senza disabilità, e ciò che conta davvero è il talento e l’impegno di ciascuno, senza distinzioni di genere o di abilità. È una straordinaria te­sti­monianza di come lo sport pos­sa essere il laboratorio di una società più giusta e inclusiva».