Robert De Niro non cambia mai neanche su Netflix

L’attore debutta nelle serie tv con “Zero Day” mentre sui social gira il video contro Trump

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Quell’apprezzamento dedicato a Trump è auten­tico ma non recente. Robert De Niro la frase incriminata (l’invito esplicito ad andare “a quel paese”) l’aveva pronunciata davvero in occasione dei Tony Awards del 2018, ma­nifestando a mo­do suo tutta la sua disapprovazione per la politica del pre­sidente americano nel suo primo mandato. Sui so­cial, invece, qualcuno ha fat­to credere che la fatidica frase «I’m gonna say one thing: F*** Trump!», fosse stata pronunciata il 2 mar­zo scorso du­rante la cerimonia di premiazione degli Oscar a Los An­geles e quindi in risposta alle ultime vicende di politica in­ternazionale. E il video è di­ventato virale. Ora, non cambierà troppo la sostanza, perché con ogni probabilità De Niro non ha cambiato troppo opinione in questi an­ni a proposito di Trump, ma il contesto è importante. Certo, l’uomo si identifica nell’attore: sembra di vedere uno dei tanti personaggi duri e ag­gressivi da lui interpretati nel corso de­gli anni. Il Travis Bickle di “Taxi driver”, tanto per cominciare, protagonista della celebre sce­na del «You talkin’ to me?», che è diventata leggendaria per l’atteggiamento iconico di De Niro, la sua personalità, il magnetismo che emerge. Una scena di magistrale recitazione in pochi minuti di monologo. Ma poi anche il Louis Gara impacciato e violento in “Jackie Brown”, l’ironica in­terpretazione di Paul Vit­ti in “Terapie e pallottole”, il te­mibile boss mafioso in preda agli attacchi di panico. E ancora, il Jack Byrnes di “Mi presenti i tuoi?”, il Ja­mes Conway di “Quei bravi ra­gazzi”, il giovane Vi­to Cor­leone in “Il padrino”, il Frank Sheeran di “The Iri­shman” e tanti altri. Tor­nando a “Taxi driver”, i fan faranno be­ne a segnarsi tre date sul calendario, sono quelle del 31 marzo, del 2 aprile e del 3 aprile, gior­ni in cui il film tornerà nel­le sale ita­liane con un’edizione restaurata in 4k per «un’esperienza visiva e sonora sen­za precedenti, permettendo al pubblico di ri­scoprire ogni det­taglio di un film che ha definito un’epoca», scrivono i pro­duttori del­la Nexo Stu­dios. Nel 1976 il regista Scorsese scelse il giovane attore, quasi coetaneo, per un ca­polavoro che ottenne la Pal­ma d’Oro a Cannes ed è stato in seguito indicato da una giuria di 480 registi come uno dei migliori film di tutti i tem­pi.
Ora l’attore e produttore ci­nematografico 81enne è tornato in scena per un ruolo da protagonista in una nuova avventura che è coincisa con un nuovo de­butto, quello sulla piattaforma Netflix. De Niro non aveva mai recitato in una miniserie televisiva. Lo ha fatto in “Zero Day” che è appunto una miniserie di 6 puntate, della durata di circa 50 minuti l’una, di­sponibile online già dalla fi­ne di febbraio. Qui il ruolo di De Niro è quello dell’ex presidente Geor­ge Mullen, la tra­ma si sviluppa attorno a un attacco informatico de­vastante che paralizza gli Stati Uniti con blackout diffusi e disordini ovunque. L’ex presidente americano viene ri­chiamato per guidare una commissione d’indagine che dovrà affrontare una re­te di corruzione e cospirazioni che coinvolge figure in­fluenti nel mondo della tecnologia e della politica.
L’espressione “Zero day” in informatica significa che esiste una vulnerabilità nel campo della cybersecurity non espressamente nota allo sviluppatore e alla casa produttrice, con conseguente vulnerabilità per chi ne usufruisce. La performance di Bob De Niro nella serie tv è come sempre in­tensa e profonda, pur nel contesto di una produzione che presenta qualche vuoto narrativo. «È stato come fare tre lungometraggi uno dopo l’altro – ha detto l’attore confidando le sue sensazioni in questa esperienza per lui inedita – e quindi dovevo stare al passo con tutto, a cominciare dalle battute di ogni scena. È sta­to un po’ come nuotare nella Manica, dall’Inghilter­ra alla Francia: ti guardi indietro e a un certo punto non vedi più la terraferma. Non puoi far altro che andare avanti e ricominciare a nuotare. Per non affogare».
Si parla già di una possibile seconda stagione di “Zero Day” che intanto si è basata su un cast realmente d’eccezione, dove oltre all’ottimo De Niro hanno partecipato anche tre candidati all’Oscar, ovvero Angela Bassett, Joan Allen e Jesse Plemons. Pro­prio De Niro aveva in realtà già collaborato in precedenza con Netflix in occasione dell’uscita del già citato “The Irishman”, film diretto da Mar­tin Scorsese.

Quanti compleanni VIP: i due conti (Bruno e Carlo) con Ligabue, la sciatrice Shiffrin e l’ex Juve Davids

Dopo la sbornia sanremese, arriva il giorno del compleanno numero 64 per Carlo Conti che non poteva sperare in un momento migliore per festeggiare con torta e candeline. Combinazione vuole che un altro famosissimo Conti sia nato in questo stesso giorno – 13 febbraio – che per IDEA è il giorno settimanale di uscita: parliamo di Bruno Conti, eroe del Mundial spagnolo del 1982, sul traguardo dei 70 anni. Altro compleanno “nobile”, quello di Luciano Ligabue che oggi ne fa 65. In ambito musicale, c’è anche Manuel Agnelli (di passaggio sabato in Fondazione Mirafiore) che festeggia 59 anni. E andiamo avanti con la sciatrice americana Mikaela Shiffrin (30 anni), l’ex mediano della Juve, Edgar Davids (52 anni), e il bassista degli U2, Adam Clayton (65 anni).