Il friulano Bruno Pizzul, che fu alpino prima di essere telecronista, amava le colline delle Langhe. Lo aveva confermato in un’intervista a IDEA nel 2020 spiegando che siccome era nato nel Collio, zona friulana a forte vocazione enologica, oltre al suo Tocai apprezzava il Barolo e i vini derivati dalle uve di Nebbiolo, in primis il Dolcetto d’Alba. E rispondeva con entusiasmo agli inviti degli amici cuneesi: nel 1997 era stato nominato cittadino onorario di Diano d’Alba mentre nel 2023 era stato eletto ambasciatore della nocciola nel mondo da parte della Confraternita della tonda gentile di Langa, a Cortemilia.
Pizzul ci ha lasciati il 5 marzo scorso e un po’ tutti quelli che lo avevano conosciuto lo hanno descritto come un uomo colto e gentile. «Buono con chiunque», così lo ricorda Massimo Fiandrino, l’esperto di statistiche del calcio che – partendo da Centallo – ha attraversato l’universo giornalistico al seguito degli azzurri in decenni di carriera al fianco dei più grandi telecronisti Rai. A cominciare, appunto, da Pizzul: «Un monumento. Ricordo ancora quando venne a Diano d’Alba rispondendo all’invito dell’amico Beppe Veglio, vicesindaco con Alessandria primo cittadino in quegli anni. In precedenza avevo potuto conoscere anche Carlo Nesti che qui aveva ricevuto il premio Pier Cesare Baretti. Poi ci fu l’incontro di Cortemilia». Buone occasioni per stringere amicizie speciali che poi, negli anni, si sono trasformate in solide collaborazioni professionali. Fiandrino, come detto, è l’uomo delle statistiche. La sua abilità è quella di saper dire, pochi secondi dopo il gol di un giocatore della Nazionale, quanti numeri e curiosità si nascondono dietro quel dato. Lo fa in diretta, riuscendo così a far valere la sua competenza anche in anni di piena digitalizzazione e oggi di Intelligenza artificiale. «Al gol lampo di Barcola dopo 14 secondi di Francia-Italia di Confederation Cup, ho immediatamente segnalato al cronista Alberto Rimedio che si trattava del gol più veloce mai subito dalla Nazionale dopo quello dell’altro francese Lacombe, in Argentina ’78, dopo 44 secondi», racconta Fiandrino.
La collaborazione con Bruno Pizzul arrivò in occasione del Mondiale in Corea del Sud, nel 2002. «Un lavoro di due anni, molto intenso. Bruno non considerava così importanti i numeri, ma cercava l’essenza di una statistica, la cifra capace di raccontare un avvenimento o un personaggio. Carlo Nesti e Gianfranco Bianco mi facevano parlare in bassa frequenza con lui dalla sede Rai di Torino».
Era stato Nesti a scegliere Fiandrino come collaboratore nel 1992. Lui gli aveva scritto proponendosi, dopo aver avviato collaborazioni proficue con Tuttosport e La Stampa. Nesti lo scelse perché aveva bisogno di dati per la sua “scheda” al “Processo del lunedì” di Biscardi. «Fu come vincere una scommessa, fui preferito a un fuoriclasse come Bruno Colombero», oggi invece lavora al fianco di Rimedio, per Nesti Channel e la Figc: «Loro sostengono che le agenzie specializzate non siano così accurate, preferiscono il mio lavoro. Durante le dirette sono al fianco dei telecronisti, pronto a intervenire in tempo reale».
Da ragazzo, racconta di aver avviato la sua passione per il calcio da giocatore («molto scarso») ai tempi del presidente del Centallo, Gian Claudio Bruno, collezionista di reperti calcistici e all’epoca scopritore di talenti da Panero a Lerda: «Bruno viaggiava per lavoro in Inghilterra, tornava e vestiva i ragazzini delle giovanili con le maglie del Liverpool o dell’Aston Villa».
Torniamo a Bruno Pizzul. I ricordi di Fiandrino ripartono da Nesti: «Avevo un mio archivio, scritto a mano. Scrissi la lettera a Nesti prima degli Europei del ’92. Dopo la sua chiamata, mamma mi disse: vivilo come un premio, non farti illusioni. Nessuno pensava che sarebbe stato solo l’inizio. Da lì a Pizzul: ricordo un pranzo con lui e Veglio a Cortemilia, ci divertimmo. Bruno era un festaiolo, gli piaceva stare in compagnia. Arrivava accompagnato dalla moglie perché lui non guidava. Non faceva mai pesare il suo ruolo e la sua esperienza».
Massimo Fiandrino ha continuato a seguire la sua passione anche dopo gli anni con Pizzul, arrivando a testimoniare il successo degli azzurri al Mondiale 2006. «L’orologio si è praticamente fermato lì. Che magnifica avventura! Facevo spola con la sede Rai di Torino e la Germania. Anche con Civoli si creò un rapporto di stima. Ricapitolando: Nesti in primis, poi Pizzul, Civoli, Gentili e ora Rimedio. Un bel rapporto con tutti, tra lavoro e famiglia. Si sono sempre stupiti del mio modo di essere cuneese, un po’ agli antipodi. Mi piace parlare e stare con loro in trasferta».
Pizzul e la sua eredità: «È stato un telecronista innovativo – dice Fiandrino – perché ha portato la sua competenza tecnica, da ex calciatore, unita a una grande passione. Uno spartiacque tra quel modo di raccontare le partite e quello di oggi, iniziato con Caressa. Era speciale. Come ha ricordato Giovanni Bruno, Pizzul non aveva mai chiesto una promozione. Anche questa una peculiarità eccezionale. Ha fatto carriera con gli scatti di anzianità, non per altro. Era entrato in Rai nel ’69 con un concorso in una storica squadra di cronisti, da Beppe Viola ad Adriano De Zan. Ultimamente lo sentivo sempre per gli auguri di Natale o di Pasqua. “Mi raccomando Massimo – mi diceva – se arrivi a Milano all’ora di pranzo, chiamami che ci vediamo. Ha vissuto bene, ha seguito la sua passione».
E proprio Carlo Nesti ci regala un dettaglio poco conosciuto ai più: «Del mio caro amico, e poi collega, Bruno Pizzul, ricorderò sempre le telecronache realizzate insieme a metà anni Novanta, quando la Rai decise di affiancare al telecronista non un addetto ai lavori, ma un altro giornalista». Fu il primo tentativo di una telecronaca a due, che in realtà Pizzul non amava troppo. Il debutto, a Usa ’94, resta indimenticabile per nesti: «Sì, ho avuto l’onore di essere la “spalla” di Bruno Pizzul in telecronaca: io ero meticoloso all’esasperazione, con la tabella fitta di appunti, lui era decisamente più spontaneo e disincantato. Magari raccattava un foglio da terra per annotare le formazioni, un po’ come se Riccardo Muti dirigesse il concerto della vita con lo spartito scritto sulla carta da salame… Al Rose Bowl di Pasadena lo stadio era completamente scoperto, temperatura di 36 gradi e tasso di umidità del 70%. C’erano 94mila spettatori e il calcio d’inizio programmato alle 12.30, a 35 minuti dall’avvio, quando in tribuna stampa giunge notizia che Irene Pivetti, presidente della Camera, deve consegnare a Bruno un messaggio del presidente Oscar Luigi Scalfaro. Vedo Pizzul abbandonare la sua serafica tranquillità. Gli suggerisco di mandare un tecnico libero da impegni, ma non mi ascolta e preferisce alzarsi e uscire dalla tribuna stampa. Passano i minuti e non torna. A un certo punto da Roma arriva l’ordine: «Nesti, stai pronto a cominciare…». Pizzul, avendo lasciato il pass in postazione, era stato bloccato dagli agenti di polizia. Dopo un po’ riuscì a convincerli. Il mio intervento durò un minuto e mezzo, prima della pubblicità e del ritorno del povero Bruno, mai visto pallido e sudato come in quei momenti così convulsi».