C’è un punto di memoria, nel Roero, che rischiava di sbiadire: impedendo, nel qual caso, di unire le linee di un periodo fondamentale sia per le colline della Sinistra Tanaro, sia per l’Albese, sia per l’Italia come la conosciamo oggi.
Tanto più, in questo 2025 che sembra così distante -ottant’anni, a breve, brevissima scadenza- da quella data centrale costituita dalla festa della Liberazione.
E c’è un personaggio, che venne da lontano: per dare il suo apporto d’esperienza (ed è proprio il caso di dirlo, di vita) ad una terra che probabilmente non avrebbe nemmeno saputo immaginare, pensare, disegnare quando iniziò il suo cammino di uomo, di giurista, di militare.
E’ Alexander Hope: di lui c’è una piazza che ne porta il nome, in quella Cisterna d’Asti che è storicamente, di fatto, parte di questo Roero al di là dei semplici confini geografici di province e Comuni. E’ un posto particolare: paese di Rocche che partono da qui per terminare a San Matteo di Bra, luogo di tradizioni enogastronomiche e di quel vino Bonarda legatissimo a chi, di vino e di vigna, ci vive, al di là di disciplinari normativi enoici che ad un certo punto impedirono di chiamarlo così. Altre storie, stesse storie: per questo paese dal nome così strano, a monte di un’altra cittadina dalla denominazione assai “materiale”, vicende di gente che sino a qualche anno fa viveva nello stesso cortile di confine (in borgata Lame se lo ricordano ancora) ma che, se avesse dovuto telefonarsi da “termo” a “termo”, si sarebbe dovuta industriare nel comporre il prefisso telefonico.
Zona di storie da archeo-democrazia, combattuta sul serio, con le armi e senza le armi, ai tempi della Resistenza: quando qui c’era la 23^ Brigata Canale, i “Banditi di Cisterna” così ben raccontati da Bill Pickering nell’omonimo libro, lui che qui era giunto come soldato Alleato, insieme al protagonista di tutta questa faccenda.
Alexander Hope, appunto: con il suo cognome che letteralmente significa “speranza”, arrivato qui dal Sudafrica dove era nato nel 1897, passando prima per la prestigiosa Università di Oxford ove si laureò in legge per intraprendere la professione di avvocato a Johannesburg, e poi per la scuola paracadutisti. Come si dice, usando un’espressione comune tra la vita e la cinematografia, una “sliding door”: una porta scorrevole, scendere o non scendere alla tale fermata, scegliere, o far scegliere al destino, un percorso o un altro ancora, completamente diverso.
Hope abbracciò per intero la causa della gente del posto: dopo il suo atterraggio a Monesiglio il 4 febbraio 1045, Cisterna e il Roero furono la sua “casa” ove aiutò in atti e fatti i combattenti resistenti, i “geniali dilettanti in selvaggia parata” così narrati secondo le parole di Beppe Fenoglio. Definito dal Colonnello Otello “il migliore amico che noi partigiani mai avremmo potuto sperare di avere”, dal castello dispose di aiuti e munizioni provenienti dai “lanci” in zona (c’era pure la carta igienica che, da molti, venne scambiata per pessime cartine da tabacco: secondo la lezione dell’indimenticato partigiano e storico Paolo Pasquero), tattiche, consigli, indicazioni per quella marcia non solo ideale, che avrebbe dovuto portarlo a Milano per abbattere definitivamente il giogo nazi-fascista.
Ma non accadde: e il suo epitaffio è ben spiegato dalle Strade delle Memorie partigiane”. «La sera del 17 aprile 1945 il maggiore Hope muore per un incidente. Il comando è riunito per distribuire ilmateriale di un lancio. Dall’arma del maresciallo Pasquale Bolle parte un colpo accidentale. Ilmaggiore viene subito soccorso ma per lui non c’è più nulla da fare. La salma del maggiore Hope prima viene ricomposta nella chiesa di san Giuseppe, poi tumulata nelcimitero di Cisterna. Nei primi anni Cinquanta viene spostata nel cimitero militare britannico di Genova».
Ora il Comune cisternese, a partire da un’intuizione di chi ha condiviso il progetto in questi mesi, ha deciso di dare un degno segnale in suo ricordo: con la creazione di un itinerario turistico-storico ideato assieme al Museo delle Arti e dei Mestieri di un tempo, del Polo Cittattiva, dell’Istituto Storico per la Resistenza, e della stessa associazione storica “Franco Casetta” nata a Canale 15 anni fa. Il tutto, già tracciato ed inserito in un tour guidato con contributi audio e video, tradotti in più lingue, georeferenziato e fruibile gratuitamente sulla piattaforma telematica Izi-Travel. Il sindaco Renzo Peletto ha voluto coinvolgere tutti i primi cittadini interessati dal lungo tracciato, il quale verrà presentato il prossimo 9 marzo in occasione degli 80 anni dai combattimenti partigiani di Cisterna e Santo Stefano Roero: ad ognuno verrà consegnato un pannello descrittivo, per i paesi di Monesiglio, Mombarcaro, San Benedetto Belbo, Bossolasco, Niella Belbo, Feisoglio, Cravanzana, Castino, Trezzo Tinella, Barbaresco, Castagnito, Magliano Alfieri, Govone e San Damiano d’Asti. Sui passi di Hope, appunto: sui passi della speranza.