«Se vuoi un lavoro sicuro, studia ingegneria o economia! Le aziende sono sempre alla ricerca di professionisti in questi campi». È una formula che abbiamo sentito pronunciare tutti, ne sono sicuro. Spesso da genitori premurosi che hanno a cuore il futuro occupazionale delle proprie figlie e figli. Be’, da una brevissima ma molto arricchente chiacchierata con Michele Coppola – manager in Intesa Sanpaolo dal 2015, executive director Arte Cultura e Beni Storici e direttore generale delle Gallerie d’Italia – è venuto fuori che non è proprio sempre questo il caso. L’occupazione in ambito culturale esiste, va legittimata e stimolata, soprattutto in un Paese come l’Italia, dove la cultura la si respira quotidianamente dai centri più prestigiosi alle periferie più inaspettate.
Sabato 8 febbraio, nella splendida cornice di Villa Tornaforte Aragno a Cuneo, è stato presentato il position paper dal titolo “L’occupazione culturale in Italia”, curato da Franco Amato, Lucio Argano e Michele Coppola.
L’appuntamento ha visto la partecipazione di un folto pubblico, in presenza di Amato e Coppola, del padrone di casa, l’editore Nino Aragno, del presidente di Fondazione Crc Mauro Gola e di un ospite illustre: Walter Barberis, presidente di Giulio Einaudi Editore. In perfetto stile Nino Aragno, l’incontro non si è risolto in una classica presentazione del libro, ma è stato un’occasione unica per riflettere sul ruolo strategico della cultura nel nostro Paese. Il documento rappresenta un’analisi dettagliata delle dinamiche del lavoro culturale in Italia, evidenziando le criticità e le opportunità di un settore fondamentale per l’identità e l’economia nazionale. Viene sottolineata l’importanza di una strategia coordinata e di lungo periodo per valorizzare il patrimonio culturale e creare occupazione stabile e qualificata. Il documento si sofferma anche sulle recenti iniziative legislative e sui progetti del Pnrr, evidenziando i passi avanti compiuti e le sfide ancora da affrontare. Per chi ama andare al sodo, un focus particolare è dedicato ai compensi nel settore dei musei, dei teatri di prosa, delle fondazioni liriche e dei teatri di tradizione, offrendo una fotografia concreta delle retribuzioni e delle condizioni lavorative.
Qual è stata la motivazione principale che vi ha spinto a redigere il position paper “L’occupazione culturale in Italia”?
«In questi ultimi cinque anni abbiamo dato vita ad un corso executive nell’ambito delle attività formative di Gallerie Italia, fatto insieme a Compagnia di San Paolo, alla Fondazione Cariplo e al Ministero, rivolto al consolidamento delle competenze necessarie a gestire patrimoni culturali. L’idea di questo corso è quella di mettere a disposizione di chi lavora in quest’ambito l’esperienza di Intesa Sanpaolo nella valorizzazione e gestione del patrimonio culturale. Ci siamo resi conto, in queste edizioni, che mancava un punto di sintesi che mettesse insieme classifiche, dati e analisi. L’idea era proprio quella di fornire agli studenti un position paper che contenesse tutte queste indicazioni».
Nel documento si parla di cultura come asset strategico per la crescita economica. Può spiegare come la cultura può contribuire concretamente allo sviluppo economico del Paese Italia?
«A tutti gli effetti il nostro Paese ha un patrimonio che in termini di dimensioni e valore è fra i primi al mondo, si tratta di un asset che ha il dovere di essere valorizzato. Intorno ad esso esistono competenze, ambizioni, sogni che hanno la capacità di moltiplicare ricchezza e attrarre altri investimenti. È chiaro che, guardando ad una ricchezza di tale entità, la risposta debba essere corale. Una chiamata che coinvolga il sistema pubblico e realtà private, nella difesa di uno strumento che è anche di crescita occupazionale».
Quali sono le principali sfide che il settore culturale italiano deve affrontare per migliorare l’occupazione?
«Oggi ci troviamo di fronte a un paradosso, da una parte c’è un patrimonio culturale vastissimo. Dall’altra abbiamo livelli di occupazione e d’investimento che sono fra i più bassi a livello europeo. Abbiamo un livello retributivo medio che è fra i più bassi del gruppo Ocse. C’è una cronica debolezza delle tutele previdenziali e sociali; e c’è una ridotta formazione rispetto a questi talenti. Si rende necessaria una presa di coscienza che passi anche attraverso l’esperienza di imprese private e fondazioni di origine bancaria. È importante mettere al centro dell’attenzione una maggiore riconoscibilità ed una maggiore legittimazione sociale per chi lavora in ambito culturale».
Quali azioni concrete suggerite per raggiungere questo obiettivo?
«È evidente che guardare agli esempi migliori di investimento e gestione di patrimoni culturali significa offrire occasioni occupazionali e retributive maggiori. Ad esempio, l’Art bonus è stato uno strumento di grande successo che ha registrato, negli ultimi 10 anni, numeri significativi. Naturalmente, di fronte a problemi complessi, non esistono risposte semplicistiche. Ma credo che, per riconoscere legittimità e centralità all’occupazione in ambito culturale, sia importante insistere in un’azione condivisa e ampia».
Intesa Sanpaolo gioca un ruolo importante attraverso il Progetto Cultura. Quali sono i risultati più rilevanti ottenuti finora?
«Più che un risultato, vorrei sottolineare il valore della scelta convinta della più importante banca italiana di essere un soggetto culturale attivo attraverso iniziative originali e di partnership. Credo rappresenti un unicum in Europa al quale guardare per permettere che anche altre realtà si rendano conto di quanto sia importante l’investimento in ambito culturale».
“L’occupazione culturale in Italia” evidenzia l’importanza di una strategia integrata per valorizzare il settore culturale, promuovendo occupazione stabile e qualificata. Soprattutto per un Paese come il nostro. Attraverso un approccio sistemico e collaborativo tra istituzioni pubbliche e private, è possibile superare le criticità attuali e sfruttare appieno il potenziale del patrimonio culturale italiano, contribuendo così allo sviluppo economico e sociale del Paese.