«Un concerto funziona solo se è inclusivo»

Gabriele Concas ha avviato con Matteo Marini il progetto musicale “The Sweet Life Society”: «La musica è un terreno d’incontro»

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 La partecipazione è essere comunità per farsi riconoscere
da qualcuno

IMPEGNATI NEI DIRITTI
Iniziative mirate all’implementazione e alla creazione di esperienze di coinvolgimento civico
LA GENERAZIONE DELLE IDEE
Avvicinare i giovani alla Fondazione rendendoli protagonisti del percorso di programmazione strategica
SPAZZAMONDO E CITTADINANZA ATTIVA
Partecipazione attiva dei cittadini e presa in carico di beni e spazi comuni da parte della comunità
FONDO DONAZIONI
L’obiettivo è rilanciare la cultura del dono in provincia di Cuneo
FIDUCIA
Sostenere lo sviluppo e la programmazione strategica degli enti del Terzo Settore
BOSCO DI LISIO
Riqualificazione e allestimento dell’area del castello di Lisio che ospiterà un percorso culturale, educativo e ludico
DIALOGHI SUL TALENTO
Organizzazione di appuntamenti di sensibilizzazione e confronto
ESTATE INSIEME
Occasione di crescita e benessere per i ragazzi
POP
Rafforzare i soggetti culturali attivi nelle arti performative

 

«È un presupposto anche per la musica e, in generale, per tutta l’arte. Pensiamo a un concerto, grande o piccolo che sia: senza di lei, non può esserci». Il musicista Gabriele Concas, 40 anni, riflette così sul tema di una delle cinque aree d’intervento del nuovo piano pluriennale di Fondazione Crc: la partecipazione. Con la sua band “The Sweet Life Society”, la scorsa settimana, ha chiuso l’evento al palazzetto dello sport di Cuneo per la presentazione delle linee di indirizzo dell’ente. Dal 2009, quando ha avviato il progetto musicale insieme a Matteo Marini, di scelte di partecipazione ne ha fatte diverse: progetti sociali, esperienze in Europa, lunghi tour musicali e sinergie con nuovi artisti conosciuti nel tempo.
“Sweet Life Faktory” è una realtà trasversale, un contenitore fatto di molteplici conoscenze professionali che racchiude al suo interno attività artistiche, tecniche e manageriali. La vision della Faktory è mettere in rete linguaggi e persone differenti con uno sguardo sempre vigile sul contesto sociale in cui i progetti prendono forma, guidati dall’idea che aggiungere, dove possibile, valore sociale alle idee che vengono sviluppate possa essere un piccolo contributo per migliorare il mondo in cui viviamo. Sul palcoscenico del Palazzetto dello Sport di Cuneo hanno chiuso l’evento “Nuove Visioni” facendo ballare e coinvolgendo con grandi palloni tutto il pubblico, dal parterre alle gradinate. Un momento inclusivo di grande impatto emotivo e scenografico. In piena linea con il motto: “Good vibes for the masses”.

Concas, cosa significa per lei partecipare?
«Per me è il presupposto delle nostre attività. Come “The Sweet Life Society”, ragioniamo sempre tenendo a mente uno dei nostri primi obiettivi: la buona riuscita dell’esperienza collettiva del concerto. È un momento inclusivo. Fun­ziona solo se c’è partecipazione».

Cosa serve per stimolarla?
«Quando c’è la giusta atmosfera, viene tutto da sé. La musica trascina, stimola. I nostri suoni sono molto dinamici, acustici ed elettronici. Suonare a Cuneo è stata una bella festa. Non era la nostra prima volta in città. Vedere il pubblico coinvolto e partecipe è sempre una delle soddisfazioni più grandi».

Partecipazione è anche im­pegno quotidiano e fare la propria parte per un mondo migliore. Nella sua storia personale e di artista, con la sua band, anche questo è un tema ricorrente.
«Mi è sempre piaciuto lavorare nelle periferie. La musica, sono convinto, è uno strumento che può essere efficace anche in contesti dove tutto sembra complesso e difficile. Anche per questo, ormai diversi anni fa, ho fondato un’associazione di promozione sociale: FluxLab. Era nata come collettivo di artisti, poi è diventato un laboratorio di arti integrate e uno spazio di sperimentazione».

Tra i progetti più di successo c’è “Oltre le barre”, con cui avete coinvolto i giovani di Torino e provincia. Un percorso lungo un anno attraverso le strade del quartiere torinese Vallette. È musica rap, comunità e formazione. Un esempio del vostro impegno nell’empowerment giovanile.

Di cosa vi siete occupati?
«L’obiettivo era alimentare la capacità espressiva con l’arte, la musica e l’hip-hop. Siamo partiti dal quartiere Vallette di Torino, dove mancano infrastrutture so­cia­li e non. Alla fine, con i partecipanti, abbiamo realizzato un album condiviso e co-prodotto, presentandolo in una serie di eventi pubblici. Il disco racchiude un anno di lavoro e un intero quartiere, ma non solo: emozioni, percorsi di vita, esperienze, talento e tanta voglia di riscatto. Anche questa è partecipazione. Fa piacere sapere che ci sono enti pronti a sostenerla, stimolarla, incentivarla».

Le nuove generazioni, dal suo punto di vista, hanno voglia di partecipare?
«Non credo che la prospettiva generazionale sia sempre la più efficace per capire fenomeni e tendenze. Il mondo evolve, non è sempre questione di età. Oggi viviamo in un mondo iperconnesso, ma sembra che le persone abbiano meno voglia di incontrarsi dal vivo. Un tema su cui riflettere, sicuramente, è la mancanza di spazi per farlo in modo sicuro, divertente, stimolante».

Anche le relazioni digitali possono rappresentare una forma di partecipazione?
«Lo sono a tutti gli effetti. Credo vadano giudicate senza pregiudizi. Sono nuove forme di partecipazione e relazione, diverse da quelle a cui eravamo abituati. Non possono essere le uniche da coltivare, ma non vanno demonizzate».

A Collegno, dal 2017, ha dato vita anche a un gruppo musicale multietnico con alcuni giovani richiedenti asilo: l’ensemble “One Blood Family”. Che esperienza è stata?
«L’idea iniziale era un laboratorio musicale, ma ha presto cambiato forma, diventando un vero e proprio collettivo artistico. La musica è stata un terreno d’incontro, confronto, amicizia e unione, oltre ogni barriera. Anche in questo caso, ab­biamo dato forma alle prime canzoni e poi abbiamo proseguito con diverse esibizioni dal vivo, fino al periodo della pandemia».

Con “The Sweet Life Society” quali progetti avete per i prossimi mesi?
«Siamo reduci dalla bellissima esperienza del Ca­podanno di Torino, dove ci siamo esibiti in piazza Castello con Malika Ayane e Rose Villain. Abbiamo partecipato insieme alla band siciliana Ottoni Animati, con cui stiamo lavorando a tanti nuovi progetti congiunti. Durante l’estate abbiamo messo le basi della nostra collaborazione, trovando le giuste sonorità. Prossimamente, porteremo il nostro progetto su diversi palchi europei, con un tour che farà varie tappe in festival ed eventi artistici».

Artcolo a cura di Luca Ronco