«L’IA? La più grande rivoluzione della storia»

Mario Rasetti ha paragonato l’intelligenza artificiale all’invenzione della scrittura e della stampa a caratteri mobili

0
3

 Il futuro è quella parte di tempo che non ha ancora avuto
uno spazio in cui compiersi

ATTRAZIONE RISORSE
Risorse economiche e supporto tecnico a enti pubblici e privati non profit per bandi regionali, nazionali, europei e Pnrr
INIZIATIVE IN COFINANZIAMENTO E INTERNAZIONALI
Fondazione partner o capofila per iniziative su Bandi nazionali ed europei e la creazione di sinergie con altri enti e Fondazioni
PUOI – PERCORSI, OPPORTUNITÀ, ISTRUZIONE
Progetto finanziato dalla Fondazione e dall’impresa sociale “Con i Bambini” per diminuire
le disuguaglianze di accesso all’istruzione
COMUNITÀ IN RILIEVO
Iniziative di sviluppo locale in una prospettiva comunitaria assieme a “Montagna futura”, “Ca’ Nostra” e “Crescere insieme comunità”
FACCIAMOCI DELLE DOMANDE
Valorizzare le competenze critiche e riflessive di bambini e giovani con strumenti e incontri nelle scuole e nelle comunità
STARS
Realizzazione di dieci progetti strategici in Provincia per valorizzare il territorio
PIANIFICAZIONE STRATEGICA 2030
Tra gli obiettivi un progetto di marketing territoriale per rafforzare identità e attrattività della Provincia

 

Si alza metaforicamente il sipario, sul palco due poltrone, ma solo un ospite si accomoda perché il secondo vuole rimanere rigorosamente in piedi. Motivo? Semplice: «Ho fat­to il docente per 60 anni di fronte alla lavagna». La voce è quella di Mario Rasetti, professore emerito di Fisica teorica al Politecnico di Torino e presidente del comitato scientifico CentAi (Centro di Ricerca Avanzata per l’Intelligenza Arti­ficiale) con sede a Torino, al Grattacielo di Intesa Sanpa­olo, nato dalla partnership tra la Banca e un team di ricercatori impegnati nella ricerca.
Gabriele Vacis lo accoglie con un titolo che da il “la” alla Lectio: «Il primo maestro si occupa di una materia di cui parliamo continuamente». Il riferimento, ovvio, va all’Intelligenza artificiale. «La più grande rivoluzione culturale e antropologica che l’uomo abbia incontrato nella sua storia». La partenza del professore è a effetto: «È un cambiamento che si può confrontare con i grandi passaggi della storia dell’umanità, come l’invenzione della scrittura o la stampa a caratteri mobili. Pas­saggi che hanno inciso sulle nostre vite, facendoci cambiare il modo stesso in cui vediamo, potenziando la nostra capacità di analisi». L’Ia potenzierà le nostre capacità, aggiornandoci e rendendoci capaci di affrontare problemi irrisolvibili con la nostra testa, sfruttando i numeri e la capacità di calcolo. «Tutte le cose che fa, sa fare molto bene: non commette errori, se li commette a un livello che non è quello computazionale». Fallibile, ma in rari casi. Di certo non sentimentale: si tratta di una macchina, occorre sempre ricordarlo. Il percorso dell’Ia si può etichettare in quattro diversi stadi: «C’è un’Ia definita “low” bassa, non perché sia più facile, anzi forse più difficile delle altre ed è quella dei sistemi esperti, cioè di quei pezzi di macchina che fanno cose per gli uomini, azioni ripetitive, sempre le stesse operazioni, hanno la capacità di farle e di valutarle. Poi c’è intelligenza “strong” che entrerà in modo più prepotente nelle nostre vite perché ci affiancherà nel processo di pensiero, per esempio, nel pren­dere decisioni e nel decidere strategie, nell’ottimizzare processi. Poi ci sono ancora altri due gradini: quella “generativa” che conoscete tutti, quella dei modelli di linguaggio estesi, quella di ChatGpt. Infine, c’è un ultimo livello più alto, l’obiettivo ideale e non raggiungibile dell’Ia, che è quello di realizzare una macchina che operi co­me il cervello umano. Sono tra quelli che credono che non lo raggiungeremo mai». Il paragone esplicativo va ai cosmonauti che, quando vengono interrogati sul lo­ro lavoro, dicono: “l’universo è infinito”. Uno potrebbe ri­spondere: “Per­ché continui a studiarlo?”. Rasetti cita la celebre terzina “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” ovvero la sintesi del profondo pensiero di Dante, che considerava la ricerca e il conseguimento delle virtù e della conoscenza, cioè del sapere trascendente, la vera ragione dell’esistenza u­ma­na.
«L’intelligenza artificiale entrerà nelle nostre vite in maniera molto prepotente anzi, è già entrata. Faccia­mo moltissime cose grazie all’intelligenza artificiale senza neanche pensare». Le parole sono forti, la platea è silenziosa, l’ascoltatore un po’ spaesato, impaurito. Ecco la luce: «Io credo che il cervello umano sia la più straordinaria macchina che esiste nell’universo conosciuto». Il professor Rasetti avvalora la sua tesi con grande efficacia comunicativa: «A questa convinzione aggiungo che non per anni ma per secoli non sapremo riprodurre davvero il cervello umano con i suoi 100 miliardi di neuroni, 100mi­la miliardi di sinapsi, 2 milioni di chilometri di fibre di collegamento che trasmettono le informazioni. Il cervello umano fa cose straordinarie e la più straordinaria di tutte è che ci consente di fare tutto con una potenza di appena 20 Watt. Per mettere in un computer tutto il contenuto di memoria di un cervello servirebbero più o meno 20 Gi­gaWatt, più o meno di un miliardo di volte in più di potenza». La chiusura della lectio fa un salto nel tempo, al 1936, quando il logico e matematico britannico Alan Turing propose la macchina in grado di simulare la logica di qualsiasi algoritmo computazionale, un sistema astratto che, opportunamente programmato, era capace di eseguire ogni tipo di operazione. L’idea di Turing era di rendere automatica una macchina da scrivere. «Sappiamo che il cervello sa compiere operazioni che sono non “Turing computabili” cioè non sono riproducibili con una macchina di Turing. La macchina di Turing è un modo gergale, se volete, di far riferimento a quello che è l’insieme delle regole che noi usiamo quando facciamo un calcolo». Rasetti conclude citando il Consorzio Interu­niversitario “Cine­ca”. Costi­tu­ito a Bologna nel 1969, oggi è composto da 67 Università italiane, nove Enti nazionali di ricerca e il Ministero dell’Is­truzione, dell’Uni­versità e della Ri­cerca (Miur). Dispone di un’infrastruttura all’avanguardia, e competenze scientifiche di eccellenza a supporto del mondo della ricerca pubblica e privata: è infatti il maggiore centro di supercalcolo italiano per la ricerca, il terzo a livello mondiale.
«Anche quando faremo il computer quantistico sarà una macchina di Turing. Con questo voglio dire che il cervello umano fa cose che la macchina non potrà mai fare. Potremo avere strumenti che ci affiancheranno ma che non potranno sostituirsi del tutto all’uomo».
Ci evolveremo verso l’homo sa­piens sapiens sapiens, ma l’idea di bere un caffè con l’Ia appare fredda e impersonale: conosce lo scibile u­mano, ma è priva di sentimenti.

Articolo a cura di paolo Conero