Quando sul nostro territorio si va alla ricerca di produttori che privilegiano gusto e tradizione c’è un nome che torna spesso. Mi è successo con il forno di Rosso Gentile e con il birrificio Kauss. Chi decide di intraprendere il mestiere dell’agricoltore o dell’allevatore con l’obiettivo di mettere in risalto le cultivar o le razze tipiche, quelle utilizzate prima di scelte operate in nome della produttività intensiva e della monocoltura, deve sapere che esiste un luogo in cui è custodita tutta la storia della nostra terra. È il Comizio Agrario di Mondovì. Si tratta di un’istituzione nata durante la seconda metà dell’800 in Italia con lo scopo di sostenere gli agricoltori, creando, per così dire, una rete di formazione e di supporto nei confronti del mondo contadino. In ogni circondario esisteva un Comizio Agrario che a livello nazionale svolse un ruolo di primaria importanza, almeno fino a quando, negli anni ‘20, lo stato non decise di tagliarne le sovvenzioni. Questo fu il motivo principale per cui i Comizi Agrari sparirono, a parte una felice eccezione. L’unico a rimanere in vita e attivo ancora oggi è proprio quello di Mondovì, grazie a un’amministrazione oculata e lungimirante che a inizio ‘900 aveva fatto in modo di renderlo autosufficiente. L’idea dell’allora presidente Umberto Cordero di Montezemolo di costruire in Piazza Ellero a Breo la palazzina che ne è la sede ha significato prima di tutto la sopravvivenza economica di un’istituzione che con i suoi quasi due secoli di storia rimane un punto di riferimento unico nel suo genere. Il cuore del Comizio è la sua vastissima biblioteca che raccoglie testi di agraria datati da fine ‘700 in poi, un patrimonio che è oggetto di continua ricerca e consultazione, ma tenendo fede all’originaria missione, sotto la direzione di Attilio Ianniello, vengono organizzati incontri e convegni sui vari aspetti dell’agricoltura moderna, accolti studiosi che arrivano da ogni parte d’Italia e viene fornito il servizio di un tecnico di laboratorio per le analisi dei vini. Nella veste di custodi di un passato che deve essere utile per migliorare il nostro presente, sono diversi i volontari che seguono uno dei progetti più affascinanti del Comizio: l’antico meleto che ha dimora nel parco del Castello di Rocca de Baldi. Sono in tanti, ogni mercoledì, a prendersi cura delle antiche varietà di meli, ma anche giuggioli e gelsi, alberi che in modi diversi hanno fatto la storia delle nostre campagne. Un modo contemporaneo di preservare un patrimonio, curando e insegnando, come a inizio ‘900 faceva una delle figure più interessanti che hanno fatto grande il Comizio Agrario. Alessandro Gioda, il cui ritratto campeggia nella sala principale, ovvero il cattedratico ambulante di borgata, per decenni ha girato le campagne per insegnare, rigorosamente in piemontese, le tecniche di coltivazione e di allevamento. Un personaggio che ha lasciato grandi insegnamenti sia materiali che morali, oltre alla ricetta di un formaggio dimenticato. Ma questa è ancora un’altra storia…
Articolo a cura di Paola Gula