«A Mondovì il Carnevale è una cosa seria!»

Andrea Tonello, 35 anni, imprenditore, è il presidente della Famija Monregaleisa 1949 che organizza il Carlevé

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Andrea Tonello, 35 anni, imprenditore monregalese, manager della Saisef Spa, dallo scorso anno è il presidente della Famija Monregaleisa 1949, l’associazione che organizza una delle manifestazioni più longeve ed amate di Mondovì e del territorio: il Carlevé ‘d Mondvì, l’evento carnevalesco che è da sempre nel cuore di grandi e piccoli.

Tonello, ci racconta brevemente il percorso che l’ha portata alla presidenza della Famija Monregaleisa 1949?
«Sono originario di Mondovì, dove ci sono le mie radici: quando ho avuto l’opportunità di mettermi in gioco per “fare qualcosa” per la mia città – come mi è stato richiesto dal sindaco e dell’assessore alle Mani­festa­zioni – non mi sono tirato indietro ed ho accettato. Sulla mia scelta, ovviamente, ha inciso il mio grande amore per il carnevale».

Qual è dunque il suo legame con il carnevale?
«Dopo un percorso di studi e lavoro all’estero sono rientrato in Italia, dapprima a Milano, per poi tornare a Mondovì, dove ho profondi legami con il territorio anche per la lunga storia dell’azienda di famiglia. Un’azienda che nel corso del 2024 ha festeggiato i suoi cento anni: e nel libro celebrativo della ricorrenza troviamo anche un capitolo dedicato al carnevale, che per noi è una vera e propria tradizione. Mio bisnonno, Giuseppe Ellena, è stato il primo “Imperatore” della storia del Carlevé, e amava coinvolgere anche i suoi dipendenti nell’organizzazione di carri e gruppi. Ho ereditato quella passione, il carnevale».

Perché l’associazione che presiede ha nel nome quel “1949?”
«Non è una data qualunque. È quella in cui è stata creata l’originaria Famija Monrega­lei­sa, da parte di alcuni benefattori, che credevano nella forza del carnevale per uscire dai periodi di crisi. Come guerra, la pandemia: il Carlevé aiuta e sostiene».

Un bilancio del suo primo anno?
«È positivo, tante cose ovviamente vanno corrette e migliorate. Lo scorso anno abbiamo avuto un periodo molto breve per organizzarci, ma con l’aiuto del direttivo siamo riusciti a fare bene. Abbiamo avuto un buon numero di carri allegorici, che sono il clou del carnevale; siamo riusciti ad organizzare tante cose per il sociale. La parte che credevo più critica, ossia il reperimento di fondi, è andata invece molto bene: tutte le aziende del territorio hanno capito le intenzioni della Famija e mi hanno sostenuto. Sono contento, inoltre, perché anche quest’anno l’attenzione delle aziende è rimasta immutata, così pure come quella di istituti bancari, fondazioni ed Enti pubblici».

Quali sono dunque le “difficoltà” per organizzare un carnevale?
«Innanzitutto è molto complicato far capire che il carnevale non è solo divertimento, feste, bagordi ma è una cosa seria, è anche sociale ed attenzione alle fasce deboli della popolazione. È una manifestazione lunga, forse la più ricca in assoluto di eventi e dinamiche diverse. E poi ci sono le sfilate: al giorno d’oggi molto complicate da organizzare per le dinamiche della sicurezza e della logistica. So­prattutto quella con i carri».

Che però, come ha già detto, rappresentano il clou dell’evento.
«I carri che vediamo a Mondovì sono strutture che hanno sfilato in carnevali importantissimi, come Viareggio, Cento, Putignano. Rappresentano opere di artigianato e arte non indifferenti, frutto di un lavoro di molti mesi, che il carnevale valorizza. Dobbiamo mantenere questa collaborazione che dà linfa ad entrambi».

Quali altre peculiarità ha il carnevale a Mondovì?
«La sfilata dedicata ai gruppi che si svolge nel centro storico, alternata a quella dei carri, è stata un’idea lanciata dalla Famija Monregaleisa 1949 per valorizzare le famiglie ed i bambini. Un investimento a lunghissimo termine che a nostro avviso consentirà di mantenere viva la tradizione del carnevale nelle giovani generazioni».

Lo scorso anno, anche grazie alla sua preparazione e formazione, il Carlevé ‘d Mondvì ha assunto una dimensione internazionale. Ci racconta?
«Le mie esperienze di studio e lavoro all’estero, in particolare in Francia, sono state utili per creare un “ponte” molto interessante con Nizza ed il suo carnevale, uno dei più importanti d’Europa e con visibilità in tutto il mondo. Lo scorso anno il Moro e la sua corte hanno sfilato alla “Battaglia dei fiori”. Una grande opportunità che è diventata tale anche per la città di Mondovì, dato che una delegazione da Nizza ha recentemente visitato, con grande soddisfazione, la nostra città in occasione del raduno aerostatico. Una collaborazione alla quale abbiamo creduto molto e che ha portato buoni frutti».

Quali novità presenta il Carlevé ‘d Mondvì di quest’anno?
«Il programma si muove nel solco della tradizione. Per il 2025 abbiamo rilanciato un’idea appena abbozzata lo scorso anno, quella dei “Piccoli Mori e piccole Béle”, ossia un gruppo mascherato in cui i bambini, accompagnati dalle loro famiglie, impersonano la versione in miniatura delle maschere principali del nostro carnevale. Abbiamo per ora un buon riscontro con una quarantina di iscritti, ci aspettiamo di arrivare a 50».

Come vede il carnevale del futuro?
«Come il resto del mondo, anche il carnevale è destinato a cambiare. Enzo Garelli, uno dei patron del carnevale che mi ha preceduto, aveva già colto ai tempi un vento di trasformazione, rendendo l’e­vento più a misura di famiglie e di bambini, anche con l’ausilio di un bellissimo libro a fumetti (che invito tutti a leggere). Fu un’idea geniale, simbolo soprattutto di come noi abbiamo il compito di guardare alle nuove generazioni e alle dinamiche che cambiano. Enzo c’era riuscito, noi contiamo di proseguire con questa strategia e tramandarla a chi verrà dopo di noi».