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La sfida europea

Raffaele Fitto vicepresidente esecutivo della Commissione UE: non è una vittoria del governo o d’una forza politica, ma dell’Italia che vuole crescere e ritrova centralità in un momento non semplice

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Una vittoria di tutti gli italiani, non del Governo o d’una forza politica. Così Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha commentato la conferma di Raffaele Fitto nel ruolo di vicepresidente esecutivo della Commissione europea e davvero non sembra una frase fatta, una concessione retorica alle opposizioni: «Abbiamo ottenuto – chiarisce la Premier – un portafoglio di peso e il coordinamento di deleghe strategiche per la nostra Nazione e per l’Europa intera, come agricoltura, pesca, economia del mare, trasporti e turismo». Conferma, aggiunge, d’una «ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo, all’altezza del nostro ruolo come Stato fondatore della Ue, seconda manifattura e terza economia d’Europa».
Attraverso Fitto, di sicuro, potremo avere un ruolo concreto e prezioso nel lavoro che la Commissione dovrà portare avanti nel prossimo quinquennio, determinante per riforme e investimenti che favoriscano la crescita dell’Unione. «Si tratta di sfide non semplici, da far tremare i polsi» spiega il politico pugliese, che però dalla situazione ricava stimolo, non timore: «L’Europa ha di fronte a sé un momento di grandissima difficoltà e lo scenario geopolitico internazionale è molto complesso. Le deleghe che ho l’onore di aver avuto nell’ambito del mio portafoglio di responsabilità sono molto importanti e rilevanti, non solo per la funzione istituzionale di grande rilievo e di grande prestigio, qual è quella della vicepresidenza esecutiva che la presidente Von der Leyen ha voluto assegnarmi. Nel loro ambito ci sono molte materie che conosco, penso alla politica di coesione che rappresenta un terzo del bilancio Ue, quindi una dimensione rilevante e importante che serve a ridurre i divari che vanno in diverse direzioni: nazionali, regionali, locali ed europei».
Le parole di Fitto sono state rilasciate a Maglie, sua città di nascita, dove ha iniziato il percorso politico e dove resistono radici profonde: torna appena gli impegni lo consentono per trovare familiari e amici, e non è voluto mancare a pochi giorni dall’incarico, dopo gli incontri con Meloni e Mattarella. Non solo un amarcord, ma una garanzia di continuità, l’impegno a portare avanti il nuovo compito con i valori imparati da bambino in quelle strade. Classe 1969, respira politica fin da piccolo poiché papà Salvatore è sindaco e poi presidente della regione Puglia. Il destino lo porta via presto, ma la passione è già radicata in Raffaele che raccoglie anche l’eredità istituzionale, accostandosi alla Dc nelle cui file viene eletto consigliere regionale a soli 21 anni. Nel 1993 è consigliere nella sua Maglie e nel ’94, anno in cui si laurea in Giurisprudenza a Bari con una tesi in diritto costituzionale, in seguito alla diaspora scudocrociata aderisce al Partito Popolare. Contribuisce quindi alla nascita dei Cristiani Democratici Uniti e fonda i Cristiani Democratici per la Libertà, portando avanti l’alleanza con il Polo di centrodestra che nel 1999 lo porta, con Forza Italia, al parlamento europeo. Il dissenso con Silvio Berlusconi lo porta poi ad allontanarsi e seguire percorsi individuali, tra correnti e movimenti, fino alla confluenza in Fratelli d’Italia. Il primo dicembre, l’importante incarico europeo al quale ha fatto seguire le dimissioni da deputato. E ora la nuova sfida. Che non è di un governo o movimento, ma d’un Paese e d’un continente.

BaNNER
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