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«L’ospedale di Cuneo, squadra che vince ora creiamo sinergie»

Silvia Merlo, presidente della Fondazione Ospedale Santa Croce e Carle dopo il riconoscimento del Ministero: «Tecnologie rinnovate in un anno e la Pet ci farà azzerare le liste d’attesa»

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L’Azienda ospedaliera Santa Croce e Carle è stata valutata come la mi­gliore tra 51 ospedali hub d’Ita­lia, secondo il Ministero della Salute e Agenas. L’annuncio è stato dato nei giorni scorsi ad Arezzo nel corso del Forum Risk Management che ha preso in esame le attività svolte per migliorare la qualità delle prestazioni e garantire la sicurezza dei pazienti. In definitiva, un premio per il miglior management e i migliori servizi forniti agli utenti. Un ottimo spunto per chiedere un parere a Silvia Merlo, presidente della Fonda­zione Ospedale di Cuneo.

È una notizia che vi aspettavate?

«Il nostro ospedale è ormai conosciuto per le sue eccellenze e – con un’iniziativa unica in campo regionale e forse nazionale – ha visto rinnovate nell’ultimo anno praticamente tutte le apparecchiature. Come Fon­dazione abbiamo concluso questo percorso fornendo tecnologie ultramoderne, tra cui la Pet CT “Omni Legend 32” prodotta da General Electric Health Care che è la seconda strumentazione di questo mo­dello in funzione in un ospedale italiano».

Qual è il “segreto” alla base di questo successo?

«A fare veramente la differenza è stato il personale, preparatissimo e con un attaccamento au­tentico verso l’ospedale. C’è un vero senso di appartenenza. Ed è importante, ma è qualcosa che per tradizione c’è sempre stato e l’ho verificato nell’ultimo anno e mezzo, anche grazie a una Direzione particolarmente comunicativa e propensa a fare squadra. Così il senso di appartenenza diventa ancora più forte. Ecco perché, a proposito del riconoscimento, di­co che non è giunto inaspettato. Poi, vedere che dall’esterno qualcuno riconosce tutto questo valore, ci riempie chiaramente di orgoglio».

I criteri alla base del riconoscimento parlano di accessibilità, processi organizzativi, sostenibilità economico patrimoniale, investimenti sul personale: qual è quello che più vi rappresenta?
«Come Fondazione abbiamo portato avanti una solida collaborazione con la Direzione dell’azienda, continua e proficua. Lavoriamo su tantissimi progetti che sono condivisi. C’è stato uno sforzo incredibile, ad esempio, per il macchinario Pet che abbiamo acquistato e che avrà un valore decisivo, perché potrà davvero mi­gliorare le cure e i servizi dell’ospedale azzerando le liste di attesa in un ambito nel quale una diagnosi precoce può davvero fare la differenza. Spen­diamo il nostro impegno anche per la comunicazione e prestiamo attenzione a tutto ciò che è cura del personale e delle persone, ai pazienti e ai loro caregiver».

A questo punto che cosa si deve fare per non perdere questo risultato e per mantenere alti gli standard acquisiti?

«Premesso che non è la Fon­dazione a dover dare consigli sui piani gestionali che sono compito della Direzione dell’ospedale, sappiamo che il management è perfettamente in grado di mantenere i livelli di eccellenza che già sono stati raggiunti. Sicuramente è una sfida restare a quei livelli che abbiamo dimostrato di meritare. Questo, per come siamo fatti, è uno stimolo importantissimo per migliorare ancora, per far salire la qualità di quei reparti che magari oggi non sono ancora al top. Come? Conti­nuan­do nella direzione che è stata data e che continua a essere vincente, quindi facendo squadra. Non mi piacciono i confronti con il passato, però oggi esiste davvero una squadra compatta».

A proposito, qual è il rapporto con gli altri ospedali della Granda e come si può sviluppare sempre meglio una sinergia con le altre eccellenze del territorio? Avete sottolineato come l’ospedale di Cuneo debba es­sere sempre di più l’ospedale di tutta la provincia.

«Questo è fuor di dubbio e lo ripeto con convinzione. Il riconoscimento che l’ospedale ha ricevuto deve essere uno sprone a migliorare, a fare di più, però è anche un’attestazione di un risultato incredibile che deve mettere le chiacchiere a zero. Noi come Fondazione abbiamo sempre espresso una forte volontà di collaborazione, come è giusto che sia, con tutti gli altri ospedali. Non crediamo al campanilismo, non fa parte del nostro modo di pensare. Ed è evidente che questo sia l’Hub del territorio. Ma non ce lo diciamo noi, ce lo dicono gli altri. Quindi la sinergia è ciò che io auspico. Magari cercando di avere anche a livello di gestione un’integrazione virtuosa ed efficace di tutte le strutture ospedaliere. Deve esserci cooperazione. Poi bisognerebbe fare una riflessione: se cioè anziché andare dietro ai campanilismi, non ci sia bisogno in realtà di un coordinamento unico di tutti questi ospedali. È un tema forte, ma­gari non piacerà a qualcuno. Però sarebbe auspicabile».

Si parla tanto, in questo periodo, della sostenibilità del sistema sanitario nazionale, anche in questo senso l’Ospedale di Cuneo può essere d’esempio?

«Sicuramente è un’evidenza di ottima gestione e di come la sostenibilità del sistema sanitario passi necessariamente at­traverso una disponibilità di risorse pubbliche con un’attenta e oculata gestione delle stesse. In più a Cuneo – non solo qui, ma il nostro ospedale ne è un esempio virtuoso – tutto il territorio, inteso non solo co­me parte pubblica ma anche privata, attraverso la Fonda­zione, funziona e collabora in modo importante. C’è una co­munità che sostiene l’Ospeda­le. Tor­nan­do alla donazione per la Pet, è stata proprio la co­munità a stringersi attorno a un bisogno dell’ospedale per arrivare a un risultato che porterà piena efficienza. Per esempio, con il raddoppio degli esami teranostici che andremo a fare negli anni a venire azzerando le liste di attesa. Si tratta di un risultato davvero importante. Tutto questo è avvenuto grazie alla coesione tra pubblico e privato. Il territorio, tutto insieme, ha saputo sognare in grande ottenendo un risultato inestimabile».

Quale potrà essere il ruolo della Fondazione in futuro?

«Quello che è stato fino ad oggi: punto di riferimento in una collaborazione strettissima con l’Ospedale di Cuneo per cercare di mantenere i livelli raggiunti. Ora il nuovo grande progetto in prospettiva riguarda l’ambizione di riuscire a dare a questa città un Campus per le biotecnologie e per la ricerca, un luogo di confronto, studio e divulgazione che avrà sede nell’Aula Magna di quella che oggi è la Chiesa dei To­masini. L’idea di fondo è di poter aggiungere un’attrattività forte all’Ospedale anche attraverso uno studentato per specializzandi. Sarà sicuramente un riferimento importante per i giovani medici che arriveranno in città, si specializzeranno e poi faranno base, speriamo, nel nostro ospedale. Questo è il grande impegno attuale della Fondazione, ma non dimentichiamo tutta una serie di progetti più piccoli che puntano comunque sempre a un miglioramento dei percorsi di cura, ad una percezione sempre più positiva dei cittadini verso il loro ospedale. Sono progetti che parlano di una continua “umanizzazione” della struttura ospedaliera, di formazione delle persone che qui lavorano e lavoreranno. Questo, nel complesso, direi che è il ruolo che continueremo ad avere».

BaNNER
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