Lo aveva promesso dopo l’aggiudicazione: “l’opera” sarebbe finita nel suo stomaco. In fondo, ha spiegato, «il valore reale è il concetto stesso». Justin Sun, 34 anni, ricchissimo imprenditore cinese delle criptovalute, ha pagato 6,2 milioni di dollari, a un’asta di Sotheby’s, l’opera concettuale “Comedian” del padovano Maurizio Cattelan, una banana incollata a una parete con nastro adesivo, e l’ha mangiata nel corso di un evento in un hotel lussuosissimo di Hong Kong: «Farlo in una conferenza stampa – la riflessione – sarebbe diventato parte della creazione medesima».
Follie da ricchi, sospirano in tanti, e la sensazione è che per una volta non affiori invidia: non si parla d’un castello, di una Rolls o d’uno yacht, ma d’un normalissimo frutto finito in mano a un artista affermato e controverso, già autore d’un Hitler raccolto in preghiera, d’una mano mozzata tranne che nel medio, d’un wc rivestito d’oro. Follie da ricchi e, qualcuno aggiunge, follie d’artista, alimentando il dibattito su quanto arte possano essere considerate simili opere: c’è chi sostiene che una banana e un po’ di scotch non lo siano e chi rileva invece creatività, concettualità e originalità, giudicando i primi sempliciotti incapaci di cogliere significati ed emozione.
Abbiamo un’opinione chiara, ma al lettore poco importerebbe, qualunque sia mai penseremmo comunque, nemmeno se possedessimo il deposito di Paperone, di spendere 6 milioni e rotti per una banana nemmeno trattata, dipinta o modellata: solo appesa.
Nel caso specifico, prima di assurgere a opera e raggiungere una quotazione monster, prima quindi di essere battuta all’asta, la banana era in vendita a meno d’un dollaro su una bancarella di frutta nell’Upper East Side di Manhattan, gestita da un anziano bengalese, Shan Alam, costretto a 74 anni a faticare ancora per la modesta paga di 12 dollari all’ora. Quando ha saputo da un giornalista del New York Times che carriera avesse fatto la sua banana, Shan non è riuscito a trattenere le lacrime ricordando la sua povertà, così toccando le corde del cuore di Sun che s’è lanciato in una nuova promessa: acquistare personalmente, attraverso la sua bancarella. 100.000 banane da distribuire in tutto il mondo come “celebrazione del bellissimo legame tra vita quotidiana e arte”. La differenza, però, si vedrà. Perché – sarà il nastro adesivo grigio, sarà il muro per il resto spoglio, sarà il tocco artistico per taluni magico e talaltri inconcepibile – il tycoon definisce la sua banana più buona di qualsiasi altra abbia assaggiato. Vorremmo anche vedere, a quel prezzo, mancava difettasse nel sapore, il minimo è una sensazione unica per le papille gustative come unica è la cifra spesa, per altro versata in criptovalute in linea con la storia di Sun.
Resta adesso un messaggio sull’evoluzione e rivoluzione dell’arte, resta la vena di un artista provocatorio e destabilizzante che spiega d’aver voluto giocare con le sue regole, vendendo la banana come altri vendono quadri e traendo ispirazione dal presupposto che nelle fiere velocità e business si fondono. Resta, ovviamente, una buccia e chissà che qualcuno non ne faccia un’opera nuova, mentre sottoscriviamo come non mai la lagna diffusa nei mercatini sul costo della frutta ormai arrivato alle stelle.
Il prezzo della frutta
Sun, tycoon cinese, ha pagato 6,2 milioni di dollari la banana appesa al muro dell’artista Cattelan. E l’ha mangiata, trovandola gustosa…