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Cia di Alba: “Nel 2023 in alcune aree meno 50% di produzione, ma qualità buona”

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Il presidente Cia della zona di Alba è Giacomo Damonte, enologo nell’azienda di famiglia Malvirà con sede a Canale. Un territorio dove a farla da padrone è la produzione vitivinicola, ma nel quale sono comunque operative un buon numero di attività legate ad altri settori agricoli: a partire dalla coltivazione delle nocciole. Come è andata la stagione 2023? Risponde Damonte: “E’ stata un’annata complessa. La qualità delle produzioni si è mantenuta buona, ma abbiamo dovuto gestire al meglio la poca acqua disponibile e in molte aree è caduta la grandine. I due problemi si sono sommati, generando, nelle zone più colpite, un calo di quantità prodotta del 50% rispetto a una stagione normale. Purtroppo, gli eventi climatici estremi non portano ricchezza. Inoltre, i costi energetici e delle materie prime, pur assestandosi a livelli minori, se confrontati con i picchi degli ultimi due anni, sono rimasti ancora alti”.

Le prospettive per il 2024? “Incrociamo le dita e speriamo in un’annata migliore. Le carte per ottenere dei risultati più soddisfacenti ci sono: l’augurio è di potercele giocare bene. Abbiamo bisogno di pioggia, ma se la carenza idrica continua a condizionare le stagioni occorre, sempre di più, far diventare l’acqua una risorsa condivisa”.

A quali obiettivi deve mirare un’azienda per garantirsi il futuro? “Dal punto di vista agronomico produrre sempre alta qualità, adattandosi al clima che si sta trasformando velocemente e imparare a lavorare di conseguenza. Senza rimanere ancorata ai modelli di sviluppo del passato e andando di pari passo con i cambiamenti in atto. Per quanto riguarda l’aspetto economico deve avere più mercati di riferimento dove vendere i prodotti, così da poter disporre di diversi canali di commercializzazione e raggiungere una distribuzione capillare”.

Cosa serve dalle Istituzioni? “Lo diciamo da anni: semplificare le procedure burocratiche. In quale modo? Velocizzando i tempi di istruttoria delle pratiche e le tempistiche di pagamento dei contributi legati ai bandi. Ad esempio, sulle misure del Pnrr i tempi continuano a essere troppo lunghi. Invece le aziende, per investire, hanno bisogno di certezze e di rapidità nelle decisioni”.